Cronaca
A Molfetta la dispensa nel cassonetto fuori dal market
In fila per recuperare cibo ancora integro e riempirsi la pancia
Molfetta - domenica 14 dicembre 2014
7.36
Da tempo ci sono persone che, con regolarità, fanno la spesa direttamente nei bidoni della spazzatura sistemati all'esterno dei punti vendita Lidl. Pochi minuti e dai bidoni vengono recuperati alimenti, (formaggi, salumi, insaccati vari, prosciutto, ma anche frutta e verdura). Si tratta di prodotti in scadenza che però sono ancora utilizzabili. Di solito si tratta di prodotti che finiscono nel cassonetto due, tre giorni prima della scadenza.
Fonti non ufficiali riferiscono di un regolamento, comune a tutti i punti vendita Lidl, una sorta di disposizione aziendale, che considera rifiuto quanto è ormai in scadenza.
Stessa sorte, sempre secondo fonti non ufficiali, spetterebbe ai prodotti no food, maglie, avvitatori ecc. che, una volta fuori dalle promozioni, o comunque con confezioni ormai rovinate, vengono consegnate ad aziende che si occupano si smaltimento o di recupero metalli (quando si tratta di prodotti in ferro).
Ma, esiste davvero una disposizione aziendale che considera rifiuto tutto quanto è in scadenza, è fuori promozione, ha il packaging rovinato?
Se questa disposizione esiste, perché non si è pensato di donare i prodotti ad enti caritatevoli anche in considerazione del periodo difficile che sta vivendo l'Europa intera?
Lidl Italia non smentisce. «Nell'ottica della massima tutela del consumatore, la merce smaltita nei nostri punti vendita – puntualizza l'ufficio stampa Lidl Italia, in una nota pubblicata dalla gazzetta del Mezzogiorno - riguarda i prodotti che Lidl non ritiene più vendibili, poiché non più rientranti nei rigidi canoni di qualità dell'azienda. Il processo di smaltimento avviene – continua la nota dell'ufficio stampa - in ottemperanza alle norme di conservazione del prodotto, HACCP ed alle disposizioni legislative nazionali e locali vigenti».
E poi. «Per quanto concerne, invece, la donazione dei suddetti prodotti ad organizzazioni caritatevoli, Lidl Italia sta vagliando alcune soluzioni, che, sempre garantendo gli alti standard qualitativi ed il rigido rispetto di tutta la normativa in materia, permettano il recupero di questi prodotti».
«Questa situazione – sottolinea Pasquale Salvemini, del Wwf, coordinatore regionale della Lac Puglia - è paradossale. Nella situazione di crisi che sta mettendo in ginocchio le famiglie e anche i centri caritas che non riescono più a fare fronte alle richieste, non si riesce a comprendere perchè tanto cibo finisca nel cassonetto. Tra le cose che finiscono in discarica ci sono anche alimenti per gli animali. Più volte noi, ma anche altri organismi hanno fatto richiesta per poterli recuperare ma non abbiamo ottenuto alcun successo. E poi tutto finisce nella spazzatura. D'altra parte per produrre molti di quei prodotti vengono sacrificati anche animali».
E allora, la speranza è che chi può intervenga per sollecitare, quanto prima, sempre nel rispetto delle regole e delle normative, una fine più degna e caritatevole di quel cibo e di tutto il resto.
Fonti non ufficiali riferiscono di un regolamento, comune a tutti i punti vendita Lidl, una sorta di disposizione aziendale, che considera rifiuto quanto è ormai in scadenza.
Stessa sorte, sempre secondo fonti non ufficiali, spetterebbe ai prodotti no food, maglie, avvitatori ecc. che, una volta fuori dalle promozioni, o comunque con confezioni ormai rovinate, vengono consegnate ad aziende che si occupano si smaltimento o di recupero metalli (quando si tratta di prodotti in ferro).
Ma, esiste davvero una disposizione aziendale che considera rifiuto tutto quanto è in scadenza, è fuori promozione, ha il packaging rovinato?
Se questa disposizione esiste, perché non si è pensato di donare i prodotti ad enti caritatevoli anche in considerazione del periodo difficile che sta vivendo l'Europa intera?
Lidl Italia non smentisce. «Nell'ottica della massima tutela del consumatore, la merce smaltita nei nostri punti vendita – puntualizza l'ufficio stampa Lidl Italia, in una nota pubblicata dalla gazzetta del Mezzogiorno - riguarda i prodotti che Lidl non ritiene più vendibili, poiché non più rientranti nei rigidi canoni di qualità dell'azienda. Il processo di smaltimento avviene – continua la nota dell'ufficio stampa - in ottemperanza alle norme di conservazione del prodotto, HACCP ed alle disposizioni legislative nazionali e locali vigenti».
E poi. «Per quanto concerne, invece, la donazione dei suddetti prodotti ad organizzazioni caritatevoli, Lidl Italia sta vagliando alcune soluzioni, che, sempre garantendo gli alti standard qualitativi ed il rigido rispetto di tutta la normativa in materia, permettano il recupero di questi prodotti».
«Questa situazione – sottolinea Pasquale Salvemini, del Wwf, coordinatore regionale della Lac Puglia - è paradossale. Nella situazione di crisi che sta mettendo in ginocchio le famiglie e anche i centri caritas che non riescono più a fare fronte alle richieste, non si riesce a comprendere perchè tanto cibo finisca nel cassonetto. Tra le cose che finiscono in discarica ci sono anche alimenti per gli animali. Più volte noi, ma anche altri organismi hanno fatto richiesta per poterli recuperare ma non abbiamo ottenuto alcun successo. E poi tutto finisce nella spazzatura. D'altra parte per produrre molti di quei prodotti vengono sacrificati anche animali».
E allora, la speranza è che chi può intervenga per sollecitare, quanto prima, sempre nel rispetto delle regole e delle normative, una fine più degna e caritatevole di quel cibo e di tutto il resto.