Bartoli-Libertas è divorzio
Il capitano della Libertas Molfetta, dopo il litigio con Lanza, lascia
lunedì 11 agosto 2014
14.29
Renato Bartoli si sfoga e toglie il disturbo Lo avevamo annunciato ieri, attraverso le pagine web del nostro giornale, ora è arrivata la conferma dell'addio di Renato Bartoli.
Parole di addio quelle del difensore centrale Bartoli rivolte al presidente tuttofare e alla sua gestione tecnica.
«Ho deciso di prendere questa posizione – ha dichiarato Bartoli al sito web Colpo di Tacco - per il bene dello stesso presidente e della città di Molfetta, ma soprattutto per il calcio. Tutto quello che sta accadendo è un'offesa per questo sport: quanto avviene in nazionale è lo specchio di tutto ciò che succede in questo mondo nel quale, ormai da troppo tempo, gravitano calciatori che pagano per giocare, tecnici che portano gli sponsor per allenare e presidenti che assumono allenatori che facciano i pupazzi, come marionette guidate a loro piacimento, o addirittura venendo personalmente in campo a guidare gli allenamenti con "esercizi" mai visti. Allenatori e giocatori non dovrebbero accettare tutto questo, sarebbe meglio rinunciare agli stipendi, per il bene del calcio e in questo caso, di Molfetta. Sono molto legato alla famiglia Lanza, ma così facendo continuerà a spendere soldi in modo inutile ed io non sono abituato a "rubare" lo stipendio. La mia idea di fare calcio - ha continuato - prevede il fatto di guadagnare lo stipendio, regalando soddisfazioni a chi a fine mese elargisce i compensi pattuiti. Questa mia presa di posizione è stata erroneamente interpretata come volontà di comandare, ma non è così: il mio desiderio sarebbe stato quello di vincere in biancorosso, guidato da un allenatore capace, non da un pupazzo. Auguro al Molfetta ogni bene».
Parole di addio quelle del difensore centrale Bartoli rivolte al presidente tuttofare e alla sua gestione tecnica.
«Ho deciso di prendere questa posizione – ha dichiarato Bartoli al sito web Colpo di Tacco - per il bene dello stesso presidente e della città di Molfetta, ma soprattutto per il calcio. Tutto quello che sta accadendo è un'offesa per questo sport: quanto avviene in nazionale è lo specchio di tutto ciò che succede in questo mondo nel quale, ormai da troppo tempo, gravitano calciatori che pagano per giocare, tecnici che portano gli sponsor per allenare e presidenti che assumono allenatori che facciano i pupazzi, come marionette guidate a loro piacimento, o addirittura venendo personalmente in campo a guidare gli allenamenti con "esercizi" mai visti. Allenatori e giocatori non dovrebbero accettare tutto questo, sarebbe meglio rinunciare agli stipendi, per il bene del calcio e in questo caso, di Molfetta. Sono molto legato alla famiglia Lanza, ma così facendo continuerà a spendere soldi in modo inutile ed io non sono abituato a "rubare" lo stipendio. La mia idea di fare calcio - ha continuato - prevede il fatto di guadagnare lo stipendio, regalando soddisfazioni a chi a fine mese elargisce i compensi pattuiti. Questa mia presa di posizione è stata erroneamente interpretata come volontà di comandare, ma non è così: il mio desiderio sarebbe stato quello di vincere in biancorosso, guidato da un allenatore capace, non da un pupazzo. Auguro al Molfetta ogni bene».