Fenomenologia di un vincente: Michele Patruno è il migliore

Spaccone, irriverente ed ironico: ecco l’allenatore del Borgorosso

venerdì 6 novembre 2015
A cura di Andrea Teofrasto
Forse ha un problema: sta diventando sempre più bravo in ogni aspetto del suo lavoro, che ha avuto un'evoluzione in molte aree differenti. Si sente sempre meglio, sempre più a suo agio su quella panchina. Basterebbero queste parole per raccontare al meglio chi è Michele Patruno, uno dei personaggi più carismatici del nostro calcio locale. Vincente per natura, spaccone per copione, irriverente per propensione caratteriale: il tecnico molfettese è questo e molto altro. Stiamo parlando di un uomo che ha il successo come unico obiettivo. E lo raggiunge quasi sempre.

Vivere in bilico tra le maschere di un personaggio al di sopra delle righe e l'equilibrio perenne di un tecnico dai valori imprescindibili e sacri non è facile per nessuno, tranne che per lui, capace di essere credibile anche con frasi che sarebbero assurde per chiunque. Il protagonismo di un condottiero carismatico non mette in seconda linea gli obiettivi del gruppo, anzi. Per lui l'aspetto più importante non è quello tecnico, bensì il rapporto che stabilisce con i suoi giocatori. Sempre diretto dentro e fuori lo spogliatoio. Per Patruno il calcio è collettivo: prima vengono i tifosi, poi il proprietario del club, quindi i calciatori e per ultimo l'allenatore, anche se poi è quest'ultimo a cui tutti guardano, per vedere le sue reazioni e giudicarle. La classica "vecchia volpe" abile che mai si spaventa o che si preoccupa più di tanto.

Non ci si inventa vincenti, ma bisogna essere educati per diventarlo. L'uomo è molto più umile del personaggio: il grande segreto di Patruno è proprio questo. Inarrivabile.