Grazie di tutto Pallavolo Molfetta, a presto: ti aspettiAmo
In due anni di A2, quattro di SuperLega, di pagine incredibili ne sono state scritte
mercoledì 24 maggio 2017
Al PalaBolgia molti direbbero: "Un giorno all'improvviso", anche se probabilmente a quelle latitudini ci sono più che abituati. In due anni di A2, quattro di SuperLega, di pagine incredibili ne sono state scritte eccome. Sembra però che di quel profumo particolare, quel volley unico, di quell'atmosfera da brividi veri, i patiti della pallavolo, non ne possano proprio fare a meno. È la Pallavolo Molfetta.
L' attesa nel maggio 2013 quando Van Dijk mise a terra il pallone del 29-27 che sancì la vittoria contro Padova e la storica promozione in SuperLega era stata da pelle d'oca, indescrivibile l'atmosfera del PalaPoli. Una festa: applausi, sorrisi, lacrime. Si respirava un ambiente sano, fatto di volley e nient'altro. Prima di ogni partita, però, ancora oggi al PalaBolgia si canta: ecco "che spettacolo". Un'unica voce s'innalza al cielo, grido di passione infinito. Brividi, impossibile da spiegare a lettere e parole. Sintetico, conciso ma dritto al cuore. «Molfetta ha costruito un pezzo di storia», ha scritto il patron Antonio Antonaci, ultimo capitolo di una storia iniziata da lontano dedicando un saluto per tutti coloro che, in questi anni, hanno camminato al suo fianco. E no, il riferimento non è casuale se con la mente si viaggia verso capitan Botti e Uchikov e, soprattutto, a Cichello grande guida tecnica e allievo di Julio Velasco.
Fosse stato per il patron, quella maglia biancorossa non l'avrebbe mai tolta. Alla SuperLega non c'avrebbe mai rinunciato. Amore a prima vista, e seconda pelle. Questione di famiglia, città, passione: ciò che a Antonio Antonaci, Ninni De Nicolo, Leonardo Scardigno non è mai mancato, in campo e fuori, nel difendere i loro colori. Inevitabile, però, gettare la spugna il 22 maggio, ferito dall'assenza di un main sponsor interessato ad investire, per promuovere il proprio brand, con mezzi finanziari adeguati al mercato della SuperLega, e il numero limitato di posti a sedere del PalaPoli.
La società non se l'è sentita. Delusione sì, ma altrettanto consapevolezza che andare avanti così, sarebbe stato impossibile. Consapevolezza di un amore troppo più grande di qualsiasi assegno o sponsor come miglior risposta a chiunque. Mai contro cuore: quello che ha portato questa società a crescere, debuttare e diventare leggenda nella sua città; la Pallavolo Molfetta ha dovuto fare i conti anche con ciò che la storia ha saputo dargli e, a maggior ragione, togliergli.
E nel giorno dell'addio alla SuperLega, è davvero arrivato il tempo di guardarsi indietro. Definitivamente. Brevi parentesi, con Giulio Sabbi, il primo tra i top player, ad accettare la corte della Pallavolo Molfetta, in quell'anno definito di ambientamento, ma comunque pieno di belle soddisfazioni. Proprio Sabbi fu tra i martelli più costanti del campionato, i suoi 42 punti messi a segno contro Verona, in quella vittoria al tie-break, sono tutt'ora record di punti imbattuto in una sola partita. I primi playoff della storia, sono arrivati l'anno successivo. Ottavi in regular season, vincenti contro squadroni come Macerata e Trento, al termine di tie-break indimenticabili, e capaci di mettere in difficoltà Trento nei quarti di finale dei playoff. Era l'anno di Hierrezuelo, Torres, opposto portoricano, e Candellaro, che oggi è Campione d'Italia a Civitanova. C'era, anche, capitan Del Vecchio: dalla B1, alla A2, fino alla SuperLega.
Gara-5 dei quarti di finale playoff Scudetto come ricordo più dolce, e non può essere altrimenti, nel terzo anno di SuperLega. La più grande espressione di ribellione di fronte ad un dominio di campionissimi, scalando contro Trento, già sconfitto due volte quell'anno, tra regular season e Coppa Italia, una montagna in maniera impensabile; sempre con lo "stregone" Hierrezuelo in regia. E con lui un altro cubano, Hernandez. «Una diagonale da sogno, - spiega Antonaci - palleggiatore ed opposto vicecampioni del mondo con la maglia della propria Nazionale. Un vero colpo di mercato, quello della "dinamite"».
Il 2016/2017 è l'anno del restyling. Gruppo giovane: via Hierrezuelo e Hernandez. Si riparte da Sabbi, che si laureerà miglior marcatore della stagione regolare con 564 punti e 57 ace in 100 set disputati. Un gruppo pronto a non arrendersi mai, nemmeno quando tutto sembrava compromesso togliendosi belle soddisfazioni, come le vittorie contro Modena, Verona e Civitanova al PalaPoli. I playoff non arrivano, ma la standing ovation a fine stagione sì. La pressione sempre amica e mai contro, avvertita come stimolo e non come limite, all'interno di un viaggio dalle tante sfumature di un unico colore: quel bianco e quel rosso che ne ha accompagnato i Fedelissimi Pallavolo Molfetta sugli spalti: proprio lì, su quel campo, teatro di mille gioie. Infiniti i Fedelissimi come il loro legame con la Pallavolo Molfetta: sogno divenuto realtà di fianco al quale camminare per sempre. Storie di un "patto tra la gente" e di un attaccamento alla maglia unico, riassumibile in un solo pensiero: «che si vinca o che si perda, noi siamo sempre qua!». LegEND.
L' attesa nel maggio 2013 quando Van Dijk mise a terra il pallone del 29-27 che sancì la vittoria contro Padova e la storica promozione in SuperLega era stata da pelle d'oca, indescrivibile l'atmosfera del PalaPoli. Una festa: applausi, sorrisi, lacrime. Si respirava un ambiente sano, fatto di volley e nient'altro. Prima di ogni partita, però, ancora oggi al PalaBolgia si canta: ecco "che spettacolo". Un'unica voce s'innalza al cielo, grido di passione infinito. Brividi, impossibile da spiegare a lettere e parole. Sintetico, conciso ma dritto al cuore. «Molfetta ha costruito un pezzo di storia», ha scritto il patron Antonio Antonaci, ultimo capitolo di una storia iniziata da lontano dedicando un saluto per tutti coloro che, in questi anni, hanno camminato al suo fianco. E no, il riferimento non è casuale se con la mente si viaggia verso capitan Botti e Uchikov e, soprattutto, a Cichello grande guida tecnica e allievo di Julio Velasco.
Fosse stato per il patron, quella maglia biancorossa non l'avrebbe mai tolta. Alla SuperLega non c'avrebbe mai rinunciato. Amore a prima vista, e seconda pelle. Questione di famiglia, città, passione: ciò che a Antonio Antonaci, Ninni De Nicolo, Leonardo Scardigno non è mai mancato, in campo e fuori, nel difendere i loro colori. Inevitabile, però, gettare la spugna il 22 maggio, ferito dall'assenza di un main sponsor interessato ad investire, per promuovere il proprio brand, con mezzi finanziari adeguati al mercato della SuperLega, e il numero limitato di posti a sedere del PalaPoli.
La società non se l'è sentita. Delusione sì, ma altrettanto consapevolezza che andare avanti così, sarebbe stato impossibile. Consapevolezza di un amore troppo più grande di qualsiasi assegno o sponsor come miglior risposta a chiunque. Mai contro cuore: quello che ha portato questa società a crescere, debuttare e diventare leggenda nella sua città; la Pallavolo Molfetta ha dovuto fare i conti anche con ciò che la storia ha saputo dargli e, a maggior ragione, togliergli.
E nel giorno dell'addio alla SuperLega, è davvero arrivato il tempo di guardarsi indietro. Definitivamente. Brevi parentesi, con Giulio Sabbi, il primo tra i top player, ad accettare la corte della Pallavolo Molfetta, in quell'anno definito di ambientamento, ma comunque pieno di belle soddisfazioni. Proprio Sabbi fu tra i martelli più costanti del campionato, i suoi 42 punti messi a segno contro Verona, in quella vittoria al tie-break, sono tutt'ora record di punti imbattuto in una sola partita. I primi playoff della storia, sono arrivati l'anno successivo. Ottavi in regular season, vincenti contro squadroni come Macerata e Trento, al termine di tie-break indimenticabili, e capaci di mettere in difficoltà Trento nei quarti di finale dei playoff. Era l'anno di Hierrezuelo, Torres, opposto portoricano, e Candellaro, che oggi è Campione d'Italia a Civitanova. C'era, anche, capitan Del Vecchio: dalla B1, alla A2, fino alla SuperLega.
Gara-5 dei quarti di finale playoff Scudetto come ricordo più dolce, e non può essere altrimenti, nel terzo anno di SuperLega. La più grande espressione di ribellione di fronte ad un dominio di campionissimi, scalando contro Trento, già sconfitto due volte quell'anno, tra regular season e Coppa Italia, una montagna in maniera impensabile; sempre con lo "stregone" Hierrezuelo in regia. E con lui un altro cubano, Hernandez. «Una diagonale da sogno, - spiega Antonaci - palleggiatore ed opposto vicecampioni del mondo con la maglia della propria Nazionale. Un vero colpo di mercato, quello della "dinamite"».
Il 2016/2017 è l'anno del restyling. Gruppo giovane: via Hierrezuelo e Hernandez. Si riparte da Sabbi, che si laureerà miglior marcatore della stagione regolare con 564 punti e 57 ace in 100 set disputati. Un gruppo pronto a non arrendersi mai, nemmeno quando tutto sembrava compromesso togliendosi belle soddisfazioni, come le vittorie contro Modena, Verona e Civitanova al PalaPoli. I playoff non arrivano, ma la standing ovation a fine stagione sì. La pressione sempre amica e mai contro, avvertita come stimolo e non come limite, all'interno di un viaggio dalle tante sfumature di un unico colore: quel bianco e quel rosso che ne ha accompagnato i Fedelissimi Pallavolo Molfetta sugli spalti: proprio lì, su quel campo, teatro di mille gioie. Infiniti i Fedelissimi come il loro legame con la Pallavolo Molfetta: sogno divenuto realtà di fianco al quale camminare per sempre. Storie di un "patto tra la gente" e di un attaccamento alla maglia unico, riassumibile in un solo pensiero: «che si vinca o che si perda, noi siamo sempre qua!». LegEND.