Cronaca
AdrioNet, recuperate vive 483 tartarughe marine
All'interno della Rete Adriatico-Ionica anche il centro di recupero tartarughe marine di Molfetta
Molfetta - giovedì 29 aprile 2021
13.00
Ben 682 tartarughe marine contattate nel 2020, 483 delle quali recuperate vive. Sono le cifre presentate da AdrioNet, la Rete Adriatico-Ionica di coordinamento tra i Centri di Recupero Tartarughe Marine, di cui fa parte anche quello di Molfetta, nata lo scorso anno attraverso un protocollo d'intesa.
La stragrande maggioranza delle tartarughe che frequentano Ionio e Adriatico appartengono alla specie caretta caretta: 681 individui contro una sola tartaruga verde, Chelonia mydas, curata e rilasciata in ottime condizioni. Tra i 483 soggetti recuperati vivi (oltre 400 dei quali curati e liberati in mare già nel corso del 2020) ben 381 (79%) presentavano segni inequivocabili di contatti con attività umane, pesca diretta o le cosiddette reti fantasma, residui abbandonati nei fondali.
Oltre alle tantissime tartarughe oggetto di bycatch (cattura accidentale), tra cui decine di soggetti giovanissimi, una ventina di individui mostravano presenza di ami e talvolta anche lenze, rimossi tramite intervento chirurgico, mentre alcuni soggetti avevano ingerito plastica (persino un palloncino con relativo filo) o presentavano segni di collisione con natanti o con attrezzi da pesca.
Caso emblematico quello di una tartaruga (curata e liberata) che è stata trovata con una fiocina conficcata alla base del cranio. Oltre agli animali che è stato possibile curare e spesso salvare, gli esperti della rete AdrioNet sono intervenuti anche su 199 esemplari privi di vita: su tutte le carcasse sono stati effettuati rilievi biometrici e, quando possibile, sono stati predisposti esami necroscopici per la determinazione delle cause di morte.
AdrioNet nel corso del 2020 ha anche monitorato 16 nidi con centinaia di baby tartarughe nate e arrivate in mare con il monitoraggio costante dei volontari. AdrioNet è attualmente composto da 6 Crtm: Centro Studi Cetacei, Crtm 'Luigi Cagnolaro' di Pescara; Museo di Storia Naturale del Salento di Calimera; Fondazione Cetacea, centro di Rimini/Riccione; Oasi Wwf di Policoro; Area Marina Protetta di Torre Guaceto; Wwf Molfetta.
Ne fanno parte anche professionisti coinvolti, sul piano scientifico e/o operativo, nelle tematiche connesse al recupero delle tartarughe: attualmente queste figure rappresentano la Societas Herpetologica Italica, il Cnr-Irbim di Ancona, l'Istituto Zooprofilattico di Teramo e le università di Bari, Pisa e Foggia.
La stragrande maggioranza delle tartarughe che frequentano Ionio e Adriatico appartengono alla specie caretta caretta: 681 individui contro una sola tartaruga verde, Chelonia mydas, curata e rilasciata in ottime condizioni. Tra i 483 soggetti recuperati vivi (oltre 400 dei quali curati e liberati in mare già nel corso del 2020) ben 381 (79%) presentavano segni inequivocabili di contatti con attività umane, pesca diretta o le cosiddette reti fantasma, residui abbandonati nei fondali.
Oltre alle tantissime tartarughe oggetto di bycatch (cattura accidentale), tra cui decine di soggetti giovanissimi, una ventina di individui mostravano presenza di ami e talvolta anche lenze, rimossi tramite intervento chirurgico, mentre alcuni soggetti avevano ingerito plastica (persino un palloncino con relativo filo) o presentavano segni di collisione con natanti o con attrezzi da pesca.
Caso emblematico quello di una tartaruga (curata e liberata) che è stata trovata con una fiocina conficcata alla base del cranio. Oltre agli animali che è stato possibile curare e spesso salvare, gli esperti della rete AdrioNet sono intervenuti anche su 199 esemplari privi di vita: su tutte le carcasse sono stati effettuati rilievi biometrici e, quando possibile, sono stati predisposti esami necroscopici per la determinazione delle cause di morte.
AdrioNet nel corso del 2020 ha anche monitorato 16 nidi con centinaia di baby tartarughe nate e arrivate in mare con il monitoraggio costante dei volontari. AdrioNet è attualmente composto da 6 Crtm: Centro Studi Cetacei, Crtm 'Luigi Cagnolaro' di Pescara; Museo di Storia Naturale del Salento di Calimera; Fondazione Cetacea, centro di Rimini/Riccione; Oasi Wwf di Policoro; Area Marina Protetta di Torre Guaceto; Wwf Molfetta.
Ne fanno parte anche professionisti coinvolti, sul piano scientifico e/o operativo, nelle tematiche connesse al recupero delle tartarughe: attualmente queste figure rappresentano la Societas Herpetologica Italica, il Cnr-Irbim di Ancona, l'Istituto Zooprofilattico di Teramo e le università di Bari, Pisa e Foggia.