Vita di città
110 anni dallo scoppio della Grande guerra: il ricordo del molfettese Mauro Marzocca
Il concittadino perde la vita il 20 agosto 1917 combattendo lungo le Alpi
Molfetta - domenica 28 luglio 2024
10.58
È il 28 Luglio 1914, ormai 110 anni orsono, quando prende avvio il primo conflitto mondiale, la "Grande Guerra", che trascina moltissime nazioni nel baratro di uno tra i più sanguinari conflitti della storia dell'umanità. Inizialmente neutrale, l'Italia decide di entrare in guerra il 24 maggio 1915 contro i suoi ex alleati, che sceglie di abbandonare siglando il Patto di Londra, per ottenere in caso di vittoria: Trentino, Tirolo meridionale, la Venezia Giulia con gli altopiani carsico-isontini e l'intera penisola istriana.
Dal 1915 al 1917 il fronte italiano combatte lungo le Alpi, con maggiore intensità nella zona dell'Isonzo e della città di Gorizia, ad est. In prossimità di questo fiume, lotta e perde la vita il Tenente molfettese Mauro Marzocca, il 20 Agosto 1917.
MOLFETTA, 17 APRILE 1896
Nasce, in via Francesco Saverio n° 70, Mauro Marzocca, figlio di Saverio Marzocca e Natalizia Minervini. Suo padre è agricoltore e sua madre casalinga, è il secondo di sette fratelli: cinque maschi (Vincenzo, Cesareo, Gennaro, Paolo, Corrado) ed una femmina (Isabella). Frequenta un corso di Studi classici presso il Seminario vescovile e si diploma a pieni voti: sogna di proseguire la sua carriera studiando medicina. Conseguito il titolo di maturità classica, Mauro si dedica momentaneamente all'agricoltura, lavorando con il padre ed il fratello Paolo.
NOVEMBRE 1915
La guerra imperversa da un anno ormai ed esige tributi umani sempre più cospicui: Mauro è arruolato ed assegnato alla Brigata Firenze. Viene addestrato durante tutto il 1916 e frequenta il corso per allievi ufficiali di Parma, divenendo sottotenente di complemento. Secondo la direttiva di Luigi Cadorna, allora comandante in capo dell'esercito, tutti coloro in possesso di titolo di studio erano obbligati a prestare servizio come ufficiali: nell'aprile 1917 viene quindi inviato al fronte ed assegnato al 128° Reggimento di fanteria. Il suddetto reggimento si dimostra uno dei più valorosi in campo, tanto da meritare due citazioni sui bollettini di guerra del Comandante supremo e la Medaglia d'argento alle bandiere.
MAGGIO 1917
"Con eroico ardimento e inestinguibile fede vinsero le più aspre battaglie della Bainsizza: arginarono col petto de' loro mirabili fanti il nemico irrompente dal Piave e si coprirono di gloria con un irresistibile attacco nell'ora suprema della riscossa", così il l 128° Reggimento viene ricordato a seguito della X battaglia dell'Isonzo, guadagnando una citazione sul bollettino n° 722 del 16 maggio 1917, in quanto dimostratosi abile nel conquistare alcune basi nemiche ben difese.
AGOSTO 1917
Forte dell'indebolimento dell'esercito austro-ungarico, l'alto comando decide di sferrare un nuovo attacco, che si conclude con la conquista dell'altopiano della Bainsizza. Partecipano a questa battaglia Mauro ed un giovane Alessandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica Italiana.
Il reggimento di Mauro assedia Fortino Rutorsce, postazione nemica di vitale importanza per l'avanzata dell'esercito italiano, la cui conquista era fallita diverse volte, l'attacco comincia il 19. Il 20 Agosto, Mauro perde la vita a soli ventuno anni: Il giorno seguente il forte cade in mano italiana.
DOPO
"Costante esempio di coraggio e fermezza, trascinava i soldati alla conquista di una ben munita posizione avversaria, e sempre alla loro testa otteneva la resa di numerosi gruppi di nemici annidati in caverne. In un'ultima operazione del genere, più ardita delle altre, trovava morte gloriosa colpito in fronte da una raffica di mitragliatrice avversaria".
Queste sono le parole riportate sul bollettino di guerra n° 824, del 26 Agosto 1917, con le quali è per la prima volta commemorato Mauro, e vengono a lui conferiti (post mortem) una medaglia d'argento al Valor Militare e la carica di Tenente.
Le spoglie di Mauro vengono degnamente riposte nella Cappella del Cimitero monumentale di Molfetta, i suoi cimeli restituiti alla famiglia ed a lui viene intitolata una traversa di via Baccarini.
Quella di Mauro è la storia di un ragazzo a cui è stata ingiustamente strappata di mano l'esistenza, il racconto di una generazione defraudata di sogno e futuro, ma soprattutto una lezione sulla fragilità della vita, il primo bene che ci viene dato quando nasciamo e l'ultimo che ci viene tolto quando è giunta l'ora.
Dal 1915 al 1917 il fronte italiano combatte lungo le Alpi, con maggiore intensità nella zona dell'Isonzo e della città di Gorizia, ad est. In prossimità di questo fiume, lotta e perde la vita il Tenente molfettese Mauro Marzocca, il 20 Agosto 1917.
Ma chi era Mauro?
MOLFETTA, 17 APRILE 1896
Nasce, in via Francesco Saverio n° 70, Mauro Marzocca, figlio di Saverio Marzocca e Natalizia Minervini. Suo padre è agricoltore e sua madre casalinga, è il secondo di sette fratelli: cinque maschi (Vincenzo, Cesareo, Gennaro, Paolo, Corrado) ed una femmina (Isabella). Frequenta un corso di Studi classici presso il Seminario vescovile e si diploma a pieni voti: sogna di proseguire la sua carriera studiando medicina. Conseguito il titolo di maturità classica, Mauro si dedica momentaneamente all'agricoltura, lavorando con il padre ed il fratello Paolo.
NOVEMBRE 1915
La guerra imperversa da un anno ormai ed esige tributi umani sempre più cospicui: Mauro è arruolato ed assegnato alla Brigata Firenze. Viene addestrato durante tutto il 1916 e frequenta il corso per allievi ufficiali di Parma, divenendo sottotenente di complemento. Secondo la direttiva di Luigi Cadorna, allora comandante in capo dell'esercito, tutti coloro in possesso di titolo di studio erano obbligati a prestare servizio come ufficiali: nell'aprile 1917 viene quindi inviato al fronte ed assegnato al 128° Reggimento di fanteria. Il suddetto reggimento si dimostra uno dei più valorosi in campo, tanto da meritare due citazioni sui bollettini di guerra del Comandante supremo e la Medaglia d'argento alle bandiere.
MAGGIO 1917
"Con eroico ardimento e inestinguibile fede vinsero le più aspre battaglie della Bainsizza: arginarono col petto de' loro mirabili fanti il nemico irrompente dal Piave e si coprirono di gloria con un irresistibile attacco nell'ora suprema della riscossa", così il l 128° Reggimento viene ricordato a seguito della X battaglia dell'Isonzo, guadagnando una citazione sul bollettino n° 722 del 16 maggio 1917, in quanto dimostratosi abile nel conquistare alcune basi nemiche ben difese.
AGOSTO 1917
Forte dell'indebolimento dell'esercito austro-ungarico, l'alto comando decide di sferrare un nuovo attacco, che si conclude con la conquista dell'altopiano della Bainsizza. Partecipano a questa battaglia Mauro ed un giovane Alessandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica Italiana.
Il reggimento di Mauro assedia Fortino Rutorsce, postazione nemica di vitale importanza per l'avanzata dell'esercito italiano, la cui conquista era fallita diverse volte, l'attacco comincia il 19. Il 20 Agosto, Mauro perde la vita a soli ventuno anni: Il giorno seguente il forte cade in mano italiana.
DOPO
"Costante esempio di coraggio e fermezza, trascinava i soldati alla conquista di una ben munita posizione avversaria, e sempre alla loro testa otteneva la resa di numerosi gruppi di nemici annidati in caverne. In un'ultima operazione del genere, più ardita delle altre, trovava morte gloriosa colpito in fronte da una raffica di mitragliatrice avversaria".
Queste sono le parole riportate sul bollettino di guerra n° 824, del 26 Agosto 1917, con le quali è per la prima volta commemorato Mauro, e vengono a lui conferiti (post mortem) una medaglia d'argento al Valor Militare e la carica di Tenente.
Le spoglie di Mauro vengono degnamente riposte nella Cappella del Cimitero monumentale di Molfetta, i suoi cimeli restituiti alla famiglia ed a lui viene intitolata una traversa di via Baccarini.
Quella di Mauro è la storia di un ragazzo a cui è stata ingiustamente strappata di mano l'esistenza, il racconto di una generazione defraudata di sogno e futuro, ma soprattutto una lezione sulla fragilità della vita, il primo bene che ci viene dato quando nasciamo e l'ultimo che ci viene tolto quando è giunta l'ora.