Adele Pardini ricorda a Molfetta quel 12 agosto 1944 a Sant’Anna di Stazzema
Conclusi con questa testimonianza gli appuntamenti per la “Giornata della memoria” del Comune di Molfetta
Molfetta - domenica 2 febbraio 2020
C'è silenzio e silenzio. C'è il silenzio di una donna, Adele Pardini, che per anni non ha parlato del suo vissuto, di quel 12 agosto 1944 quando i nazisti sono arrivati a Sant'Anna di Stazzema, un piccolo borgo della Versilia, ed hanno fatto una strage di bambini, donne e uomini. Solo dopo tanto tempo, solo dopo aver fatto proprio il dolore vissuto quel giorno, la signora Adele e i suoi concittadini hanno incominciato a raccontare quello che è accaduto quel giorno a Sant'Anna.
Poi c'è il silenzio rispettoso di un aula "Gianni Carnicella" gremita, soprattutto di giovani, che hanno ascoltato le parole di Adele Pardini, di suo figlio Graziano Lazzeri, segretario generale del Parco della Pace di Sant'Anna di Stazzema, e Bernard Dika, giovane alfiere della Repubblica. E' un'atmosfera surreale quella che si è creata ieri sera nell'aula consiliare, è un'atmosfera di rispetto, ma anche di grande speranza, nell'ultimo appuntamento per la "Giornata della memoria", organizzata dall'amministrazione comunale di Molfetta, in collaborazione con il Liceo Classico "Leonardo da Vinci".
Le parole di Adele Pardini non sono di odio, ma raccontano quanto vissuto in prima persona quel 12 agosto 1944, lei aveva solo 4 anni, ma sono ricordi incacellabili e indelebili. Era una giornata come tante in quel borgo, quando la furia nazista fa irruzione e cambia il destino di un intero paese. Adele è salva per il coraggio di sua sorella Cesira (insignita della medaglia d'oro al valore civile), quello che racconta di quel giorno sembra essere la scena di un film, ma purtroppo è accaduto veramente, e in una maniera così cruenta che anche una bambina di 4 anni continua a conservarne il ricordo. Un ricordo doloroso, pungente, mai assopito, solo lenito con gli anni.
Adele Pardini racconta che stava facendo colazione quando fecero irruzione i nazisti, furono messi contro il muro e fecero fuoco, la mamma di Adele perse la vita e per scappare da quell' inferno, ricorda la donna «dovetti passare sul corpo di mia madre», nel dire questo la commozione è ancora grande.
I rastrellamenti nel piccolo borgo continuano per tutta la giornata, la stessa scena si ripete anche sul sagrato della Chiesa, il parroco implorò i nazisti affinché uccidessero solo lui salvando le vite dei suoi fedeli, ma non fu ascoltato e venne ucciso sulla piazza del paese, insieme alle altre persone. In quella strage persero la vita 560 persone di cui 130 bambini, 8 donne in gravidanza e la vittima più piccola Anna, la sorella di Adele, aveva solo 20 giorni.
Scene raccapriccianti, racconti che devono far riflettere, per questo oggi Adele, una delle sopravvissute di quella strage, gira per le scuole a portare la sua testimonianza.
E' l'assessore alla cultura, Sara Allegretta, a sottolineare che «è una memoria che dobbiamo rivolgere al futuro, dobbiamo fare in modo che nuove forme di violenza non si palesino».
Graziano Lazzeri, segretario generale del Parco della Pace di Sant'Anna di Stazzema, si sofferma sul perché si siano compiuti certi gesti, su cosa spinge gli uomini ad uccidere altre persone, spiega che in quel momento per «Hitler quella era una soluzione, eliminare chiunque non era quadrato ad un certo pensiero», da quanto avvenuto si sono trovate altre soluzioni ben diverse che sono sfociate nella reazione della Costituzione Italiana e nella creazione del Parlamento Europeo, per questo conclude: «esiste il lupo cattivo, però non è nel bosco, ma dentro di noi».
Bernad Dika è un giovane che parla ad altri giovani, di un momento storico che non ha vissuto, ma che ha molte similitudini con altri eventi che viviamo quotidianamente, si pensi alle guerre in Medio Oriente o in Africa, ed esorta i suoi coetanei «a non essere indifferenti, ad essere cittadini del presente, a conoscere la propria storia». E aggiunge: «la giornata della memoria non riguarda il passato, faremo un torto a quelle vittime se ci limitassimo soltanto a ricordarne i numeri, le date, non deve essere un ricordo sterile del passato, ma soprattutto una conoscenza della storia non solo per non ricommettere gli stessi errori, ma per anticipare qualsiasi forma di violenza, di razzismo, di odio, di intolleranza verso le differenze».
E' la testimonianza come quella di Adele Pardini, è l'incontro faccia a faccia e la relazione diretta un punto focale per il sindaco Tommaso Minervini, che sottolinea come la storia vada ricercata ogni giorno e rivolgendosi ai ragazzi li invita a crearsi «uno spirito critico non omologato e non omologabile».
Poi c'è il silenzio rispettoso di un aula "Gianni Carnicella" gremita, soprattutto di giovani, che hanno ascoltato le parole di Adele Pardini, di suo figlio Graziano Lazzeri, segretario generale del Parco della Pace di Sant'Anna di Stazzema, e Bernard Dika, giovane alfiere della Repubblica. E' un'atmosfera surreale quella che si è creata ieri sera nell'aula consiliare, è un'atmosfera di rispetto, ma anche di grande speranza, nell'ultimo appuntamento per la "Giornata della memoria", organizzata dall'amministrazione comunale di Molfetta, in collaborazione con il Liceo Classico "Leonardo da Vinci".
Le parole di Adele Pardini non sono di odio, ma raccontano quanto vissuto in prima persona quel 12 agosto 1944, lei aveva solo 4 anni, ma sono ricordi incacellabili e indelebili. Era una giornata come tante in quel borgo, quando la furia nazista fa irruzione e cambia il destino di un intero paese. Adele è salva per il coraggio di sua sorella Cesira (insignita della medaglia d'oro al valore civile), quello che racconta di quel giorno sembra essere la scena di un film, ma purtroppo è accaduto veramente, e in una maniera così cruenta che anche una bambina di 4 anni continua a conservarne il ricordo. Un ricordo doloroso, pungente, mai assopito, solo lenito con gli anni.
Adele Pardini racconta che stava facendo colazione quando fecero irruzione i nazisti, furono messi contro il muro e fecero fuoco, la mamma di Adele perse la vita e per scappare da quell' inferno, ricorda la donna «dovetti passare sul corpo di mia madre», nel dire questo la commozione è ancora grande.
I rastrellamenti nel piccolo borgo continuano per tutta la giornata, la stessa scena si ripete anche sul sagrato della Chiesa, il parroco implorò i nazisti affinché uccidessero solo lui salvando le vite dei suoi fedeli, ma non fu ascoltato e venne ucciso sulla piazza del paese, insieme alle altre persone. In quella strage persero la vita 560 persone di cui 130 bambini, 8 donne in gravidanza e la vittima più piccola Anna, la sorella di Adele, aveva solo 20 giorni.
Scene raccapriccianti, racconti che devono far riflettere, per questo oggi Adele, una delle sopravvissute di quella strage, gira per le scuole a portare la sua testimonianza.
E' l'assessore alla cultura, Sara Allegretta, a sottolineare che «è una memoria che dobbiamo rivolgere al futuro, dobbiamo fare in modo che nuove forme di violenza non si palesino».
Graziano Lazzeri, segretario generale del Parco della Pace di Sant'Anna di Stazzema, si sofferma sul perché si siano compiuti certi gesti, su cosa spinge gli uomini ad uccidere altre persone, spiega che in quel momento per «Hitler quella era una soluzione, eliminare chiunque non era quadrato ad un certo pensiero», da quanto avvenuto si sono trovate altre soluzioni ben diverse che sono sfociate nella reazione della Costituzione Italiana e nella creazione del Parlamento Europeo, per questo conclude: «esiste il lupo cattivo, però non è nel bosco, ma dentro di noi».
Bernad Dika è un giovane che parla ad altri giovani, di un momento storico che non ha vissuto, ma che ha molte similitudini con altri eventi che viviamo quotidianamente, si pensi alle guerre in Medio Oriente o in Africa, ed esorta i suoi coetanei «a non essere indifferenti, ad essere cittadini del presente, a conoscere la propria storia». E aggiunge: «la giornata della memoria non riguarda il passato, faremo un torto a quelle vittime se ci limitassimo soltanto a ricordarne i numeri, le date, non deve essere un ricordo sterile del passato, ma soprattutto una conoscenza della storia non solo per non ricommettere gli stessi errori, ma per anticipare qualsiasi forma di violenza, di razzismo, di odio, di intolleranza verso le differenze».
E' la testimonianza come quella di Adele Pardini, è l'incontro faccia a faccia e la relazione diretta un punto focale per il sindaco Tommaso Minervini, che sottolinea come la storia vada ricercata ogni giorno e rivolgendosi ai ragazzi li invita a crearsi «uno spirito critico non omologato e non omologabile».