Borgorosso Molfetta: sapori antichi

Il Borgorosso Molfetta nuovamente in vetta. Patruno, de Ceglia e la Padula i fattori determinanti

martedì 26 gennaio 2016
A cura di Andrea Teofrasto
Un avvio di 2016 da primi della classe consente al Borgorosso Molfetta e ai propri tifosi di riconoscere sapori e sensazioni di cui da un anno a questa parte non si era persa contezza. Sì, perché dopo l'epopea Patruniana, della passata stagione, le festività anche in questo avvio di 2015/2016 sono state trascorse senza quell'amaro in bocca e quel fondato sospetto di avere gettato alle ortiche una stagione in largo anticipo. Il 2015 si porta in dote un accenno di risorgimento che certamente permette di iniziare il nuovo anno con un umore decisamente diverso. In un clima largamente positivo c'è ad ogni modo tutto lo spazio per poter tracciare i primi bilanci di questi mesi iniziali di campionato, identificando alcuni protagonisti capaci di eccellere in positivo.

PROMOSSI - Tra i buoni, prima ancora dei calciatori, vanno inseriti due nomi su tutti: quelli di Michele Patruno e Gianni de Ceglia e Felice la Padula. L'accoppiata, anzi il trinomio, è d'obbligo, perché se da un lato al tecnico va dato ampio merito in relazione alla sua indubbia capacità di scegliere i calciatori giusti per gettare fondamenta solide di un progetto ambizioso come già accaduto un anno fa, al duo di dirigenti in veste di direttori sportivi del Borgorosso Molfetta va invece riconosciuta la capacità quasi incredibile di avere accontentato la stragrande maggioranza delle richieste del suo allenatore a fronte di un bilancio che mantiene il basso costo: il cosiddetto mercato degli svincolati di lusso. Nessuna cosiddetta formula dei "pagherò a condizione che…". Niente di tutto ciò. Niente spese da dilazionare ne tantomeno insostenibili per arrivare ai top player che attualmente popolano la rosa biancorossa. Evitati anche i famosissimi salassi nei casi di intuizioni di mercato rivelatesi sbagliate alla riprova dei fatti. Aprendo il capitolo dedicato ai calciatori, invece, va menzionato senza ombra di dubbio il triangolo composto da Giuseppe Castagno, Umberto Diniddio e Giandonato la Forgia. Il portiere classe '93 ha tratto indubbio giovamento dal rafforzamento a cui è stata sottoposta la linea difensiva, e tutta l'impostazione della manovra e delle dinamiche arretrate è improntata sulle qualità della coppia di centrali migliore del campionato sino a questo momento. I numeri sono il principale alleato di questa tesi, e permettono alla critica di prodigarsi in lodi sperticate ma più che mai giustificate. La mutazione della fase difensiva del Borgorosso dalla passata stagione a quella attuale va senza dubbio ascritta in primis alle qualità di leadership ed alla tranquillità dilagante che la Forgia è stato in grado di trasmettere all'intero reparto arretrato di cui è diventato l'indiscussa pietra miliare, ed in secondo luogo all'esplosività di Diniddio che grazie anche alle qualità del suo compagno di reparto sembra essersi calato alla perfezione nei meccanismi della Seconda Categoria.

BOCCIATI - Se la monotona regolarità della vice-capolista non consente di allargare oltre lo spazio dedicato ai buoni, di certo non sono molte nemmeno le note dolenti di questi primi mesi di campionato. Cercando il classico pelo nell'uovo di una compagine che sta comunque facendo più di quello che si era preposta all'inizio della stagione. Dati anagrafici alla mano, non va dimenticato che questo Borgorosso Molfetta non ha affatto completato il suo processo di crescita, e a volte paga forse aspettative troppo accentuate e ancora premature. Tuttavia, pur tenendo presente il realismo di base, è innegabile che sia lecito attendersi sempre qualcosa di più quando si è lì, in vetta.