Ennio Cormio e la voglia di vincere di un ragazzino
Il bilancio di un'era: dalla Molfetta Sportiva di Fiore alla Molfetta Calcio di Cormio
mercoledì 29 marzo 2017
7.53
«Domenica tutti al campo! Al grido: Molfetta siamo noi!».
È il tempo di un bilancio su cos'è stata la Molfetta Calcio di Ennio Cormio in questo primo anno di presidenza: fra gioie e dolori, comunque nel segno di una passione che tutti i pallonari molfettesi hanno condiviso. Un anno pieno di tutto: dalla programmazione al mercato, da Pantaleo de Gennaro a Giuseppe Scaringella, dall'essere matricola nel campionato di Promozione fino al terzo posto con il raggiungimento dei play off.
E poi la discesa di due stagioni fa con il matrimonio finito male con Mauro Lanza, fino a scovare in Saverio Bufi, in Corrado Azzollini, in Paolo De Gennaro e nel DS Gianluca Frascati, tutti amanti dei colori biancorossi, gli uomini della rinascita.
Non un nuovo padrone della Molfetta Calcio: ma un garante e tessitore del passaggio di consegne. Da "Sandrino" a Ennio, da un presidentissimo all'altro, con l'hobby dello sport e una passione - nata chissà quando - per i colori biancorossi: l'amore e il cuore impera, la ragione comprende.
Finita un'era, quella di Sandro Fiore, al di là di quelle che saranno le mansioni e le prospettive future che la famiglia Cormio continuerà a svolgere in questa seconda azienda di famiglia, la Molfetta Calcio appunto, può vantare un indissolubile legame nato con Sandro Fiore. Anche quella prima avventura - come tutte le cose - aveva conosciuto un inizio e una fine: in quella Molfetta Sportiva che è stata il mito degli anni novanta e continua a esserlo, la Grande Molfetta, quella delle vittorie sui campi della C2, delle promozioni, dei salti di categoria e un irripetibile manipolo di fenomeni come Espedito Chionna che in biancorosso ha disputato cinque stagioni, con 141 presenze e 7 gol e Vito Grieco che realizzò un gol in 81 presenze. Poi l'innamoramento svanì negli anni a seguire, si era dissolta la magia di una squadra troppo forte, perfetta, inimitabile. Non si parlava di debiti, ma di voglia, di stimoli, di prospettive. E cominciò l'epoca (non granché) di altri presidenti.
La voglia di riprovarci sono utili a dettare le ragioni di una svolta. L'ennesima. Tanta storia, una passione unica: questa di Ennio Cormio, per il quale il bene della Molfetta Calcio è sempre stato al di sopra dei suoi progetti, e a volte dei suoi sogni. L'annata Cormio com'è stata fino a questo momento? Diremmo appagante, perché alla fine - a ben pensarci - è stata ricca di tutto. Sconfitte e successi, sbandate clamorose e imprese assolute, grandissimi campioni e anche no, allenatori sublimi e molto altro. In questa esagerata enfasi del troppo e del niente, c'è l'epopea cormiana che è in fondo la foto dei 100 di vita della Molfetta del calcio, passata sempre sotto gli eccessi, in alto e in basso.
Di sicuro Ennio Cormio ai molfettesi non ha fatto mancare niente: ha aperto le porte del Poli alle famiglie, ed è una realtà di cui si parla poco; ha saputo costruire in 12 mesi o poco più uno squadrone giovane, con la perizia di Giuseppe Scaringella e i gol di Sabino Terrone (sono 18 le marcature in 28 partite giocate). Ha vinto, ha perso: si è fatto trascinare sovente dalla passione. E la passione - si sa - non sempre regola i battiti del cuore e le scelte oculate. Ma ogni tifoso molfettese deve sentirsi in debito con Ennio Cormio, perché ha sognato, si è disperato, si è incavolato, si è divertito, ha esultato fino a delirare. L'estasi, in tribuna, nel marasma della gioia di tutti, esprimono la più bella immagine di felicità - crediamo - che racchiude il mito della Grande Molfetta di Ennio Cormio, tra passato e presente.
Perché se per ogni squadra c'è un presidente, per qualcuna c'è "Il Presidente", quello che lega per sempre al suo nome un lungo capitolo della storia del suo club. Sandro Fiore è stato Il Presidente; Ennio Cormio è il testimone per aver raccolto l'eredità della Grande Molfetta di suo suocero Sandrino; per aver costruito con pazienza una seconda "Grande Molfetta Calcio" navigando in mari agitati fino all'entusiasmante approdo nel campionato di Promozione. Ma a soffrire o a gioire in tribuna, c'è sempre "Il Presidente", quello con la maiuscola", c'è Ennio Cormio.
È il tempo di un bilancio su cos'è stata la Molfetta Calcio di Ennio Cormio in questo primo anno di presidenza: fra gioie e dolori, comunque nel segno di una passione che tutti i pallonari molfettesi hanno condiviso. Un anno pieno di tutto: dalla programmazione al mercato, da Pantaleo de Gennaro a Giuseppe Scaringella, dall'essere matricola nel campionato di Promozione fino al terzo posto con il raggiungimento dei play off.
E poi la discesa di due stagioni fa con il matrimonio finito male con Mauro Lanza, fino a scovare in Saverio Bufi, in Corrado Azzollini, in Paolo De Gennaro e nel DS Gianluca Frascati, tutti amanti dei colori biancorossi, gli uomini della rinascita.
Non un nuovo padrone della Molfetta Calcio: ma un garante e tessitore del passaggio di consegne. Da "Sandrino" a Ennio, da un presidentissimo all'altro, con l'hobby dello sport e una passione - nata chissà quando - per i colori biancorossi: l'amore e il cuore impera, la ragione comprende.
Finita un'era, quella di Sandro Fiore, al di là di quelle che saranno le mansioni e le prospettive future che la famiglia Cormio continuerà a svolgere in questa seconda azienda di famiglia, la Molfetta Calcio appunto, può vantare un indissolubile legame nato con Sandro Fiore. Anche quella prima avventura - come tutte le cose - aveva conosciuto un inizio e una fine: in quella Molfetta Sportiva che è stata il mito degli anni novanta e continua a esserlo, la Grande Molfetta, quella delle vittorie sui campi della C2, delle promozioni, dei salti di categoria e un irripetibile manipolo di fenomeni come Espedito Chionna che in biancorosso ha disputato cinque stagioni, con 141 presenze e 7 gol e Vito Grieco che realizzò un gol in 81 presenze. Poi l'innamoramento svanì negli anni a seguire, si era dissolta la magia di una squadra troppo forte, perfetta, inimitabile. Non si parlava di debiti, ma di voglia, di stimoli, di prospettive. E cominciò l'epoca (non granché) di altri presidenti.
La voglia di riprovarci sono utili a dettare le ragioni di una svolta. L'ennesima. Tanta storia, una passione unica: questa di Ennio Cormio, per il quale il bene della Molfetta Calcio è sempre stato al di sopra dei suoi progetti, e a volte dei suoi sogni. L'annata Cormio com'è stata fino a questo momento? Diremmo appagante, perché alla fine - a ben pensarci - è stata ricca di tutto. Sconfitte e successi, sbandate clamorose e imprese assolute, grandissimi campioni e anche no, allenatori sublimi e molto altro. In questa esagerata enfasi del troppo e del niente, c'è l'epopea cormiana che è in fondo la foto dei 100 di vita della Molfetta del calcio, passata sempre sotto gli eccessi, in alto e in basso.
Di sicuro Ennio Cormio ai molfettesi non ha fatto mancare niente: ha aperto le porte del Poli alle famiglie, ed è una realtà di cui si parla poco; ha saputo costruire in 12 mesi o poco più uno squadrone giovane, con la perizia di Giuseppe Scaringella e i gol di Sabino Terrone (sono 18 le marcature in 28 partite giocate). Ha vinto, ha perso: si è fatto trascinare sovente dalla passione. E la passione - si sa - non sempre regola i battiti del cuore e le scelte oculate. Ma ogni tifoso molfettese deve sentirsi in debito con Ennio Cormio, perché ha sognato, si è disperato, si è incavolato, si è divertito, ha esultato fino a delirare. L'estasi, in tribuna, nel marasma della gioia di tutti, esprimono la più bella immagine di felicità - crediamo - che racchiude il mito della Grande Molfetta di Ennio Cormio, tra passato e presente.
Perché se per ogni squadra c'è un presidente, per qualcuna c'è "Il Presidente", quello che lega per sempre al suo nome un lungo capitolo della storia del suo club. Sandro Fiore è stato Il Presidente; Ennio Cormio è il testimone per aver raccolto l'eredità della Grande Molfetta di suo suocero Sandrino; per aver costruito con pazienza una seconda "Grande Molfetta Calcio" navigando in mari agitati fino all'entusiasmante approdo nel campionato di Promozione. Ma a soffrire o a gioire in tribuna, c'è sempre "Il Presidente", quello con la maiuscola", c'è Ennio Cormio.