Vita di città
A Molfetta, nel 1888, nasceva oggi Leonardo Azzarita
La storia di una vita dedicata al giornalismo
Molfetta - martedì 31 gennaio 2023
13.41
A Molfetta, in via Santa Scolastica, vicino al porto della città, nel lontano 1888, nacque oggi Leonardo Azzarita, un grande giornalista che porta le nostre origini e che scomparve a Roma il 31 agosto 1976.
Azzarita fu tra i fondatori dell'"Ansa" e ne fu direttore generale. Per un periodo scese in campo in politica. Fu Commissario Straordinario della Fiera del Levante a Bari, consentendone l'ampliamento. Ebbe un ottimo rapporto con la nostra città, al punto da donare alla biblioteca comunale 3.000 volumi, che attendono ancora di essere catalogati. L'ex sindaco Finocchiaro fece realizzare una medaglia d'oro che gli fu consegnata. Il più grande riconoscimento ottenuto da Azzarita è stato il Premio Saint Vincent con la bellissima motivazione "Per una vita dedicata al giornalismo".
Nel giorno in cui ricorre la sua nascita, abbiamo approfondito la sua figura e la sua attività giornalistica, attraverso un'intervista al molfettese Giuseppe Pansini, presidente del centro studi "Leonardo Azzarita".
Possiamo ripercorrere le tappe della storia di Leonardo Azzarita?
«I primi tempi furono duri per Azzarita. Fu corrispondente per l'Oriente di alcuni quotidiani, raccontando quello che oggi fanno i corrispondenti dall'estero. Fu un'esperienza forte per lui, tanto che la raccontò in un libro dal titolo "L'Italia in Oriente". Poi arrivarono le prime esperienze. Venne chiamato da Martino Cassano a scrivere sul "Corriere delle Puglie", oggi "La Gazzetta del Mezzogiorno". Un rapporto di amore che continuerà negli anni successivi persino come editorialista, giornalista della cronaca nazionale e presidente del Consiglio di amministrazione. Andrà poi alla redazione romana della "Gazzetta del Mezzogiorno", una grande occasione per raccontare i fatti della politica interna del nostro Paese. Nel periodo fascista, prese le distanze. Con i suoi scritti, cominciò una presa di posizione contro il Fascismo. Il culmine venne raggiunto quando i nazisti uccisero suo figlio Manfredi, Capitano di Cavalleria alla Fosse Ardeatine. Azzarita seguì la costruzione di quel Mausoleo e diventò presidente dell'Anfim (Associazione delle Famiglie delle vittime delle fosse Ardeatine)».
A Molfetta è nato nel 2004 il centro studi Azzarita: qual è la sua missione?
«Il centro studi che presiedo dal 2004 è nato proprio per divulgare la figura di Azzarita, giornalista che si è battuto per la libertà di stampa. Da allora, abbiamo lavorato per istituire un premio giornalistico che portiamo avanti da 19 anni. Abbiamo chiesto e ottenuto l'intitolazione della sala gialla di Palazzo Giovene alla memoria di Azzarita. La missione del centro è quella di essere al servizio della comunicazione. Abbiamo seguito l'ufficio stampa di molte associazioni e promosso alcune pubblicazioni, una delle quali sulla vita di Azzarita».
Negli anni, il Premio Azzarita è diventato un evento culturale di rilievo sul territorio: come lo immagina nella 19esima edizione e nelle prossime?
«Il premio è nato in sordina nel 2004 con l'assegnazione a Francesco Giorgino del TG1 e docente alla Luiss a Roma. In questi anni, molti sono i giornalisti che lo hanno ricevuto. Da quest'anno la novità è che il premio, per la sezione giornalismo, non ha più una limitazione ai pugliesi ma vuole darsi un respiro nazionale. Nei prossimi anni, vedo un premio che possa crescere ancora, ma per farlo avrebbe bisogno di una fondazione o un ente più complesso per la sua gestione. Un'associazione ha dei limiti che ovviamente si deciderà se e come superare. Spero che il premio possa divenire un'occasione per parlare e discutere di giornalismo, di comunicazione, di etica, soprattutto perché i social network stanno stravolgendo il senso stesso della comunicazione».
A Leonardo Azzarita è dedicata anche una via di Molfetta, in zona 167. Come e quando fu deciso?
«Era sindaco Enzo de Cosmo e fu presentata istanza perché una delle strade della città fosse dedicata ad Azzarita. Quando de Cosmo deliberò l'intitolazione, noi organizzammo, con l'allora centro, la proposta un convegno alla presenza del figlio di Azzarita, il dottor Mario, del direttore della Gazzetta, Giuseppe Gorjux e del giornalista Oronzo Valentini. Conservo ancora la foto dello scoprimento della targa in una delle prime strade della zona 167. Abbiamo di recente chiesto al sindaco Decaro che anche Bari possa intitolare una strada ad Azzarita e lo stesso abbiamo chiesto alla Capitale».
Cosa ci può insegnare, ancora oggi, il giornalista Azzarita?
«Azzarita ci insegna che dobbiamo apprezzare il momento che viviamo. Oggi la libertà di stampa ci consente di scrivere e parlare di tutto, rispettando l'etica e le regole. Nel periodo nel quale i giornalisti furono perseguitati dal regime, Azzarita stesso aveva contribuito a creare il Villaggio dei Cronisti a Roma, nonché gli ordini professionali. Ricordiamo che Azzarita fu uno dei promotori degli Albi professionali a tutela dei giornalisti non come organi di potere».
Azzarita fu tra i fondatori dell'"Ansa" e ne fu direttore generale. Per un periodo scese in campo in politica. Fu Commissario Straordinario della Fiera del Levante a Bari, consentendone l'ampliamento. Ebbe un ottimo rapporto con la nostra città, al punto da donare alla biblioteca comunale 3.000 volumi, che attendono ancora di essere catalogati. L'ex sindaco Finocchiaro fece realizzare una medaglia d'oro che gli fu consegnata. Il più grande riconoscimento ottenuto da Azzarita è stato il Premio Saint Vincent con la bellissima motivazione "Per una vita dedicata al giornalismo".
Nel giorno in cui ricorre la sua nascita, abbiamo approfondito la sua figura e la sua attività giornalistica, attraverso un'intervista al molfettese Giuseppe Pansini, presidente del centro studi "Leonardo Azzarita".
Possiamo ripercorrere le tappe della storia di Leonardo Azzarita?
«I primi tempi furono duri per Azzarita. Fu corrispondente per l'Oriente di alcuni quotidiani, raccontando quello che oggi fanno i corrispondenti dall'estero. Fu un'esperienza forte per lui, tanto che la raccontò in un libro dal titolo "L'Italia in Oriente". Poi arrivarono le prime esperienze. Venne chiamato da Martino Cassano a scrivere sul "Corriere delle Puglie", oggi "La Gazzetta del Mezzogiorno". Un rapporto di amore che continuerà negli anni successivi persino come editorialista, giornalista della cronaca nazionale e presidente del Consiglio di amministrazione. Andrà poi alla redazione romana della "Gazzetta del Mezzogiorno", una grande occasione per raccontare i fatti della politica interna del nostro Paese. Nel periodo fascista, prese le distanze. Con i suoi scritti, cominciò una presa di posizione contro il Fascismo. Il culmine venne raggiunto quando i nazisti uccisero suo figlio Manfredi, Capitano di Cavalleria alla Fosse Ardeatine. Azzarita seguì la costruzione di quel Mausoleo e diventò presidente dell'Anfim (Associazione delle Famiglie delle vittime delle fosse Ardeatine)».
A Molfetta è nato nel 2004 il centro studi Azzarita: qual è la sua missione?
«Il centro studi che presiedo dal 2004 è nato proprio per divulgare la figura di Azzarita, giornalista che si è battuto per la libertà di stampa. Da allora, abbiamo lavorato per istituire un premio giornalistico che portiamo avanti da 19 anni. Abbiamo chiesto e ottenuto l'intitolazione della sala gialla di Palazzo Giovene alla memoria di Azzarita. La missione del centro è quella di essere al servizio della comunicazione. Abbiamo seguito l'ufficio stampa di molte associazioni e promosso alcune pubblicazioni, una delle quali sulla vita di Azzarita».
Negli anni, il Premio Azzarita è diventato un evento culturale di rilievo sul territorio: come lo immagina nella 19esima edizione e nelle prossime?
«Il premio è nato in sordina nel 2004 con l'assegnazione a Francesco Giorgino del TG1 e docente alla Luiss a Roma. In questi anni, molti sono i giornalisti che lo hanno ricevuto. Da quest'anno la novità è che il premio, per la sezione giornalismo, non ha più una limitazione ai pugliesi ma vuole darsi un respiro nazionale. Nei prossimi anni, vedo un premio che possa crescere ancora, ma per farlo avrebbe bisogno di una fondazione o un ente più complesso per la sua gestione. Un'associazione ha dei limiti che ovviamente si deciderà se e come superare. Spero che il premio possa divenire un'occasione per parlare e discutere di giornalismo, di comunicazione, di etica, soprattutto perché i social network stanno stravolgendo il senso stesso della comunicazione».
A Leonardo Azzarita è dedicata anche una via di Molfetta, in zona 167. Come e quando fu deciso?
«Era sindaco Enzo de Cosmo e fu presentata istanza perché una delle strade della città fosse dedicata ad Azzarita. Quando de Cosmo deliberò l'intitolazione, noi organizzammo, con l'allora centro, la proposta un convegno alla presenza del figlio di Azzarita, il dottor Mario, del direttore della Gazzetta, Giuseppe Gorjux e del giornalista Oronzo Valentini. Conservo ancora la foto dello scoprimento della targa in una delle prime strade della zona 167. Abbiamo di recente chiesto al sindaco Decaro che anche Bari possa intitolare una strada ad Azzarita e lo stesso abbiamo chiesto alla Capitale».
Cosa ci può insegnare, ancora oggi, il giornalista Azzarita?
«Azzarita ci insegna che dobbiamo apprezzare il momento che viviamo. Oggi la libertà di stampa ci consente di scrivere e parlare di tutto, rispettando l'etica e le regole. Nel periodo nel quale i giornalisti furono perseguitati dal regime, Azzarita stesso aveva contribuito a creare il Villaggio dei Cronisti a Roma, nonché gli ordini professionali. Ricordiamo che Azzarita fu uno dei promotori degli Albi professionali a tutela dei giornalisti non come organi di potere».