Boxe, Squeo troppo forte per Ovidiu Enache
Il romeno sconfitto nel quarto “Memorial Donato Carelli”.
lunedì 15 giugno 2015
6.45
Claudio Squeo (Quero-Chiloiro Taranto) si è confermato ancora una volta uno dei migliori pugili in circolazione nel panorama nazionale, e in occasione del quarto "Memorial Carelli", ha battuto a Taranto, nella prima giornata del memorial, nelle sfide dilettantistiche (Elite 91 kg), il romeno Ovidiu Enache (Pugilistica Battipagliese) alla prima ripresa per ko. Per Squeo, 24 anni, si tratta della 31.a vittoria della carriera. Vittoria, che arriva dopo la cocente sconfitta di un mese fa ai Campionati Nazionali Universitari di Salsomaggiore Terme, contro Nestor Mendez.
È un modello da imitare Claudio Squeo. Testimonial della boxe estrema che racchiude ogni tipo di arte marziale, è stato anche ambasciatore, di là dell'Oceano, della forza italiana. Uno dei mille protagonisti nascosti dello sport azzurro. Tutto muscoli e colpi. Comune denominatore, il ring. Poi, botte vere; al limite della violenza gratuita. O – meglio – del combattimento vero, senza esclusione di colpi, dove vale tutto. Roba per gente forte, e non solo nei muscoli; bisogna essere combattivi dentro, "sentire" l'incontro, cercare il combattimento. Roba per Claudio Squeo, partito da Molfetta, ha portato in tutto il mondo – fino in Venezuela con l'Italia Thunder – il lato duro e puro del coraggio italiano (fatto di volontà, lacrime e sangue), con la vocazione e l'umiltà di un ragazzo del sud.
«E' partito subito forte Ovidiu Enache, ma ho mantenuto la calma e l'ho colpito arrivavano sempre a bersaglio», racconta Squeo. «Con un gancio sinistro gli ho aperto vistosamente il labbro. Lui ha cominciato ad abbracciare perché ha risentito della potenza dei miei colpi. Il match si è chiuso con un gancio destro che lo ha colpito allo zigomo procurandogli una vistosa ferita e che lo ha stordito. L'arbitro é stato costretto a interrompere l'incontro a nemmeno 2 minuti della prima ripresa».
«Sono soddisfatto di questa vittoria - conclude Squeo - contro un avversario di buon livello. Spero che la Nazionale tenga presente questo match per le prossime convocazioni».
È un modello da imitare Claudio Squeo. Testimonial della boxe estrema che racchiude ogni tipo di arte marziale, è stato anche ambasciatore, di là dell'Oceano, della forza italiana. Uno dei mille protagonisti nascosti dello sport azzurro. Tutto muscoli e colpi. Comune denominatore, il ring. Poi, botte vere; al limite della violenza gratuita. O – meglio – del combattimento vero, senza esclusione di colpi, dove vale tutto. Roba per gente forte, e non solo nei muscoli; bisogna essere combattivi dentro, "sentire" l'incontro, cercare il combattimento. Roba per Claudio Squeo, partito da Molfetta, ha portato in tutto il mondo – fino in Venezuela con l'Italia Thunder – il lato duro e puro del coraggio italiano (fatto di volontà, lacrime e sangue), con la vocazione e l'umiltà di un ragazzo del sud.
«E' partito subito forte Ovidiu Enache, ma ho mantenuto la calma e l'ho colpito arrivavano sempre a bersaglio», racconta Squeo. «Con un gancio sinistro gli ho aperto vistosamente il labbro. Lui ha cominciato ad abbracciare perché ha risentito della potenza dei miei colpi. Il match si è chiuso con un gancio destro che lo ha colpito allo zigomo procurandogli una vistosa ferita e che lo ha stordito. L'arbitro é stato costretto a interrompere l'incontro a nemmeno 2 minuti della prima ripresa».
«Sono soddisfatto di questa vittoria - conclude Squeo - contro un avversario di buon livello. Spero che la Nazionale tenga presente questo match per le prossime convocazioni».