Cultura, Eventi e Spettacolo
All'I. C. "Scardigno-Savio" la masterclass con il maestro filastrocchiere Bruno Tognolini
L'iniziativa ha coinvolto i docenti nell'aula magna della scuola "Savio"
Molfetta - domenica 24 giugno 2018
1.27
"Le filastrocche fanno bene se sono fatte bene". Il maestro filastrocchiere Bruno Tognolini, ha esordito così dinanzi ad una attenta platea di docenti raccolti per il Master class nell'aula magna della Scuola "San Domenico Savio" il 5 giugno 2018.
Dopo una coinvolgente mattinata spesa alla ricerca di suoni e ritmi, assieme agli alunni delle classi terze della scuola primaria "Vincenzo Valente", è ancora pronto ad affabulare e affascinare i presenti.
La rima, la voce, la franchezza del discorso aiutano a costruire buone relazioni e ad esprimere meglio sentimenti ed emozioni, perché la poesia c'entra con il corpo, pulsa, e si fa sentire. È questa dimensione fisica della poesia che nasce con i battiti del cuore della mamma e che continua con ritmi di mani e braccia e poi si nutre di lingue e giochi che rende vivi i versi che scrive.
La sua bibliografia è vastissima ed è spesso invitato a parlare e a raccontare di poesia. Ha sofferto di balbuzie, ma è un fiume in piena quando gli si chiede di parlare. Infatti, a tratti la sua voce cambia, incalza e sussurra, e il tempo è come sospeso. Muovendosi tra le sue raccolte di filastrocche e raggiungendo spesso la platea, rivela il tamburo nascosto nelle sue parole, frutto di una esperienza giovanile di bandista, che batte ancora chiuso nella sua pancia e che dona ancora vitalità e forza alla sua scrittura. Per lui, come per i bambini, la poesia e la filastrocca, sono sorelle che ballano su due piedi, la Rima e il Ritmo, e volano sulle ali del Senso e del Suono. Ora il suono serve tantissimo per far volare la poesia e se non batte con forza ed eleganza quell'ala, con forza e bellezza la poesia non vola. Quindi dire le poesie, leggerle, farle suonare è importante. Ed è così che si può declamare anche il primo canto della Divina Commedia come fosse un rap. Una volta e per moltissimi secoli non c'è stata molta differenza tra poesia e rap né tra poesia e filastrocca. Anzi… proprio quando le due ali del suono e del senso sono in equilibrio, perché di pari struttura e piumaggio, la poesia "vola alto" e riesce a raccontare il mondo, quello che fa ridere, piangere, sbollire la rabbia, sopportare il dolore e tanto altro. Il linguaggio ridotto, semplificato o più giocoso non rinuncia alla complessità del messaggio e della realtà. C'è una riduzione, ma, come per i giocattoli, rimpicciolire non vuol dire sminuire; la poesia diventa una "bellezza in miniatura".
Si capisce allora quanto possa essere gratificante, oltre che educativo per i genitori e tutto il personale docente, la condivisione quotidiana di filastrocche e di storie con il proprio bambino/alunno, perché
"A casa io gioco
A scuola io faccio
A casa è il mio fuoco
A scuola è l'abbraccio
A casa c'è Mamma
A scuola Maestra
A casa TV
A scuola finestra
A casa io sono
A scuola divento
A casa c'è sole
A scuola c'è vento
A casa io chiedo
A scuola rispondo
A casa c'è il nido
A scuola c'è il mondo."
Dopo una coinvolgente mattinata spesa alla ricerca di suoni e ritmi, assieme agli alunni delle classi terze della scuola primaria "Vincenzo Valente", è ancora pronto ad affabulare e affascinare i presenti.
La rima, la voce, la franchezza del discorso aiutano a costruire buone relazioni e ad esprimere meglio sentimenti ed emozioni, perché la poesia c'entra con il corpo, pulsa, e si fa sentire. È questa dimensione fisica della poesia che nasce con i battiti del cuore della mamma e che continua con ritmi di mani e braccia e poi si nutre di lingue e giochi che rende vivi i versi che scrive.
La sua bibliografia è vastissima ed è spesso invitato a parlare e a raccontare di poesia. Ha sofferto di balbuzie, ma è un fiume in piena quando gli si chiede di parlare. Infatti, a tratti la sua voce cambia, incalza e sussurra, e il tempo è come sospeso. Muovendosi tra le sue raccolte di filastrocche e raggiungendo spesso la platea, rivela il tamburo nascosto nelle sue parole, frutto di una esperienza giovanile di bandista, che batte ancora chiuso nella sua pancia e che dona ancora vitalità e forza alla sua scrittura. Per lui, come per i bambini, la poesia e la filastrocca, sono sorelle che ballano su due piedi, la Rima e il Ritmo, e volano sulle ali del Senso e del Suono. Ora il suono serve tantissimo per far volare la poesia e se non batte con forza ed eleganza quell'ala, con forza e bellezza la poesia non vola. Quindi dire le poesie, leggerle, farle suonare è importante. Ed è così che si può declamare anche il primo canto della Divina Commedia come fosse un rap. Una volta e per moltissimi secoli non c'è stata molta differenza tra poesia e rap né tra poesia e filastrocca. Anzi… proprio quando le due ali del suono e del senso sono in equilibrio, perché di pari struttura e piumaggio, la poesia "vola alto" e riesce a raccontare il mondo, quello che fa ridere, piangere, sbollire la rabbia, sopportare il dolore e tanto altro. Il linguaggio ridotto, semplificato o più giocoso non rinuncia alla complessità del messaggio e della realtà. C'è una riduzione, ma, come per i giocattoli, rimpicciolire non vuol dire sminuire; la poesia diventa una "bellezza in miniatura".
Si capisce allora quanto possa essere gratificante, oltre che educativo per i genitori e tutto il personale docente, la condivisione quotidiana di filastrocche e di storie con il proprio bambino/alunno, perché
"A casa io gioco
A scuola io faccio
A casa è il mio fuoco
A scuola è l'abbraccio
A casa c'è Mamma
A scuola Maestra
A casa TV
A scuola finestra
A casa io sono
A scuola divento
A casa c'è sole
A scuola c'è vento
A casa io chiedo
A scuola rispondo
A casa c'è il nido
A scuola c'è il mondo."