Architetture storiche nell'agro di Molfetta, una studentessa: «Disinteresse verso il nostro passato»
La segnalazione in merito alla masseria del "Casale" situata nella zona industriale
lunedì 17 ottobre 2022
9.24
iReport
Riceviamo e pubblichiamo la seguente segnalazione giunta alla nostra redazione da una nostra lettrice: «Sono una cittadina di Molfetta, studentessa di architettura. Con la presente mail vorrei portare all'attenzione della vostra redazione una situazione presentatami oggi, in seguito a una visita a una delle masserie antiche che popolano l'agro molfettese. Di seguito la mia riflessione con allegate foto dello stato dei luoghi. Sarei ben lieta se la mia riflessione fosse posta all'attenzione della vostra pagina».
«Da qualche anno ho preso l'abitudine di effettuare escursioni tra le torri dell'agro molfettese.Per chi non lo sapesse, Molfetta è una delle poche città del nord barese che vanta un alto numero di masserie fortificate e torri, costruire tra il IX e il XVIII secolo e ancora esistenti, ma che purtroppo sono lasciate al loro decadimento come rovine architettoniche. Oggi pomeriggio la masseria di mio interesse è stata "il Casale", precedentemente nota come Casale di San Primo, posta nella zona industriale».
«Al di là del bene storico architettonico che esso costituisce (ci sono resti di abbeveratoi che si pensa essere di età greco-romana, fondazioni di X secolo e resti di una garitta) la cosa che più mi ha colpita, anzi amareggiata, è stata la situazione che si è presentata una volta affacciatami al cortile interno. Infatti, la caratteristica più affascinante di questo casale è la presenza di un pronao a cinque arcate in stile neoclassico che permette l'accesso all'agrumeto retrostante, come testimoniato nella foto in basso del 1996, riportata nel testo "Torri e Masserie fortificate a Molfetta" di Corrado Pappagallo. Ebbene, a distanza di 26 anni quelle arcate sono state totalmente demolite, l'agrumeto eliminato, bruciando le poche piante rimaste (durante il sopralluogo ho notato diverse porzioni di terreno bruciate molto recentemente) e adibendo il terreno a deposito di lastre di amianto e vestiti».
«Non avete idea della rabbia che ho provato e che provo davanti a una situazione del genere, che dimostra ancora una volta il disinteresse e l'indifferenza per la nostra storia da parte di chi dovrebbe custodire e valorizzare opere di questo valore (proprietari della struttura e organi amministrativi) e di come una delle masserie più grandi dell'agro molfettese sia ridotta via via, con il passare di pochi anni, in un cumulo di pietre, come se fosse un monumento funebre alla nostra consapevolezza culturale».
«Da qualche anno ho preso l'abitudine di effettuare escursioni tra le torri dell'agro molfettese.Per chi non lo sapesse, Molfetta è una delle poche città del nord barese che vanta un alto numero di masserie fortificate e torri, costruire tra il IX e il XVIII secolo e ancora esistenti, ma che purtroppo sono lasciate al loro decadimento come rovine architettoniche. Oggi pomeriggio la masseria di mio interesse è stata "il Casale", precedentemente nota come Casale di San Primo, posta nella zona industriale».
«Al di là del bene storico architettonico che esso costituisce (ci sono resti di abbeveratoi che si pensa essere di età greco-romana, fondazioni di X secolo e resti di una garitta) la cosa che più mi ha colpita, anzi amareggiata, è stata la situazione che si è presentata una volta affacciatami al cortile interno. Infatti, la caratteristica più affascinante di questo casale è la presenza di un pronao a cinque arcate in stile neoclassico che permette l'accesso all'agrumeto retrostante, come testimoniato nella foto in basso del 1996, riportata nel testo "Torri e Masserie fortificate a Molfetta" di Corrado Pappagallo. Ebbene, a distanza di 26 anni quelle arcate sono state totalmente demolite, l'agrumeto eliminato, bruciando le poche piante rimaste (durante il sopralluogo ho notato diverse porzioni di terreno bruciate molto recentemente) e adibendo il terreno a deposito di lastre di amianto e vestiti».
«Non avete idea della rabbia che ho provato e che provo davanti a una situazione del genere, che dimostra ancora una volta il disinteresse e l'indifferenza per la nostra storia da parte di chi dovrebbe custodire e valorizzare opere di questo valore (proprietari della struttura e organi amministrativi) e di come una delle masserie più grandi dell'agro molfettese sia ridotta via via, con il passare di pochi anni, in un cumulo di pietre, come se fosse un monumento funebre alla nostra consapevolezza culturale».