Pallacanestro Molfetta: fenomeno Andrea Maggi 3.0
Tornato a Molfetta per il suo terzo atto, il playmaker goriziano è una certezza
lunedì 7 dicembre 2015
Per un ragazzo nato a Gorizia e poi sceso a Molfetta non dev'essere poi tanto strano pensare di essere infinito. Non nel senso di superbia o follia. No. Più semplicemente, infinito nel senso di "non finito". Che ugualmente non è poco, visto che Andrea Maggi, questo ragazzo nato il 6 novembre 1980, una sera di mezza estate come tante ha deciso di tornare a Molfetta. La sua seconda casa, per la terza volta. Uno di quei ritorni che infiammano la piazza, ma nessuno te lo dice in faccia, tutti lo pensano come la più classica "minestra risaldata". Al primo tiro sbagliato su quel parquet tutti ti guardano abbassando lo sguardo e pensano: sei finito. Più finito che mai, se poi la stagione non va come dovrebbe.
Ma quel canestro di sogni è ancora lì. Maggi è tornato, con qualche anno in più, ma con lo stesso entusiasmo di sempre. Ha ripreso confidenza, stabilità, sicurezza. Il talento, non s'era mai perso. E quindi rieccolo, il playmaker che ha mandato tante volte gli spalti del PalaPoli in delirio. Più forte di prima, più campione di tutti. Ha scelto Molfetta per mostrarsi al panorama cestistico ancora una volta, e soprattutto facendo una scelta di cuore più che di portafoglio. E per insegnare non solo il basket, ma tante altre cose.
Quasi una prova di forza: quella che lui ha esibito soprattutto a tornare. Non solo a giocare. Il talento è un dono da conservare con rispetto per se stessi, anche (soprattutto) a costo di sacrifici che non vengono pubblicizzati dai giornali, né ingombrano le tv e nemmeno vengono immortalati da selfie con o senza bastone. I sacrifici finiscono poco sui social, ma in compenso restano molto nel cuore. E siccome con il cuore si vince, come diceva uno spot di tanti anni fa, ecco che Andrea Maggi - risultati a parte - ha già vinto. Perché la sua storia, che può essere ampliata a ben più di questa paginetta, può essere raccontata alla gente comune.
Arrivato in riva all'Adriatico nel 2006 già nella prima stagione è tra i protagonisti della promozione dalla C1 alla B2 nella storica finale con il Massafra. Nelle due stagioni successive si esprime su ottimi livelli guidando Molfetta anche nelle stagioni in A dilettanti. Dopo la retrocessione di Molfetta, per il playmaker esperienza a Martina Franca in B, poi ancora Molfetta, prima dell'ultima stagione nell'Udas Cerignola in Serie C risultando il miglior realizzatore della squadra con 434 punti a referto. Adesso – come anticipato – ancora Molfetta, e in fondo è giusto così. Perché nella vita e nello sport non c'è nulla di infinito, anche se c'è un ragazzone-campione che gioca a dimostrare il contrario.
Ma quel canestro di sogni è ancora lì. Maggi è tornato, con qualche anno in più, ma con lo stesso entusiasmo di sempre. Ha ripreso confidenza, stabilità, sicurezza. Il talento, non s'era mai perso. E quindi rieccolo, il playmaker che ha mandato tante volte gli spalti del PalaPoli in delirio. Più forte di prima, più campione di tutti. Ha scelto Molfetta per mostrarsi al panorama cestistico ancora una volta, e soprattutto facendo una scelta di cuore più che di portafoglio. E per insegnare non solo il basket, ma tante altre cose.
Quasi una prova di forza: quella che lui ha esibito soprattutto a tornare. Non solo a giocare. Il talento è un dono da conservare con rispetto per se stessi, anche (soprattutto) a costo di sacrifici che non vengono pubblicizzati dai giornali, né ingombrano le tv e nemmeno vengono immortalati da selfie con o senza bastone. I sacrifici finiscono poco sui social, ma in compenso restano molto nel cuore. E siccome con il cuore si vince, come diceva uno spot di tanti anni fa, ecco che Andrea Maggi - risultati a parte - ha già vinto. Perché la sua storia, che può essere ampliata a ben più di questa paginetta, può essere raccontata alla gente comune.
Arrivato in riva all'Adriatico nel 2006 già nella prima stagione è tra i protagonisti della promozione dalla C1 alla B2 nella storica finale con il Massafra. Nelle due stagioni successive si esprime su ottimi livelli guidando Molfetta anche nelle stagioni in A dilettanti. Dopo la retrocessione di Molfetta, per il playmaker esperienza a Martina Franca in B, poi ancora Molfetta, prima dell'ultima stagione nell'Udas Cerignola in Serie C risultando il miglior realizzatore della squadra con 434 punti a referto. Adesso – come anticipato – ancora Molfetta, e in fondo è giusto così. Perché nella vita e nello sport non c'è nulla di infinito, anche se c'è un ragazzone-campione che gioca a dimostrare il contrario.