Libertas Molfetta: ultima fermata dopo una lenta agonia
Al Paolo Poli arriva il Sudest nell'ultima di campionato
domenica 19 aprile 2015
8.21
Mamma mia, l'ultima di Eccellenza. La sfida playoff, ah no, non si gioca per l'accesso agli spareggi. Voglia di crederci ancora, sì, boh, forse. E allora perché si gioca la l'ultima di campionato contro il Sudest?
Beh, perchè il calendario lo prevede. L'ultimo appuntamento, gli ultimi 90' di una stagione deludente, di un campionato che ha illuso un pò tutti. Di questi tempi, se sottovaluti un avversario le prendi, ed anche di santa ragione. Non ci sono attenuanti. Se la Libertas Molfetta gioca al 30% e il Sudest al 95%, vince il Sudest. Teoria che vale un pò per tutte le squadre. Nel calcio di oggi contano due cose: corsa e fame. La squadra di Lanza ha solo questo piccolo/grande difetto: a volte si distrae e prende imbarcate senza senso. Se giocasse sempre ai suoi livelli, non avrebbe mai alcun problema. Almeno così ha dimostrato a volte durante la stagione. Sconfitte che fanno bene non esistono ma quelle che ti fanno arrabbiare a volte servono. Tanto. Con il Sudest i biancorossi ce la possono fare. Sulla carta sono più forti e hanno individualità maggiori.
Ma se la gara è alla portata, i playoff no. Contro l'Hellas Taranto sembrava un'amichevole ma amichevole non lo era. La Libertas, a Taranto, ha peccato di onnipotenza, il vero grande male del Presidente della Libertas Molfetta, Mauro Lanza. Bene, di Lanza bisogna parlarne ogni tanto. La stampa locale ha un grandissimo difetto. Parla e scrive solo in base ai risultati del campo ma quelli più importanti sono i risultati del bilancio economico e programmatico in ambito societario. Il futuro si costruisce con la solidità societaria e non con una stagione da vertice grazie ad un bravo allenatore che domani cambia città e che ti indovina la stagione. Certo, questi sono meriti (anzi demeriti) di un Presidente ma i tifosi dovrebbero anche chiedersi che garanzie ti dà per il futuro questa persona. La sciarpa in testa, la tarantella in mezzo al campo, le interviste simpatiche e sgrammaticate fanno colore, ma in questo calcio abbiamo bisogno di industriali seri con garanzie economiche da qui al futuro. Guardiamo troppo alla stagione in corso e poco alle tre future.
A Molfetta un anno fa si cantava e ballava in vista dei playoff, oggi si spera nel miracolo sportivo, sulle sciagure altrui. Purtroppo nessuno si rende conto che, da anni, a Molfetta c'è un morto che parla. Eppure nessuno ha fermato Lanza per quelle che molti hanno giudicato sue follie. Nessuno ha mai chiesto: «Signore, mi fai vedere i tuoi fatturati e lo stato patrimoniale e contrattuale della società?» tanto per capire fino a che punto una società sportiva possa spingersi. Non uno che gli abbia fatto questa benedetta domanda. Nessuno si preoccupa se il calcio abbia perso credibilità. La società molfettese gioca in uno stadio che è l'esatto contrario del regalino "Città Europea dello Sport". È anche questo frutto del malessere del sistema. Dobbiamo capire che le strutture, al giorno d'oggi, sono più importanti dei calciatori. Centri sportivi e stadi devono essere il punto di partenza.
Servono persone con un'idea e con una cultura neanche paragonabili agli vertici del nostro calcio, malato ed ignorante. Sono queste le battaglie che dovrebbero portare avanti società sportive e istituzioni, andando a prendere gli squali e non i pesci rossi. Solo così si diventa grandi e si riesce ad arrivare al successo. Buon fine campionato!
Beh, perchè il calendario lo prevede. L'ultimo appuntamento, gli ultimi 90' di una stagione deludente, di un campionato che ha illuso un pò tutti. Di questi tempi, se sottovaluti un avversario le prendi, ed anche di santa ragione. Non ci sono attenuanti. Se la Libertas Molfetta gioca al 30% e il Sudest al 95%, vince il Sudest. Teoria che vale un pò per tutte le squadre. Nel calcio di oggi contano due cose: corsa e fame. La squadra di Lanza ha solo questo piccolo/grande difetto: a volte si distrae e prende imbarcate senza senso. Se giocasse sempre ai suoi livelli, non avrebbe mai alcun problema. Almeno così ha dimostrato a volte durante la stagione. Sconfitte che fanno bene non esistono ma quelle che ti fanno arrabbiare a volte servono. Tanto. Con il Sudest i biancorossi ce la possono fare. Sulla carta sono più forti e hanno individualità maggiori.
Ma se la gara è alla portata, i playoff no. Contro l'Hellas Taranto sembrava un'amichevole ma amichevole non lo era. La Libertas, a Taranto, ha peccato di onnipotenza, il vero grande male del Presidente della Libertas Molfetta, Mauro Lanza. Bene, di Lanza bisogna parlarne ogni tanto. La stampa locale ha un grandissimo difetto. Parla e scrive solo in base ai risultati del campo ma quelli più importanti sono i risultati del bilancio economico e programmatico in ambito societario. Il futuro si costruisce con la solidità societaria e non con una stagione da vertice grazie ad un bravo allenatore che domani cambia città e che ti indovina la stagione. Certo, questi sono meriti (anzi demeriti) di un Presidente ma i tifosi dovrebbero anche chiedersi che garanzie ti dà per il futuro questa persona. La sciarpa in testa, la tarantella in mezzo al campo, le interviste simpatiche e sgrammaticate fanno colore, ma in questo calcio abbiamo bisogno di industriali seri con garanzie economiche da qui al futuro. Guardiamo troppo alla stagione in corso e poco alle tre future.
A Molfetta un anno fa si cantava e ballava in vista dei playoff, oggi si spera nel miracolo sportivo, sulle sciagure altrui. Purtroppo nessuno si rende conto che, da anni, a Molfetta c'è un morto che parla. Eppure nessuno ha fermato Lanza per quelle che molti hanno giudicato sue follie. Nessuno ha mai chiesto: «Signore, mi fai vedere i tuoi fatturati e lo stato patrimoniale e contrattuale della società?» tanto per capire fino a che punto una società sportiva possa spingersi. Non uno che gli abbia fatto questa benedetta domanda. Nessuno si preoccupa se il calcio abbia perso credibilità. La società molfettese gioca in uno stadio che è l'esatto contrario del regalino "Città Europea dello Sport". È anche questo frutto del malessere del sistema. Dobbiamo capire che le strutture, al giorno d'oggi, sono più importanti dei calciatori. Centri sportivi e stadi devono essere il punto di partenza.
Servono persone con un'idea e con una cultura neanche paragonabili agli vertici del nostro calcio, malato ed ignorante. Sono queste le battaglie che dovrebbero portare avanti società sportive e istituzioni, andando a prendere gli squali e non i pesci rossi. Solo così si diventa grandi e si riesce ad arrivare al successo. Buon fine campionato!