Il pugile molfettese Claudio Squeo si racconta
Cosa è cambiato dopo la vittoria all' VIII Edizione Torneo Nazionale Guanto d'Oro d'Italia
sabato 5 luglio 2014
8.26
Dopo aver battuto il siciliano Emanuele D'Ippolito (Eagle ASD), per 3-0, nella categoria 91 Kg nella terza e ultima giornata di gare alla VIII Edizione Torneo Nazionale Guanto d'Oro d'Italia Trofeo "Aldo Garofalo", il vincitore dell'alloro Claudio Giuseppe Squeo (Quero-Chiloiro) si è raccontato alla redazione di MolfettaViva dopo il suo rientro a Molfetta.
Partiamo dall'ambito sportivo. Nell'VIII Edizione del Guanto d'Oro qual è l'avversario che maggiormente ti ha messo in difficoltà?
«Sicuramente Emanuele D'Ippolito nella categoria 91 Kg in finale perchè era mancino e più tecnico degli altri, anche se devo dire che anche il mio secondo avversario Onuta è stato molto ostico da affrontare».
Quale errore non rifaresti nella tua carriera di pugile?
«Anche se sono diventato Guanto d'Oro, voglio rimanere con i piedi per terra, non vorrei mai sottovalutare i miei avversari futuri».
Il tuo pugile preferito, del passato e del presente. A chi ti isipri?
«Personalmente mi sono sempre ispirato a pugili picchiatori come Tyson, Sonny Liston e Joe Frazier. Attualmente credo ci siano pochi pugili che sono in grado di emozionarmi perchè si è perso quello spirito guerriero che caratterizzava i match del passato».
Sei rientrato dopo qualche mese di riposo in cui l'infortunio ha limitato la tua preparazione. Che sensazioni hai avuto dopo la vittoria?
«Si purtroppo nel Talent League a maggio ho subito una ferita all'arcata sopraccigliare che non mi ha consentito di prepararmi al meglio. All'inizio infatti ero molto contratto, ma dopo la prima vittoria mi sono sbloccato ho preso fiducia e consapevolezza nei miei mezzi. Sentivo che quest'anno il titolo sarebbe stato mio».
Quanto è importante per te tutto questo? Parlo dell'aspetto psicologico?
«A livello psicologico è fondamentale la vittoria, perchè in tanti anni di sacrifici, di rinunce e delusioni, è la giusta ricompensa che mi spetta, inoltre è un ulteriore motivazione per affrontare nuove sfide».
Pensi mai alla Nazionale? Attendi sempre una chiamata?
«Per me la Nazionale è un sogno che attendo da anni, spero che con questa mia affermazione mi diano la possibilità di dimostrare le mie qualità di pugile».
Il Guanto d'Oro è un premio comunque importante, cosa pensi di aver dato al pugilato in generale o nello specifico alla città di Molfetta?
«Il Guanto d'Oro è il trofeo piú prestigioso che un pugile possa vincere in Italia. Penso che a livello generale ho dimostrato che non solo nel pugilato ma anche nella vita in generale bisogna crederci e non mollare mai. Nello specifico credo di aver dato a Molfetta un grande prestigio anche perchè sono l'unico pugile in circolazione in questa città ad aver raggiunto questo traguardo».
Qual è la tua squadra del cuore?
«Sono interista, anche se sono anni che non facciamo bella figura. Comunque bisogna non mollare e crederci fino alla fine. Interisti si nasce non si diventa. Spero che il presidente Thoir costruisca una grande Inter così soffro meno davanti alla Tv».
Il tuo hobby oltre la boxe?
«Oltre il pugilato il mio interesse è soprattutto legato sull'Università. Sono ormai vicino a conseguire la Laurea in Giurisprudenza. Ma non posso negare la mia passione per gli animali».
Partiamo dall'ambito sportivo. Nell'VIII Edizione del Guanto d'Oro qual è l'avversario che maggiormente ti ha messo in difficoltà?
«Sicuramente Emanuele D'Ippolito nella categoria 91 Kg in finale perchè era mancino e più tecnico degli altri, anche se devo dire che anche il mio secondo avversario Onuta è stato molto ostico da affrontare».
Quale errore non rifaresti nella tua carriera di pugile?
«Anche se sono diventato Guanto d'Oro, voglio rimanere con i piedi per terra, non vorrei mai sottovalutare i miei avversari futuri».
Il tuo pugile preferito, del passato e del presente. A chi ti isipri?
«Personalmente mi sono sempre ispirato a pugili picchiatori come Tyson, Sonny Liston e Joe Frazier. Attualmente credo ci siano pochi pugili che sono in grado di emozionarmi perchè si è perso quello spirito guerriero che caratterizzava i match del passato».
Sei rientrato dopo qualche mese di riposo in cui l'infortunio ha limitato la tua preparazione. Che sensazioni hai avuto dopo la vittoria?
«Si purtroppo nel Talent League a maggio ho subito una ferita all'arcata sopraccigliare che non mi ha consentito di prepararmi al meglio. All'inizio infatti ero molto contratto, ma dopo la prima vittoria mi sono sbloccato ho preso fiducia e consapevolezza nei miei mezzi. Sentivo che quest'anno il titolo sarebbe stato mio».
Quanto è importante per te tutto questo? Parlo dell'aspetto psicologico?
«A livello psicologico è fondamentale la vittoria, perchè in tanti anni di sacrifici, di rinunce e delusioni, è la giusta ricompensa che mi spetta, inoltre è un ulteriore motivazione per affrontare nuove sfide».
Pensi mai alla Nazionale? Attendi sempre una chiamata?
«Per me la Nazionale è un sogno che attendo da anni, spero che con questa mia affermazione mi diano la possibilità di dimostrare le mie qualità di pugile».
Il Guanto d'Oro è un premio comunque importante, cosa pensi di aver dato al pugilato in generale o nello specifico alla città di Molfetta?
«Il Guanto d'Oro è il trofeo piú prestigioso che un pugile possa vincere in Italia. Penso che a livello generale ho dimostrato che non solo nel pugilato ma anche nella vita in generale bisogna crederci e non mollare mai. Nello specifico credo di aver dato a Molfetta un grande prestigio anche perchè sono l'unico pugile in circolazione in questa città ad aver raggiunto questo traguardo».
Qual è la tua squadra del cuore?
«Sono interista, anche se sono anni che non facciamo bella figura. Comunque bisogna non mollare e crederci fino alla fine. Interisti si nasce non si diventa. Spero che il presidente Thoir costruisca una grande Inter così soffro meno davanti alla Tv».
Il tuo hobby oltre la boxe?
«Oltre il pugilato il mio interesse è soprattutto legato sull'Università. Sono ormai vicino a conseguire la Laurea in Giurisprudenza. Ma non posso negare la mia passione per gli animali».