
Politica
3 luglio 2017 - 3 luglio 2021: il Minervini - bis al quarto anno. Con due crisi in meno di dodici mesi
Pressioni sul primo cittadino e ancora tensioni nella maggioranza
Molfetta - sabato 3 luglio 2021
Quattro anni fa, il 4 luglio 2017, si insediava l'amministrazione Minervini.
La "Smart - city" iniziava il proprio percorso attorno alla figura di Tommaso Minervini (al secondo mandato da sindaco, ndr), sintesi dell'unione tra il Partito Democratico e le liste civiche confluite poi in un unico movimento NOI - Molfetta, ad oggi scioltosi.
«Ringrazio - diceva lo scorso anno Tommaso Minervini - tutti i protagonisti di questo cambiamento vero nella nostra comunità, che oggi è più compatta: assessori, consiglieri comunali e membri delle municipalizzate, ma soprattutto gli imprenditori, i commercianti e i cittadini che contribuiscono quotidianamente e con spirito positivo all'innalzamento del benessere della nostra amata Molfetta».
Parole che sembrano anacronistiche a un anno di distanza e un anno dalla fine naturale del mandato.
Da quel 3 luglio 2020, infatti, tante le cose cambiante, tante le cose successe.
Due le crisi di maggioranza a cui Molfetta ha dovuto assistere.
La prima, proprio qualche mese dopo: a novembre 2020, infatti, la Procura di Trani notifica gli avvisi di garanzia per lo scandalo "Appaltopoli", tra gli altri, al sindaco e all'allora assessore ai lavori pubblici Mariano Caputo, poi dimessosi e attualmente in carcere.
Fu il PD ad aprire la crisi, risolta dopo diverse settimane con un rimpasto di Giunta.
Giunta che adesso è priva di due assessori: Gabriella Azzollini e Francesco de Gennaro, infatti, hanno rassegnato le dimissioni dalle proprie rispettive deleghe. La decisione proprio a seguito dell'esecuzione delle ordinanze cautelari dello scandalo "Appaltopoli" che in Consiglio Comunale ha portato Officine Molfetta a dichiararsi indipendente.
Viene da dire, allora, che non sarà un 3 luglio semplice per Tommaso Minervini che lo scorso 28 giugno ha ribadito la propria ferma intenzione di non dimettersi dall'incarico al Consiglio Comunale. Le pressioni, però, non mancherebbero come le tensioni che potrebbero esplodere dopo l'estate.
La "Smart - city" iniziava il proprio percorso attorno alla figura di Tommaso Minervini (al secondo mandato da sindaco, ndr), sintesi dell'unione tra il Partito Democratico e le liste civiche confluite poi in un unico movimento NOI - Molfetta, ad oggi scioltosi.
«Ringrazio - diceva lo scorso anno Tommaso Minervini - tutti i protagonisti di questo cambiamento vero nella nostra comunità, che oggi è più compatta: assessori, consiglieri comunali e membri delle municipalizzate, ma soprattutto gli imprenditori, i commercianti e i cittadini che contribuiscono quotidianamente e con spirito positivo all'innalzamento del benessere della nostra amata Molfetta».
Parole che sembrano anacronistiche a un anno di distanza e un anno dalla fine naturale del mandato.
Da quel 3 luglio 2020, infatti, tante le cose cambiante, tante le cose successe.
Due le crisi di maggioranza a cui Molfetta ha dovuto assistere.
La prima, proprio qualche mese dopo: a novembre 2020, infatti, la Procura di Trani notifica gli avvisi di garanzia per lo scandalo "Appaltopoli", tra gli altri, al sindaco e all'allora assessore ai lavori pubblici Mariano Caputo, poi dimessosi e attualmente in carcere.
Fu il PD ad aprire la crisi, risolta dopo diverse settimane con un rimpasto di Giunta.
Giunta che adesso è priva di due assessori: Gabriella Azzollini e Francesco de Gennaro, infatti, hanno rassegnato le dimissioni dalle proprie rispettive deleghe. La decisione proprio a seguito dell'esecuzione delle ordinanze cautelari dello scandalo "Appaltopoli" che in Consiglio Comunale ha portato Officine Molfetta a dichiararsi indipendente.
Viene da dire, allora, che non sarà un 3 luglio semplice per Tommaso Minervini che lo scorso 28 giugno ha ribadito la propria ferma intenzione di non dimettersi dall'incarico al Consiglio Comunale. Le pressioni, però, non mancherebbero come le tensioni che potrebbero esplodere dopo l'estate.