Cronaca
Alla Polizia Locale i bastoni distanziatori. Ma non tutti sono d'accordo
Nuova dotazione per gli agenti molfettesi. Il Liberatorio non ci sta: «Un segno di estrema debolezza del sistema»
Molfetta - mercoledì 2 giugno 2021
10.04
A prima vista può sembrare un manganello, ma il termine corretto è distanziatore di sicurezza e l'intenzione del Comune di Molfetta e di metterlo a disposizione degli agenti della Polizia Locale «per esigenze operative e di difesa personale, al fine di garantire maggiore sicurezza nell'espletamento dei servizi operativi».
E se solo la parola, distanziatore, in periodo di Covid-19 possa stridere i più, è la determinazione dirigenziale n. 591 del 25 maggio scorso a spiegare che si tratta di normali dotazioni per le forze dell'ordine, «strumenti di autotutela e presidi tattici difensivi diversi dalle armi» che saranno consegnati agli agenti del Comando i quali, a febbraio, hanno partecipato ad un corso di addestramento alle tecniche operative avente tra le materie «la mazzetta di segnalazione ed il suo utilizzo».
Palazzo di Città ha acquistato 40 distanziatori di sicurezza in polimero, realizzati con caratteristiche che debbono escludere il potenziale di offesa alla persona e per cui non sono classificabili come armi, destinati al personale di vigilanza - che non ha mai avuto in dotazione la pistola - «allo scopo di scoraggiare condotte aggressive da parte di terzi e tutelare gli operatori di Polizia Locale in situazioni di pericolo». Non sono manganelli, ma dei dispositivi di protezione individuale.
Non tutti, però, sono d'accordo. Il Liberatorio Politico, ad esempio, secondo cui «dalla lettura della determinazione ci sembra che gli estensori abbiano usato un giro di parole ed un riferimento a un articolo errato del regolamento comunale di Polizia Locale (il n. 48 invece del n. 49) per non chiamare i dispositivi con il loro nome reale. Si è cercato di celare sotto il nome di "dotazioni strumentali di sicurezza", "distanziatori di sicurezza", la vera natura del dispositivo "il manganello"».
Per il movimento civico «qualsiasi sia il nome di questa nuova "dotazione strumentale", stiamo parlando di strumenti atti alla difesa personale e di conseguenza all'eventuale offesa di terzi. Non riusciamo ad immaginare i nostri agenti di Polizia Locale con il "bastone distanziatore" al cospetto dei soliti arroganti molfettesi e la situazione che ne scaturirebbe. Siamo invece convinti che questa scelta dell'amministrazione comunale è un segno di estrema debolezza del sistema».
Questa la chiosa finale della nota del gruppo retto da Matteo d'Ingeo: «Se qualcuno ha scelto la strada autoritaria, perché il "manganello" la rappresenta, vuol dire che è stata sconfitta l'autorevolezza di un organo di garanzia, oppure la Polizia Locale non l'ha mai avuta o non l'ha mai esercitata per volontà politica», è scritto.
E se solo la parola, distanziatore, in periodo di Covid-19 possa stridere i più, è la determinazione dirigenziale n. 591 del 25 maggio scorso a spiegare che si tratta di normali dotazioni per le forze dell'ordine, «strumenti di autotutela e presidi tattici difensivi diversi dalle armi» che saranno consegnati agli agenti del Comando i quali, a febbraio, hanno partecipato ad un corso di addestramento alle tecniche operative avente tra le materie «la mazzetta di segnalazione ed il suo utilizzo».
Palazzo di Città ha acquistato 40 distanziatori di sicurezza in polimero, realizzati con caratteristiche che debbono escludere il potenziale di offesa alla persona e per cui non sono classificabili come armi, destinati al personale di vigilanza - che non ha mai avuto in dotazione la pistola - «allo scopo di scoraggiare condotte aggressive da parte di terzi e tutelare gli operatori di Polizia Locale in situazioni di pericolo». Non sono manganelli, ma dei dispositivi di protezione individuale.
Non tutti, però, sono d'accordo. Il Liberatorio Politico, ad esempio, secondo cui «dalla lettura della determinazione ci sembra che gli estensori abbiano usato un giro di parole ed un riferimento a un articolo errato del regolamento comunale di Polizia Locale (il n. 48 invece del n. 49) per non chiamare i dispositivi con il loro nome reale. Si è cercato di celare sotto il nome di "dotazioni strumentali di sicurezza", "distanziatori di sicurezza", la vera natura del dispositivo "il manganello"».
Per il movimento civico «qualsiasi sia il nome di questa nuova "dotazione strumentale", stiamo parlando di strumenti atti alla difesa personale e di conseguenza all'eventuale offesa di terzi. Non riusciamo ad immaginare i nostri agenti di Polizia Locale con il "bastone distanziatore" al cospetto dei soliti arroganti molfettesi e la situazione che ne scaturirebbe. Siamo invece convinti che questa scelta dell'amministrazione comunale è un segno di estrema debolezza del sistema».
Questa la chiosa finale della nota del gruppo retto da Matteo d'Ingeo: «Se qualcuno ha scelto la strada autoritaria, perché il "manganello" la rappresenta, vuol dire che è stata sconfitta l'autorevolezza di un organo di garanzia, oppure la Polizia Locale non l'ha mai avuta o non l'ha mai esercitata per volontà politica», è scritto.