Michele Patruno, l’uomo della svolta
Tra campo e mercato, con Michele Patruno ancora al suo posto.
lunedì 6 luglio 2015
7.38
Sa come vincere, è capace di divertire, gioca un calcio pieno, ricco e mai banale, con la rabbia e la sfrontatezza di chi vuole arrivare lontano. Il Borgorosso Molfetta è pronto a ripartire, stavolta in Seconda Categoria, ancora una volta dietro la regìa di un allenatore bravo e competente come Michele Patruno. Ha cominciato bene, e subito. Ha tolto il respiro alle avversarie, vincendo e convincendo, ed è sul ponte di comando: sicuro di sé e in attesa della nuova stagione.
Quelle della stagione 2015/2016 saranno eccellenti sfide, non partite-verità: la verità in biancorosso è già scritta. Ed è una verità che ha il volto di Michele Patruno, la sua molfettesità e il suo accanimento, la sua idea di calcio totale, l'identità che ha voluto/saputo imporre, facendo certe scelte scomode eppure necessarie. Così è maturato il progetto, così si è aperta la strada verso la vittoria, la svolta che il club cercava dopo la fine del girone di andata dello scorso campionato.
Di Patruno si parla troppo, ma anche troppo poco di quanto e come abbia saputo imporsi, e abbia compiuto passi decisi e non sempre condivisi. Di questo suo calcio che non ha un'etichetta, non è la fotocopia del metodo di questo o quel profeta, è un po' il suo spirito da combattente, la sua storia, l'idea di riportare una squadra locale al trionfo al primo anno. Non sarebbe stato facile, lo sapeva; si era avvicinato al ritorno sul rettangolo di gioco - stavolta da allenatore - senza il timore di sbagliare approccio; aveva sentito il peso della diffidenza, di essere considerato un numero due, non la prima scelta, badando poco a certi ronzii attorno a sé. In quasi dodici mesi ha compiuto il balzo, lui e questa squadra che ha tanti buoni giocatori, qualche talento, una gran fame di emergere e un valore aggiunto: l'allenatore.
Quelle della stagione 2015/2016 saranno eccellenti sfide, non partite-verità: la verità in biancorosso è già scritta. Ed è una verità che ha il volto di Michele Patruno, la sua molfettesità e il suo accanimento, la sua idea di calcio totale, l'identità che ha voluto/saputo imporre, facendo certe scelte scomode eppure necessarie. Così è maturato il progetto, così si è aperta la strada verso la vittoria, la svolta che il club cercava dopo la fine del girone di andata dello scorso campionato.
Di Patruno si parla troppo, ma anche troppo poco di quanto e come abbia saputo imporsi, e abbia compiuto passi decisi e non sempre condivisi. Di questo suo calcio che non ha un'etichetta, non è la fotocopia del metodo di questo o quel profeta, è un po' il suo spirito da combattente, la sua storia, l'idea di riportare una squadra locale al trionfo al primo anno. Non sarebbe stato facile, lo sapeva; si era avvicinato al ritorno sul rettangolo di gioco - stavolta da allenatore - senza il timore di sbagliare approccio; aveva sentito il peso della diffidenza, di essere considerato un numero due, non la prima scelta, badando poco a certi ronzii attorno a sé. In quasi dodici mesi ha compiuto il balzo, lui e questa squadra che ha tanti buoni giocatori, qualche talento, una gran fame di emergere e un valore aggiunto: l'allenatore.