Promozione, la lettera dei capitani pugliesi: «Non venga dimenticata la nostra categoria»
Tra i firmatari anche Mauro de Ceglia del Borgorosso Molfetta
venerdì 22 gennaio 2021
Il campionato di Promozione, al pari di quello di Eccellenza, è fermo ormai dal 25 ottobre 2020, quando in Italia ha preso quota la seconda ondata di Coronavirus: da quel momento, tutti i successivi decreti hanno prolungato lo stop ai campionati dilettantistici e agli allenamenti di squadra. Al momento, lo stop è confermato almeno fino al 5 marzo, data di scadenza dell'ultimo provvedimento del Governo per contrastare l'epidemia.
In merito all'ulteriore sospensione dei tornei regionali, per effetto del dpcm del premier Giuseppe Conte, tutti i capitani delle 28 formazioni militanti nel campionato di Promozione pugliese (gironi A e B) hanno scritto una lettera indirizzata al presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia e a Vito Tisci, presidente del comitato regionale della Federcalcio.
Tra i firmatari c'è anche Mauro de Ceglia del Borgorosso Molfetta, oltre a Daniele De Vezze (Bitritto), Saverio Dicandia (Canosa), Francesco Ferorelli (Atletico Acquaviva), Giacomo Quattromini (Nuova Spinazzola), Pietro Digioia (Lucera), Lorenzo Costantino (Fesca Bari), Rocco Gentile (Rutigliano), Daniele Leo (Football Acquaviva), Giuseppe Ventura (Sporting Apricena), Fabio De Vito (Virtus Mola), Roberto Troilo (Don Uva Biscglie+), Carella Manolo (Capurso), Stefano Gioia (Avetrana), Danilo Schirone (Polimnia), Sandro Carrozza (Gallipoli), Davide Urso (Tricase), Marco De Lorenzis (Brilla Campi), Mimmo Camassa (Ginosa), Massimo Ancona (Locorotondo), Mimmo Peluso (Talsano), Luciano Quarta (Leverano), Francesco Magnolo (Melendugno), Mauro Agostino (Arboris Belli), Luigi Zilli (Taurisano), Daniele Lillo (Veglie), Gianni Marasco (Novoli).
«Speravamo che il nuovo Dpcm portasse novità positive per noi calciatori militanti nei Campionati dilettantistici, in questo caso Promozione pugliese. Invece, così non è stato. Ancora una volta siamo stati discriminati, considerati come l'ultima ruota del carro. Continuiamo a non capire come mai la Serie D e non solo, possano continuare a giocare e noi no.
Siamo consapevoli che le nostre sono delle piccole realtà, ma la domanda è una: perché questi bonus che vengono elargiti, peraltro in maniera disomogenea, non vengono distribuiti in maniera equa alle società, affinché le stesse possano seguire il protocollo della Serie D? Continuare a non considerarci, oltre ad offendere la nostra dignità, offende un intero apparato che, tra mille sacrifici e privazioni, riesce a muovere un comparto economico più che significativo.
Molti di noi vivono di calcio, per cui questo stop forzato ha procurato a noi stessi, e alle nostre famiglie, danni rilevanti, anche perché per molti è un lavoro, è l unica fonte economica, grazie alla quale si mantengono famiglie, si pagano fitti e spese varie. Non tralasciando il fatto che molti di noi hanno perso anche il lavoro, causa Covid. Ma, al di là dell'aspetto economico, il non consentirci di giocare e di allenare sta creando danni notevoli alla nostra salute, che risente in modo considerevole del blocco di ogni attività sportiva. Ed è per questo che chiediamo di ripartire in sicurezza, garantendo il bene primario della salute di noi tutti atleti e degli addetti ai lavori. E, a tal proposito, chiediamo che anche per il Campionato di Promozione vengano adottate le medesime regole previste per il Campionato di Serie D.
Vogliamo sicurezza per il nostro futuro. Non chiediamo la luna nel pozzo, ma solo che, come la Serie D, anche per noi si possa tornare a calcare l'erbetta nei rettangoli di gioco delle nostre città. Chiediamo rispetto e attenzione, come cittadini italiani rispettosi delle regole. E con noi giocatori, lo chiedono tutti coloro i quali fanno vivere questo settore così importante per lo sport e per l'economia. Chiediamo venga rispettata la nostra dignità. E crediamo non di chiedere troppo.
Con i migliori saluti. I capitani».
In merito all'ulteriore sospensione dei tornei regionali, per effetto del dpcm del premier Giuseppe Conte, tutti i capitani delle 28 formazioni militanti nel campionato di Promozione pugliese (gironi A e B) hanno scritto una lettera indirizzata al presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia e a Vito Tisci, presidente del comitato regionale della Federcalcio.
Tra i firmatari c'è anche Mauro de Ceglia del Borgorosso Molfetta, oltre a Daniele De Vezze (Bitritto), Saverio Dicandia (Canosa), Francesco Ferorelli (Atletico Acquaviva), Giacomo Quattromini (Nuova Spinazzola), Pietro Digioia (Lucera), Lorenzo Costantino (Fesca Bari), Rocco Gentile (Rutigliano), Daniele Leo (Football Acquaviva), Giuseppe Ventura (Sporting Apricena), Fabio De Vito (Virtus Mola), Roberto Troilo (Don Uva Biscglie+), Carella Manolo (Capurso), Stefano Gioia (Avetrana), Danilo Schirone (Polimnia), Sandro Carrozza (Gallipoli), Davide Urso (Tricase), Marco De Lorenzis (Brilla Campi), Mimmo Camassa (Ginosa), Massimo Ancona (Locorotondo), Mimmo Peluso (Talsano), Luciano Quarta (Leverano), Francesco Magnolo (Melendugno), Mauro Agostino (Arboris Belli), Luigi Zilli (Taurisano), Daniele Lillo (Veglie), Gianni Marasco (Novoli).
«Speravamo che il nuovo Dpcm portasse novità positive per noi calciatori militanti nei Campionati dilettantistici, in questo caso Promozione pugliese. Invece, così non è stato. Ancora una volta siamo stati discriminati, considerati come l'ultima ruota del carro. Continuiamo a non capire come mai la Serie D e non solo, possano continuare a giocare e noi no.
Siamo consapevoli che le nostre sono delle piccole realtà, ma la domanda è una: perché questi bonus che vengono elargiti, peraltro in maniera disomogenea, non vengono distribuiti in maniera equa alle società, affinché le stesse possano seguire il protocollo della Serie D? Continuare a non considerarci, oltre ad offendere la nostra dignità, offende un intero apparato che, tra mille sacrifici e privazioni, riesce a muovere un comparto economico più che significativo.
Molti di noi vivono di calcio, per cui questo stop forzato ha procurato a noi stessi, e alle nostre famiglie, danni rilevanti, anche perché per molti è un lavoro, è l unica fonte economica, grazie alla quale si mantengono famiglie, si pagano fitti e spese varie. Non tralasciando il fatto che molti di noi hanno perso anche il lavoro, causa Covid. Ma, al di là dell'aspetto economico, il non consentirci di giocare e di allenare sta creando danni notevoli alla nostra salute, che risente in modo considerevole del blocco di ogni attività sportiva. Ed è per questo che chiediamo di ripartire in sicurezza, garantendo il bene primario della salute di noi tutti atleti e degli addetti ai lavori. E, a tal proposito, chiediamo che anche per il Campionato di Promozione vengano adottate le medesime regole previste per il Campionato di Serie D.
Vogliamo sicurezza per il nostro futuro. Non chiediamo la luna nel pozzo, ma solo che, come la Serie D, anche per noi si possa tornare a calcare l'erbetta nei rettangoli di gioco delle nostre città. Chiediamo rispetto e attenzione, come cittadini italiani rispettosi delle regole. E con noi giocatori, lo chiedono tutti coloro i quali fanno vivere questo settore così importante per lo sport e per l'economia. Chiediamo venga rispettata la nostra dignità. E crediamo non di chiedere troppo.
Con i migliori saluti. I capitani».