Molfetta Sportiva 1917, la metamorfosi: dalla zona playoff al settimo posto

La sconfitta (0-1 gol di Augelli) contro l’Atletico Vieste è l'ultima tappa (per ora) di un lungo percorso di trasformazione

domenica 1 novembre 2015 17.34
A cura di Andrea Teofrasto
"Ricordiamoci da dove arriviamo". Lo dicono tutti gli allenatori, specie quelli che subentrano dopo annate difficili. Iennaco, nelle funzioni di allenatore/calciatore (anzi Mauro Lanza) non può farlo, nell'ultima stagione a lungo c'è stato lui, ma in casa Molfetta Sportiva 1917 (ex Libertas Molfetta) devono ricordarselo. E con ogni probabilità lo fanno giornalmente. A maggio finì con la squadra molfettese fuori dalla zona playoff. Oggi, dopo 9 turni, sono laggiù, con 13 punti: il cambio di prospettiva è sotto gli occhi di tutti, anche i più schizzinosi. La vittoria dell'Atletico Vieste, poi, è stata la prova che questa Molfetta Sportiva non è reale, che non vende sogni, ma solide realtà (come diceva quello spot). Uno spot triste proprio come la realtà.

La quarta sconfitta stagionale è di quelli pesanti: perché arriva contro un Atletico Vieste che si è guadagnata sul campo le "stellette" di candidata principale alla lotta per un piazzamento playoff. Mette le freccia e va. Augelli timbra il cartellino e Vieste sale a +3 su Molfetta in classifica. Una situazione, quella della Molfetta Sportiva, che conferma una tendenza, e derubrica le cadute con Barletta 1922, Atletico Mola, Team Altamura e Atletico Vieste no più a semplici "incidenti di percorso". Perché dà molte indicazioni che fanno pensare che i biancorossi vanno avanti a stendo con la speranza che lotteranno fino alla fine per il bersaglio grosso.

Ma nonostante l'altalena di risultati, gli anni passano, le stagioni pure, ma si prosegue sempre e solo con Lanza: il presidente-tecnico prosegue con il suo personalissimo e autoritario diktat societario. In estate tutti dicevano che tutta la rosa è valida e verrà sfruttata al massimo, dicevano che la squadra può assorbire cambi e schemi tattici da una partita all'altra mantenendo la sua anima, dicevano che il gruppo conta più delle individualità. Già, dicevano.

Chiudiamo con l'ambiente, l'aura, il mood. L'ultima annata è stata nel segno della "legge di Murphy": se qualcosa può andar male, andrà male. Oggi, la situazione è analoga. Se a primavera il pubblico si sedeva al Poli portandosi preventivamente le mani nei capelli, ora è tornata a farlo. Almeno per quei pochi che ancora vanno allo stadio. Sfiducia, che genera sfiducia. Qualcosa non è cambiato. Molto non è cambiato soprattutto in panchina e nei risultati.