Eventi e folklore
A “Esodo” di Diego Runko il premio “Giuseppe Bertolucci”
Tutti i testi pervenuti confluiranno nella prima biblioteca della drammaturgia
Molfetta - martedì 28 luglio 2015
7.13
Il monologo "Esodo" di Diego Runko si è aggiudicato il primo premio del Concorso nazionale di drammaturgia civile "Giuseppe Bertolucci", grande maestro di cinema e teatro scomparso nel 2012 a Diso nel Salento, istituito dal Comune di Molfetta quale contributo allo sviluppo e alla valorizzazione della drammaturgia civile contemporanea e alla promozione della cultura teatrale.
Il ricordo del regista è stato affidato, nel corso della cerimonia di premiazioni che si è svolta domenica 26 luglio al Chiostro di San Domenico, all'attore Fabrizio Gifuni che ha lavorato con il maestro a 'Na specie de cadavere lunghissimo, un progetto che mette insieme i testi più polemici e politici di Pasolini. Gifuni ha ricordato come Bertolucci sia stato tra l'altro l'autore del monologo teatrale "Cioni Mario di Gaspare fu Giulia" per il quasi esordiente Roberto Benigni, da cui fu tratto poi il film Berlinguer ti voglio bene.
La serata, che si è svolta alla presenza del sindaco Paola Natalicchio e dell'assessore alla cultura Betta Mongelli, è stata condotta dalla presidente della giuria, la giornalista e scrittrice, Concita De Gregorio. Con lei sul palco gli altri componenti, che non hanno percepito nessun compenso : il critico teatrale Graziano Graziani e Lucilla Albano, moglie di Giuseppe Bertolucci. Assenza giustificata per lo scrittore Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega 2015, impegnato a Venezia per la selezione dei film in concorso alla prossima Mostra del Cinema.
Per il concorso sono pervenuti complessivamente 136 elaborati da tutta Italia, alcuni dei quali anche di autori molfettesi. La giuria ha assegnato il primo premio a "Esodo" per aver saputo raccontare con voce chiara, ritmo calzante e senza artifici una pagina dolorosa e complessa della storia recente, l'esodo istriano, sottraendo le vicende della città di Pola alle retoriche delle narrazioni contrapposte per restituirle, attraverso la lingua del teatro, a una dimensione umana. Il testo si avventura, attraverso la materia umana più vicina, quella che parte dalla biografia famigliare, nelle contraddizioni di una pagina storica controversa e per certi versi non ancora risolta, il cui ultimo risvolto si è avuto solo pochi anni fa con la sanguinosa disintegrazione della Jugoslavia. La storia con la "s" maiuscola si materializza con elementi di realtà diverse e a volte contrapposte, dal fascismo italiano ai partigiani titini, passando per la strage di Vergarolla e per la sua "pista italiana" che arriva fino a Junio Valerio Borghese, intravedendo nei fatti del 1946 una tragica anteprima della strategia della tensione. Runko tiene assieme questi elementi e le loro contraddizioni, ricollocandoli nel quadro di una vicenda personale. Segue così i dettami profondi del teatro, che non usa il palcoscenico per professare una verità ma indaga l'ambiguità, la materia torbida di cui è fatta la vita, per suggerire, al di là delle retoriche, un possibile livello più profondo.
Secondo premio per "La brava terrorista" di Nicola Ingenito di Salerno, la storia di una identità perduta quella di Maria Amelia che da un piccolo paese tra Napoli e Salerno emigra con la madre e la sorella al nord in cerca di emancipazione e si innamora di un pizzaiolo siriano che la farà diventare Zaira e l'abbandonerà preferendole la militanza jihadista.
Terzo premio per "Il mulo. Ovvero la storia del Biagio e del Chicco" di Franscesca Sangalli di Milano che immagina un dialogo tra un ufficiale e un mulo, alla fine della grande guerra nelle trincee della Valtellina, da cui emergono riflessioni sulla guerra e su quella loro ultima missione suicida.
Menzione speciale della giuria per "Bloodymary" di Francesco Mancini e per i testi "Una o mille notti?" , "Da soli si perde l'anima", "L'alieno" e "Libertà negativa". Questi ultimi quattro pervenuti dall'istituto penitenziario di Rebibbia. Per loro a ritirare il premio Daniela Marazita, ispiratrice di un laboratorio di drammaturgia con i detenuti che ha fortemente creduto nella scrittura come esercizio di bellezza e creatività. Per loro i libri e dvd messi a disposizione della casa editrice "La Meridiana".
Tutti i testi pervenuti confluiranno nella prima biblioteca della drammaturgia presso il Comune di Molfetta.
Il ricordo del regista è stato affidato, nel corso della cerimonia di premiazioni che si è svolta domenica 26 luglio al Chiostro di San Domenico, all'attore Fabrizio Gifuni che ha lavorato con il maestro a 'Na specie de cadavere lunghissimo, un progetto che mette insieme i testi più polemici e politici di Pasolini. Gifuni ha ricordato come Bertolucci sia stato tra l'altro l'autore del monologo teatrale "Cioni Mario di Gaspare fu Giulia" per il quasi esordiente Roberto Benigni, da cui fu tratto poi il film Berlinguer ti voglio bene.
La serata, che si è svolta alla presenza del sindaco Paola Natalicchio e dell'assessore alla cultura Betta Mongelli, è stata condotta dalla presidente della giuria, la giornalista e scrittrice, Concita De Gregorio. Con lei sul palco gli altri componenti, che non hanno percepito nessun compenso : il critico teatrale Graziano Graziani e Lucilla Albano, moglie di Giuseppe Bertolucci. Assenza giustificata per lo scrittore Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega 2015, impegnato a Venezia per la selezione dei film in concorso alla prossima Mostra del Cinema.
Per il concorso sono pervenuti complessivamente 136 elaborati da tutta Italia, alcuni dei quali anche di autori molfettesi. La giuria ha assegnato il primo premio a "Esodo" per aver saputo raccontare con voce chiara, ritmo calzante e senza artifici una pagina dolorosa e complessa della storia recente, l'esodo istriano, sottraendo le vicende della città di Pola alle retoriche delle narrazioni contrapposte per restituirle, attraverso la lingua del teatro, a una dimensione umana. Il testo si avventura, attraverso la materia umana più vicina, quella che parte dalla biografia famigliare, nelle contraddizioni di una pagina storica controversa e per certi versi non ancora risolta, il cui ultimo risvolto si è avuto solo pochi anni fa con la sanguinosa disintegrazione della Jugoslavia. La storia con la "s" maiuscola si materializza con elementi di realtà diverse e a volte contrapposte, dal fascismo italiano ai partigiani titini, passando per la strage di Vergarolla e per la sua "pista italiana" che arriva fino a Junio Valerio Borghese, intravedendo nei fatti del 1946 una tragica anteprima della strategia della tensione. Runko tiene assieme questi elementi e le loro contraddizioni, ricollocandoli nel quadro di una vicenda personale. Segue così i dettami profondi del teatro, che non usa il palcoscenico per professare una verità ma indaga l'ambiguità, la materia torbida di cui è fatta la vita, per suggerire, al di là delle retoriche, un possibile livello più profondo.
Secondo premio per "La brava terrorista" di Nicola Ingenito di Salerno, la storia di una identità perduta quella di Maria Amelia che da un piccolo paese tra Napoli e Salerno emigra con la madre e la sorella al nord in cerca di emancipazione e si innamora di un pizzaiolo siriano che la farà diventare Zaira e l'abbandonerà preferendole la militanza jihadista.
Terzo premio per "Il mulo. Ovvero la storia del Biagio e del Chicco" di Franscesca Sangalli di Milano che immagina un dialogo tra un ufficiale e un mulo, alla fine della grande guerra nelle trincee della Valtellina, da cui emergono riflessioni sulla guerra e su quella loro ultima missione suicida.
Menzione speciale della giuria per "Bloodymary" di Francesco Mancini e per i testi "Una o mille notti?" , "Da soli si perde l'anima", "L'alieno" e "Libertà negativa". Questi ultimi quattro pervenuti dall'istituto penitenziario di Rebibbia. Per loro a ritirare il premio Daniela Marazita, ispiratrice di un laboratorio di drammaturgia con i detenuti che ha fortemente creduto nella scrittura come esercizio di bellezza e creatività. Per loro i libri e dvd messi a disposizione della casa editrice "La Meridiana".
Tutti i testi pervenuti confluiranno nella prima biblioteca della drammaturgia presso il Comune di Molfetta.