Non solo lato b: Patruno grande tecnico
Secondo anno di fila per il tecnico molfettese sulla panchina del Borgorosso
mercoledì 26 agosto 2015
8.01
Sarà perché è alto e irruento nei modi, come dice la Grasta. Sarà perché parla come lingua preferita il dialetto – sempre la Grasta docet – o forse perché alla sua bottega di prodotti ortofrutticoli s'è fatto le ossa. Le qualità che il presidente del Borgorosso Molfetta individua in Michele Patruno sono tutte vere e valide. Ma ce n'è una, adesso che lui si gioca tutto, ma proprio tutto, nella sua seconda stagione, che non va dimenticata. E' un grande tecnico. Certo, ha fortuna. Che nella vita serve e fa comodo. Ma attenzione a derubricare il cammino di "Pagnotta" solo col suo prominente lato b.
Appena giunto sulla panchina del Borgorosso, guardata la rosa sconfinata, aveva avuto un'idea: gioco col tridente. Il tempo delle amichevoli estive e subito la correzione. Così, senza far rumore, senza proclami, senza fare il fenomeno, Patruno s'è preso il Borgorosso. E con lui, adesso, una buona fetta del calcio locale.
Promozione in Seconda Categoria, finale vinta in Coppa Puglia. Patruno ha risposto con i fatti a chi pensava – ed erano in tanti – fosse un bluff. L'ha fatto smontando il credo che per far bene in panchina devi fare il fenomeno. Ha usato, a differenza di tanti Guru in giro per la Puglia, l'educazione. Rapporto schietto con tutti i giocatori e con quelli che non avevano voglia di fare non è stato tenero. Ha retto con saggezza la tracimante presenza verbale e non solo di la Grasta e gli altri membri dirigenziali. Ha fatto suo lo spogliatoio, chiedendo rispetto, ma soprattutto – fondamentale con i calciatori in genere – concedendolo lui per primo. Certo, senza Murolo sarebbe in un'altra parte della classifica e in un altro campionato. Ma sarebbe assurdo pensare che il Borgorosso Molfetta sia solo Murolo-dipendente. E' una squadra solida, maledettamente pratica, disposta al sacrifico, molto, moltissimo affamata. Di vittorie, di soddisfazioni ed anche di piccole grandi rivincite, come quella del suo allenatore Michele Patruno.
Appena giunto sulla panchina del Borgorosso, guardata la rosa sconfinata, aveva avuto un'idea: gioco col tridente. Il tempo delle amichevoli estive e subito la correzione. Così, senza far rumore, senza proclami, senza fare il fenomeno, Patruno s'è preso il Borgorosso. E con lui, adesso, una buona fetta del calcio locale.
Promozione in Seconda Categoria, finale vinta in Coppa Puglia. Patruno ha risposto con i fatti a chi pensava – ed erano in tanti – fosse un bluff. L'ha fatto smontando il credo che per far bene in panchina devi fare il fenomeno. Ha usato, a differenza di tanti Guru in giro per la Puglia, l'educazione. Rapporto schietto con tutti i giocatori e con quelli che non avevano voglia di fare non è stato tenero. Ha retto con saggezza la tracimante presenza verbale e non solo di la Grasta e gli altri membri dirigenziali. Ha fatto suo lo spogliatoio, chiedendo rispetto, ma soprattutto – fondamentale con i calciatori in genere – concedendolo lui per primo. Certo, senza Murolo sarebbe in un'altra parte della classifica e in un altro campionato. Ma sarebbe assurdo pensare che il Borgorosso Molfetta sia solo Murolo-dipendente. E' una squadra solida, maledettamente pratica, disposta al sacrifico, molto, moltissimo affamata. Di vittorie, di soddisfazioni ed anche di piccole grandi rivincite, come quella del suo allenatore Michele Patruno.