Cronaca
Accusato di due rapine commesse a Molfetta: 33enne assolto perché «incapace di intendere»
Cosimo Mirko Bernardi era stato scovato dai Carabinieri in un albergo di Rimini. Determinante il risultato della perizia psichiatrica
Molfetta - martedì 30 luglio 2019
Si sarebbe reso responsabile di almeno due rapine, a gennaio, ma dietro i due episodi, avvenuti a Molfetta ai danni di una commerciante e di un giovane, c'è una storia di disagio psichico. È per questo motivo che il Tribunale di Trani, di fronte al quale si è svolto il processo, ha deciso per l'assoluzione.
Cosimo Mirko Bernardi, 33enne di Molfetta, vecchia conoscenza delle forze dell'ordine, arrestato - dopo un'attività investigativa, effettuata anche grazie all'analisi dei sistemi di videosorveglianza - lo scorso 16 giugno, a Rimini (dove si era trasferito da poco tempo per cercare lavoro, ndr), dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Molfetta, coadiuvati dai colleghi della locale Compagnia, è stato dichiarato incapace di intendere e volere e, pertanto, non imputabile.
Nel processo svoltosi presso il Tribunale di Trani, infatti, dopo il rinvio a giudizio e lo svolgimento di parte del dibattimento, l'imputato ha modificato il collegio difensivo nominando l'avvocato Michele Salvemini e revocando ogni altro difensore. La nuova difesa ha dapprima modificato la strategia difensiva e poi, previo consenso all'acquisizione del fascicolo, si è riservata indagini difensive relative alla capacità di intendere e volere dell'imputato al momento del fatto.
A seguito dell'attività difensiva il Tribunale di Trani, ritenute le questioni prospettate non manifestamente infondate, ha nominato quale perito il noto psichiatra Nicola D'Introno. In aula, infine, il collegio giudicante, presieduto da Giulia Pavese, ha reso noto il risultato della perizia psichiatrica effettuata sull'imputato, e in simbiosi con la difesa nominata dal 33enne, ha concluso per «l'incapacità di intendere e di volere al momento del fatto».
Anche per tali ragioni il Tribunale di Trani ha assolto Cosimo Mirko Bernardi con sentenza, allo stato, divenuta irrevocabile. L'uomo, fu arrestato dai Carabinieri, le cui indagini consentirono di individuare l'autore di una rapina perpetrata a gennaio, in danno di un ristorante del centro di Molfetta, quando un giovane, a volto scoperto, dietro la minaccia di una pistola, celata nella cintola, costrinse la cassiera e la proprietaria a consegnare un magro bottino: appena 20 euro.
Pochi giorni e il rapinatore tornò a colpire, prendendo di mira un appartamento ove si stava per svolgere una festa privata. Sempre celando una pistola, minacciò di morte il proprietario dell'immobile e, dopo essersi fatto consegnare il denaro contenuto nel suo portafoglio, lo costrinse a recarsi presso il più vicino sportello bancomat per effettuare un prelievo di 250 euro.
Il tutto, però, fu ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell'istituto di credito. Passate poche ore, e su indicazione della vittima e di alcuni testimoni, il giovane rapinatore fu bloccato per strada, con ancora addosso parte del bottino, che fu recuperato e restituito al proprietario. Dalla visione delle telecamere, acquisite nel primo episodio, fu possibile verificare che l'autore del reato era lo stesso del secondo evento.
L'Autorità Giudiziaria di Trani, analizzate le ricostruzioni investigative, emise così un'ordinanza di custodia cautelare a carico del rapinatore, ritenendolo colpevole delle due rapine. Sottoposto a perizia psichiatrica su richiesta dell'avvocato difensore Michele Salvemini, il ragazzo è risultato incapace di intendere. A quel punto la strada per l'assoluzione era già spianata: assolto perché «incapace di intendere e volere» e, pertanto, non imputabile.
La mutazione del collegio difensivo è avvenuta anche in un altro processo, stavolta pendente presso il Tribunale di Rimini, che si trova ora in una fase di stallo: all'esito dell'intero dibattimento, infatti, non risulta certa l'identità del presunto rapinatore che, durante l'attività investigativa, era stata attribuita sempre al 33enne molfettese Cosimo Mirko Bernardi.
Per tali ragioni il presidente del collegio, non ritenendo il Tribunale in grado di decidere, ha disposto il riascolto degli inquirenti che svolsero le indagini al fine di far chiarire con quali modi si giunse ad attribuire il ruolo di rapinatore all'imputato. Per tali incombenti il processo è stato aggiornato al prossimo autunno.
Cosimo Mirko Bernardi, 33enne di Molfetta, vecchia conoscenza delle forze dell'ordine, arrestato - dopo un'attività investigativa, effettuata anche grazie all'analisi dei sistemi di videosorveglianza - lo scorso 16 giugno, a Rimini (dove si era trasferito da poco tempo per cercare lavoro, ndr), dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Molfetta, coadiuvati dai colleghi della locale Compagnia, è stato dichiarato incapace di intendere e volere e, pertanto, non imputabile.
Nel processo svoltosi presso il Tribunale di Trani, infatti, dopo il rinvio a giudizio e lo svolgimento di parte del dibattimento, l'imputato ha modificato il collegio difensivo nominando l'avvocato Michele Salvemini e revocando ogni altro difensore. La nuova difesa ha dapprima modificato la strategia difensiva e poi, previo consenso all'acquisizione del fascicolo, si è riservata indagini difensive relative alla capacità di intendere e volere dell'imputato al momento del fatto.
A seguito dell'attività difensiva il Tribunale di Trani, ritenute le questioni prospettate non manifestamente infondate, ha nominato quale perito il noto psichiatra Nicola D'Introno. In aula, infine, il collegio giudicante, presieduto da Giulia Pavese, ha reso noto il risultato della perizia psichiatrica effettuata sull'imputato, e in simbiosi con la difesa nominata dal 33enne, ha concluso per «l'incapacità di intendere e di volere al momento del fatto».
Anche per tali ragioni il Tribunale di Trani ha assolto Cosimo Mirko Bernardi con sentenza, allo stato, divenuta irrevocabile. L'uomo, fu arrestato dai Carabinieri, le cui indagini consentirono di individuare l'autore di una rapina perpetrata a gennaio, in danno di un ristorante del centro di Molfetta, quando un giovane, a volto scoperto, dietro la minaccia di una pistola, celata nella cintola, costrinse la cassiera e la proprietaria a consegnare un magro bottino: appena 20 euro.
Pochi giorni e il rapinatore tornò a colpire, prendendo di mira un appartamento ove si stava per svolgere una festa privata. Sempre celando una pistola, minacciò di morte il proprietario dell'immobile e, dopo essersi fatto consegnare il denaro contenuto nel suo portafoglio, lo costrinse a recarsi presso il più vicino sportello bancomat per effettuare un prelievo di 250 euro.
Il tutto, però, fu ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell'istituto di credito. Passate poche ore, e su indicazione della vittima e di alcuni testimoni, il giovane rapinatore fu bloccato per strada, con ancora addosso parte del bottino, che fu recuperato e restituito al proprietario. Dalla visione delle telecamere, acquisite nel primo episodio, fu possibile verificare che l'autore del reato era lo stesso del secondo evento.
L'Autorità Giudiziaria di Trani, analizzate le ricostruzioni investigative, emise così un'ordinanza di custodia cautelare a carico del rapinatore, ritenendolo colpevole delle due rapine. Sottoposto a perizia psichiatrica su richiesta dell'avvocato difensore Michele Salvemini, il ragazzo è risultato incapace di intendere. A quel punto la strada per l'assoluzione era già spianata: assolto perché «incapace di intendere e volere» e, pertanto, non imputabile.
La mutazione del collegio difensivo è avvenuta anche in un altro processo, stavolta pendente presso il Tribunale di Rimini, che si trova ora in una fase di stallo: all'esito dell'intero dibattimento, infatti, non risulta certa l'identità del presunto rapinatore che, durante l'attività investigativa, era stata attribuita sempre al 33enne molfettese Cosimo Mirko Bernardi.
Per tali ragioni il presidente del collegio, non ritenendo il Tribunale in grado di decidere, ha disposto il riascolto degli inquirenti che svolsero le indagini al fine di far chiarire con quali modi si giunse ad attribuire il ruolo di rapinatore all'imputato. Per tali incombenti il processo è stato aggiornato al prossimo autunno.