Tommaso Regina orgoglio di Molfetta alla 100 km del Passatore: «Esperienza da vivere»
L'atleta ha partecipato alla nota gara da Firenze a Faenza
domenica 2 giugno 2019
17.15
La 100 km del Passatore è una competizione podistica di ultramaratona (gara di estensione maggiore rispetto alla maratona tradizionale) che si svolge annualmente nell'ultimo sabato di maggio con partenza da Firenze e arrivo a Faenza. La gara, che si è svolta per la prima volta nel 1973, è intitolata al Passatore, popolare figura della storia e del folclore romagnolo. Snodandosi attraverso l'Appennino tosco-romagnolo, il percorso è caratterizzato da notevoli dislivelli e raggiunge il punto più alto al passo della Colla di Casaglia a 913 metri. Lungo il percorso sono presenti tre traguardi intermedi, a Borgo San Lorenzo 195 m (31,5 km), Colla di Casaglia 913 m (48 km) e a Marradi 328 m (65 km).
All'edizione 2019, corsa fra il 25 e il 25 maggio scorso, hanno preso parte anche due atleti di Molfetta della società locale Road Running, Tommaso Regina e Vanni Cascavilla, che si sono cimentati nella titanica impresa di completare l'intero percorso di gara. Proprio per farci raccontare questa mistica esperienza sportiva abbiamo chiesto a Tommaso un racconto della due giorni trascorsa in strada per conquistare l'ambita medaglia: «Credo sia stata un'esperienza indimenticabile vissuta perché vissuta con il mio amico Vanni, anche se ognuno di noi, in corsa, l'ha vissuta diversamente, dato che lui è molto più preparato di me e ha terminato prima ed è stato costretto ad attendermi all'arrivo. Siamo partiti da Firenze con 26 gradi fino ad arrivare ai 10 gradi di notte, con pioggia battente dalle 21 in poi! È stato bellissimo correre durante la notte, molte volte in solitaria, senza nessun'altro corridore vicino e al buio, dato che mi si è scaricata la torcia, nel silenzio totale, interrotto solo dal suono delle mie scarpe, dai versi degli animali notturni, il suono di fiumi e ruscelli, della pioggia incessante, per poi ammirare le lucciole da vicino che si confondevano in lontananza con altri runner illuminati dalle proprie torce. Il mio obiettivo era semplicemente quello di raggiungere il traguardo con le mie gambe essendo la mia prima 100 km».
In un percorso tanto lungo e difficile, non sono mancati imprevisti che hanno reso ancora più ardua l'impresa: «Al primo traguardo intermedio non ho trovato la mia sacca ed ho dovuto continuare fino al 50km, di sera, in montagna e con la pioggia, solo in canotta e sudato! Al 50km mi sono totalmente cambiato, ma ho dovuto correre solo con maglia termica a manica corta e canotta, dato che al cambio saltato nella sacca c'erano i miei manicotti! Particolare è stato quel momento che il telefono ha funzionato, in montagna, quando ho chiamato i miei figli verso mezzanotte, per dar loro la buonanotte. Ho affrontato tutta la notte, sotto la pioggia, tanto freddo, a manica corta! Comunque, a parte la pioggia incessante e nel finale un totale diluvio, è stato bello vedere l'alba che pian pianino sorgeva dietro le montagne ed i paesi che attraversavo, ascoltando il primo cinguettio per poi ascoltare un concerto di suoni mattutini».
Non è semplice correre per 100 chilometri ed è quindi inevitabile che durante il percorso ci sia stato qualche pensiero di rinuncia: «Devo ammettere che molte volte sono stato assalito dalla voglia di mollare, così come han fatto più di 600 corridori, ma la forza di non farlo è scaturita nel vedere quei volti distrutti nel pullman che passava e ripassava , che raccoglieva chi si ritirava e li portava a Faenza, facendomi pensare che non avrebbero gioito per la medaglia conquistata e senza la gioia di passare il traguardo. Mi ha aiutato molto il mio Amico Vanni, che per tramite telefonino mi chiamava e mi stimolava, impedendo che la mia voglia di mollare prendesse il sopravvento, così come durante la notte ed alle prime luci dell'alba, han fatto mia moglie, il mio amico Sandro de Pinto e Gaetano Panunzio, incitandomi, dicendomi e ripetendomi in continuazione che ormai mancasse poco all'arrivo, anche quando mancavano ancora 30km al traguardo!».
Queste le emozioni da lui provate nell'ultimo chilometro di questa sfida: «Non c'era nessuno in strada, data la pioggia. Ricordo quanto ho intravisto il traguardo, bello, illuminato e ho sentito la voce dello speaker che mi ha annunciato all'arrivo. Poi finalmente la fine della corsa, con la gente assiepata sotto i portici ai lati dell'arrivo. Negli ultimi metri ho sentito anche le grida di incitamento del mio amico Vanni che mi ha grida a squarciagola che finalmente ce l'avevo fatta. A quel punto ho sollevato le braccia al cielo perché l'impresa era conclusa! La sfortuna ha voluto che poco dopo il mio arrivo la pioggia sia cessata ma poco importa, l'essenziale è aver completato il percorso e so che non ce l'avrei fatta senza chi mi ha dato supporto nei momenti più difficili. Un'esperienza come questa la consiglio ma non in solitaria, perché è una sfida di testa soprattutto che vissuta da soli non darebbe la stessa gioia né durante il tragitto né all'arrivo».
All'edizione 2019, corsa fra il 25 e il 25 maggio scorso, hanno preso parte anche due atleti di Molfetta della società locale Road Running, Tommaso Regina e Vanni Cascavilla, che si sono cimentati nella titanica impresa di completare l'intero percorso di gara. Proprio per farci raccontare questa mistica esperienza sportiva abbiamo chiesto a Tommaso un racconto della due giorni trascorsa in strada per conquistare l'ambita medaglia: «Credo sia stata un'esperienza indimenticabile vissuta perché vissuta con il mio amico Vanni, anche se ognuno di noi, in corsa, l'ha vissuta diversamente, dato che lui è molto più preparato di me e ha terminato prima ed è stato costretto ad attendermi all'arrivo. Siamo partiti da Firenze con 26 gradi fino ad arrivare ai 10 gradi di notte, con pioggia battente dalle 21 in poi! È stato bellissimo correre durante la notte, molte volte in solitaria, senza nessun'altro corridore vicino e al buio, dato che mi si è scaricata la torcia, nel silenzio totale, interrotto solo dal suono delle mie scarpe, dai versi degli animali notturni, il suono di fiumi e ruscelli, della pioggia incessante, per poi ammirare le lucciole da vicino che si confondevano in lontananza con altri runner illuminati dalle proprie torce. Il mio obiettivo era semplicemente quello di raggiungere il traguardo con le mie gambe essendo la mia prima 100 km».
In un percorso tanto lungo e difficile, non sono mancati imprevisti che hanno reso ancora più ardua l'impresa: «Al primo traguardo intermedio non ho trovato la mia sacca ed ho dovuto continuare fino al 50km, di sera, in montagna e con la pioggia, solo in canotta e sudato! Al 50km mi sono totalmente cambiato, ma ho dovuto correre solo con maglia termica a manica corta e canotta, dato che al cambio saltato nella sacca c'erano i miei manicotti! Particolare è stato quel momento che il telefono ha funzionato, in montagna, quando ho chiamato i miei figli verso mezzanotte, per dar loro la buonanotte. Ho affrontato tutta la notte, sotto la pioggia, tanto freddo, a manica corta! Comunque, a parte la pioggia incessante e nel finale un totale diluvio, è stato bello vedere l'alba che pian pianino sorgeva dietro le montagne ed i paesi che attraversavo, ascoltando il primo cinguettio per poi ascoltare un concerto di suoni mattutini».
Non è semplice correre per 100 chilometri ed è quindi inevitabile che durante il percorso ci sia stato qualche pensiero di rinuncia: «Devo ammettere che molte volte sono stato assalito dalla voglia di mollare, così come han fatto più di 600 corridori, ma la forza di non farlo è scaturita nel vedere quei volti distrutti nel pullman che passava e ripassava , che raccoglieva chi si ritirava e li portava a Faenza, facendomi pensare che non avrebbero gioito per la medaglia conquistata e senza la gioia di passare il traguardo. Mi ha aiutato molto il mio Amico Vanni, che per tramite telefonino mi chiamava e mi stimolava, impedendo che la mia voglia di mollare prendesse il sopravvento, così come durante la notte ed alle prime luci dell'alba, han fatto mia moglie, il mio amico Sandro de Pinto e Gaetano Panunzio, incitandomi, dicendomi e ripetendomi in continuazione che ormai mancasse poco all'arrivo, anche quando mancavano ancora 30km al traguardo!».
Queste le emozioni da lui provate nell'ultimo chilometro di questa sfida: «Non c'era nessuno in strada, data la pioggia. Ricordo quanto ho intravisto il traguardo, bello, illuminato e ho sentito la voce dello speaker che mi ha annunciato all'arrivo. Poi finalmente la fine della corsa, con la gente assiepata sotto i portici ai lati dell'arrivo. Negli ultimi metri ho sentito anche le grida di incitamento del mio amico Vanni che mi ha grida a squarciagola che finalmente ce l'avevo fatta. A quel punto ho sollevato le braccia al cielo perché l'impresa era conclusa! La sfortuna ha voluto che poco dopo il mio arrivo la pioggia sia cessata ma poco importa, l'essenziale è aver completato il percorso e so che non ce l'avrei fatta senza chi mi ha dato supporto nei momenti più difficili. Un'esperienza come questa la consiglio ma non in solitaria, perché è una sfida di testa soprattutto che vissuta da soli non darebbe la stessa gioia né durante il tragitto né all'arrivo».