Michele Patruno maestro di calcio. Grinta e cuore biancorosso
Allenatore, tutt'altro che bollito. Rottamatore giusto al posto giusto
martedì 6 settembre 2016
Sicuramente Michele Patruno alzerà il sopracciglio leggendo chi oggi sui giornali lo chiamerà "mister promozione", o scriverà del suo "far viaggiare la palla", espressioni dette una volta ma che la pigrizia del giornalismo sportivo gli ha tatuato addosso. Ma la cosa che più lo farà sbuffare, conoscendolo, sarà il paragone che spesso amici e dirigenti del Borgorosso gli attribuiscono: "il nostro Ferguson...". Perchè in uno spogliatoio è anche importante scherzarci su ogni tanto. Giovane e vincente, lo dicono i fatti, con i numeri e le statistiche degli ultimi due anni a far da cornice; prima tanta gavetta, un po' di promozioni, qualche delusione, ma un'unica passione: il calcio e il Borgorosso. Eppure non c'è allenatore migliore di lui, per il Borgorosso di la Padula.
Patruno è l'allenatore molfettese più simile a quello che gli inglesi del calcio chiamano manager, e per questo è più moderno di tanti giovani. Piace anche perché non ha padrini potenti, questo tecnico burbero che conviene non fare arrabbiare. E' un maestro di calcio come non ce ne sono più da un pezzo, e probabilmente ha lanciato più giovani di talento lui negli ultimi 2 anni che la metà degli allenatori delle altre serie messi assieme. Soltanto nel Borgorosso ha fatto crescere Castagno, Murolo, Grieco. Numeri alla mano, qualunque tifoso può garantire che non c'è rottamatore più efficiente di lui: arrivato sulla panchina biancorossa, ha evitato qualunque frase ad effetto sulla storia, la tradizione, la grinta e il cuore biancorosso.
Ha ricostruito un ambiente calcistico depresso senza lisciare il pelo ai tifosi, ha portato una mentalità manageriale in una società che all'epoca pascolava in Terza Categoria, senza appeal e con giocatori scartati: ha trovato un presidente, Felice la Padula, che gli ha dato ascolto e lo ha fatto lavorare, e oggi lancia il Borgorosso con una squadra di giovani di belle speranze, qualche certezza già cercata dalle cosiddette big, lo stadio Petrone – quello delle due promozioni – pieno sugli spalti e un marchio, quello biancorosso, in spolvero anche fuori dai confini cittadini. Quella che era un'incognita, sicuramente una delle più scarse degli ultimi anni, poco eccitante anche da un punto di vista mediatico è ad oggi una certezza.
Patruno è l'allenatore molfettese più simile a quello che gli inglesi del calcio chiamano manager, e per questo è più moderno di tanti giovani. Piace anche perché non ha padrini potenti, questo tecnico burbero che conviene non fare arrabbiare. E' un maestro di calcio come non ce ne sono più da un pezzo, e probabilmente ha lanciato più giovani di talento lui negli ultimi 2 anni che la metà degli allenatori delle altre serie messi assieme. Soltanto nel Borgorosso ha fatto crescere Castagno, Murolo, Grieco. Numeri alla mano, qualunque tifoso può garantire che non c'è rottamatore più efficiente di lui: arrivato sulla panchina biancorossa, ha evitato qualunque frase ad effetto sulla storia, la tradizione, la grinta e il cuore biancorosso.
Ha ricostruito un ambiente calcistico depresso senza lisciare il pelo ai tifosi, ha portato una mentalità manageriale in una società che all'epoca pascolava in Terza Categoria, senza appeal e con giocatori scartati: ha trovato un presidente, Felice la Padula, che gli ha dato ascolto e lo ha fatto lavorare, e oggi lancia il Borgorosso con una squadra di giovani di belle speranze, qualche certezza già cercata dalle cosiddette big, lo stadio Petrone – quello delle due promozioni – pieno sugli spalti e un marchio, quello biancorosso, in spolvero anche fuori dai confini cittadini. Quella che era un'incognita, sicuramente una delle più scarse degli ultimi anni, poco eccitante anche da un punto di vista mediatico è ad oggi una certezza.