Pietro Sportillo tuona contro la Molfetta Calcio

Intervista all'allenatore dopo l'esonero delle scorse ore

giovedì 24 gennaio 2019
A cura di Danilo de Robertis
Ufficializzato come allenatore della Molfetta Calcio il 24 dicembre scorso, Pietro Sportillo è stato esonerato ieri dalla società biancorossa militante in Eccellenza a meno di un mese dal suo arrivo.
Il tecnico ha guidato la squadra molfettese in appena tre giornate di campionato, ottenendo due sconfitte esterne sui campi di Trani e Vieste e una vittoria nell'ultimo impegno casalingo contro il Mesagne.
Proprio in virtù del successo ottenuto domenica al Paolo Poli, con il Molfetta che non vinceva una partita in campionato addirittura dal lontano 21 ottobre, è suonato come un fulmine a ciel sereno la scelta della società di esonerare l'allenatore. Oltre al danno, la beffa: le parole usate per annunciare la decisione. Il comunicato infatti dice testualmente: "I risultati deludenti e l'incapacità di dare una sterzata a gioco e atteggiamento della squadra in campo sono alla base della decisione".

Proprio queste parole, oltre alle tempistiche della scelta, hanno fatto saltare su tutte le furie Pietro Sportillo, che in esclusiva ai nostri microfoni ha palesato tutta la sua amarezza: "Nella mia carriera da calciatore e da allenatore non ho mai vissuto una situazione del genere. Ho trovato a dir poco vergognose le parole usate per comunicare la scelta di esonerarmi. Sono stato definito incapace da chi forse non conosce il significato di questa parola o semplicemente non capisce di calcio. Non accetto che qualcuno possa darmi dell'incapace perché ho alle spalle una carriera in cui mi sono sempre fatto rispettare seguendo l'etica del lavoro e della professionalità. Non mi piace fare polemica ma in questo momento ho bisogno di difendere la mia immagine che è stata fortemente messa in discussione con quelle parole piuttosto dure. La cosa più assurda è che nessuno dei dirigenti, fino al giorno prima, si è mai rivolto a me in quei termini e persino nell'ultima riunione tecnica non si era messa in dubbio la mia posizione nella squadra. Non sono stato io a chiamare la società per diventarne l'allenatore, sono stati loro a contattarmi e io avevo scelto di accettare questa possibilità per mettermi in gioco in una piazza come Molfetta. Sono sempre stato abituato a lavorare con rispetto e per questo avrei gradito sentirmi dire direttamente e in privato determinate cose, senza leggerle in un comunicato alla portata di tutti".

L'ex allenatore del Molfetta analizza così il suo breve periodo di lavoro: "Mi sono messo a disposizione della società da subito, fin dopo Natale, per farci trovare pronti ai primi impegni di campionato. Senza due giocatori importanti come Loseto (due turni di squalifica da scontare) e Vitale (indisponibile fino al 5 gennaio), ho dovuto lavorare facendo il meglio possibile per far fruttare al meglio le caratteristiche dei miei ragazzi. Non ho messo nessuno alla porta e ho cercato di far sentire tutti importanti perché credevo nelle loro qualità. Abbiamo perso due trasferte in cui potevamo fare punti e, per esempio, a Vieste fin qui non ha ancora vinto nessuno in campionato. Ho riportato la squadra alla vittoria dopo circa tre mesi contro un Mesagne che nelle ultime cinque partite aveva perso solo con la capolista Casarano. Insomma, c'erano tutti i presupposti per avviare un momento positivo per invertire la rotta dopo mesi difficili durante le precedenti gestioni. Poi però, dal nulla, mi ritrovo ad essere non solo esonerato ma accusato di non aver dato una sterzata al gioco. Quale allenatore riesce in meno di un mese a stravolgere una squadra? Se mi avessero detto prima della firma che volevano vincere da subito tutte le partite allora forse avrei accettato tale decisione, ma nel calcio non funziona così. Se qualcuno in società è deluso perché pensava di vincere il campionato allora forse l'incapace non sono io. Bisogna essere in grado di assumersi le proprie responsabilità e io sono stato messo alla porta senza preavviso e con termini assolutamente irrispettosi. Sono ancora senza parole, soprattutto perché il ds Frascati e il presidente si son detti ignari di quanto scritto nel comunicato dell'esonero. Se qualcuno ha agito così evidentemente l'ha fatto per rancori personali ma non per motivi di campo. Se faccio l'allenatore è perché amo questo sport e soprattutto credo nel lavoro tecnico e tattico fatto sul campo, non nei teatrini e nelle sceneggiate. La vicenda che ho vissuto è stata un'autentica farsa! Resto a disposizione della società per qualsiasi tipo di confronto perché fin qui non c'è stato".

In chiusura, Sportillo ha comunque voluto dedicare un pensiero a giocatori e tifosi: "Ci tengo a fare un grosso in bocca al lupo ai ragazzi perché con me hanno sempre avuto un rapporto onesto e rispettoso, spero possano togliersi le soddisfazioni che meritano. Ringrazio anche la tifoseria che, nonostante tutto, è sempre stata vicina ai colori biancorossi".