Zone Terremotate, Azzollini: «Tutto è immobile, niente viene fatto»
Il Senatore in Aula: «Così non si può andare avanti»
domenica 9 aprile 2017
Il Senatore Azzollini è intervenuto nel corso del dibattito parlamentare del 5 aprile a Palazzo Madama, sulla conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge recante nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017
«Stiamo per approvare una legge dello Stato ed è francamente disarmante sapere che quella al nostro esame è una legge che contiene modifiche relative ad un'altra legge entrata in vigore a febbraio. In Italia, quindi, dopo due mesi dall'approvazione di una legge, se ne fa un'altra di radicale modifica o di integrazione. Mi correggo: la legge è di dicembre. Con pudore, invece, sottolineo il richiamo, fatto in questo decreto-legge da convertire, al decreto-legge che risale ad ottobre 2016. Ma si può mai pensare che, a fronte di un evento drammatico come quello di cui ci si occupa, cioè un evento sismico grave, si possa modificare sistematicamente una legge nel giro di giorni, gettando così nello sconcerto coloro che devono interpretarla ed attuarla, e con la certezza della seguente ricaduta: l'assoluta incapacità di intervento concreto; ciò che invece quei cittadini chiedono e ciò a cui hanno assoluto diritto. Questo è il punto di fondo: si può continuare a modificare la normativa addirittura da un giorno all'altro?«.
Così ha esordito in aula, a Palazzo Madama, il Senatore Antonio Azzollini, nel corso del dibattito sulla "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, recante nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017".
«La realtà è quella che ci viene raccontata: tutto è immobile, niente viene fatto e immagino l'enorme quantità di persone che, appena approveremo questa legge, dovranno rivedere quanto avevano forse cominciato a comprendere nei due o tre mesi precedenti. Questo modo di legiferare è ormai insopportabile. Se ci si fosse limitati a questo, sarebbe stato già grave, ma purtroppo c'è dell'altro - ha detto il Senatore di Forza Italia, soffermandosi su alcuni contenuti di una legge "infarcita di norme" che portano ad "una conclusione molto precisa«.
«Innanzitutto – ha chiarito il Sentore di Molfetta - la gran parte delle norme introdotte comincia con l'inciso «in deroga»; dunque è una norma che modifica quella di qualche mese prima e costruisce delle norme che addirittura vanno in deroga a quelle ordinarie; come è possibile? Se mai si potesse ammettere una norma che entra in vigore appena due mesi dopo, è totalmente inammissibile che quella che entra in vigore dopo sia addirittura in deroga alla normativa esistente. Una cosa che certamente non può essere ammessa e - attenzione - il punto non è che c'è una norma in deroga, ma che l'inciso più frequente con il quale iniziano i paragrafi del testo al nostro esame sia «in deroga». Come si può pensare una cosa del genere».
«Ci sono inoltre alcuni punti che sono francamente irritanti» secondo Azzollini. «C'è, ad esempio – ha evidenziato entrando nel merito del provvedimento -, un onere all'articolo 7-ter che è pari a 190.118 euro; in un provvedimento che interessa la finanza pubblica nell'ordine di molte centinaia di milioni o di miliardi, si sente la necessità di fare una legge per 190.118 euro. Ciò significa che la norma che esisteva non poteva cominciare a funzionare perché mancavano 190.118 euro. Sarebbe bastato leggere l'attuale legge di contabilità per capire che ciò non era necessario, ma gli alti burocrati di cui parliamo non leggono nemmeno la legge e, quando la leggono, la interpretano male e sempre contro i cittadini. Da questa mia conclusione sarebbe facile dedurre che è necessario diminuire il numero di burocrati apicali. Invece no. Il provvedimento che stiamo andando ad approvare, all'articolo 18-bis, dà la possibilità per un progetto che mi pare si chiami «Casa Italia» - signora Presidente, queste parole per me, che sono, come noto, un contadino, sono molto difficili da interpretare - di assumere nuovi dirigenti apicali. Lì c'è un dramma e ogni ulteriore adempimento serve soltanto a ritardare i tempi di intervento».
«Si sente davvero il bisogno in Italia di tali assunzioni «per garantire l'immediata operatività del suddetto dipartimento», ferma restando la dotazione organica? Si sentiva la necessità di rassicurare quelli che ci sono, quelli che rimangono, quando, a mio avviso, stante il risultato, non si sente la necessità nemmeno di quelli?» si è chiesto Azzollini rivolgendosi alla Presidenza. "E, invece – ha proseguito il Senatore -, «fermi restando la dotazione organica del personale di ruolo di livello non dirigenziale e i contingenti del personale di prestito previsti per la Presidenza del Consiglio dei ministri, la dotazione organica dirigenziale della Presidenza del Consiglio dei ministri è incrementata di tre posizioni di livello generale e di quattro posizioni di livello non generale». Una cosa che non si può raccontare»
E ancora. «Se si andasse a leggere ai cittadini questo testo – secondo Azzollini -, con tutta la pazienza che hanno, non potrebbero accettare il fatto che a dicembre era stata approvata una legge che però non poteva entrare in vigore perché mancavano tre posizioni di livello generale e quattro di livello non generale. Come se non ci fossero digerenti che camminano per le strade di Roma tutte le mattine! Non solo. Stante l'evidente massa di dirigenti, è noto dagli studi di sempre che questa tenderà a difendersi, a giustificare la sua esistenza e, in tal modo, a rallentare i processi che invece sono necessari per andare speditamente; e allora altro che norma in deroga a qualcosa! Arriveranno nuovi dirigenti che dovranno fare nuove cose e chiederanno l'aumento del personale, perché staranno un po' stretti o avranno bisogno di persone perché non ve ne saranno a sufficienza».
Il Senatore, avviandosi poi alla conclusione del suo intervento, ha invitato i presenti al dibattito parlamentare a prestare attenzione allo specifico punto riguardante "una certa retribuzione" che dovrà essere riconosciuta a questo nuovo personale dirigenziale, polemizzando con quei "signori che circolano per quei programmi", alludendo ai talk show televisivi che si occupano degli emolumenti dei parlamentari ma non di quelli di alcuni dirigenti statali.
«Desidero dunque segnalare – ha proseguito con tono caustico il Senatore - a questi approfonditi cultori del diritto tale norma, che recita esattamente come segue: «Al personale dirigenziale di cui al comma 3 sono riconosciute una retribuzione di posizione in misura equivalente ai valori economici massimi attribuiti ai dirigenti della Presidenza del Consiglio dei ministri...». Ma non si può! Solo per queste ragioni, questa legge non può essere approvata. Adesso non so cosa dica, ma poiché ciò che conta è chi deve fare certe cose, non possiamo approvare l'impianto di un qualcosa che produce norme dopo due mesi dall'entrata in vigore dalle precedenti, la maggior parte delle quali in deroga, con l'istituzione di nuovi uffici, a cui sono preposti nuovi dirigenti, ai quali dobbiamo stare attenti a dare la posizione massima (perché se fosse il 10 per cento in meno sarebbe un duro colpo alla loro professionalità!). E come deve andare avanti invece l'intervento concreto?»
«Ecco perché – secondo Azzollini - è difficile poter continuare a sopportare ancora un simile tipo di norme. Non mi si dica che poi magari c'è un intervento che si deve fare: certo, ci mancherebbe altro. Il punto, al di là della norma, è che il procedimento e la struttura posti a servizio della concreta esecuzione di quella norma sono disastrosi. Senza parlare di quel fantastico acronimo - mi pare che si dica così, senatore Santini, mi corregga se sbaglio - che è l'ANAC: non so cosa sia di preciso, ma so che è un elemento che viene richiamato di tanto in tanto e indica prima come devono essere fatti gli appalti. Le parole legalità e trasparenza naturalmente ci sono, in un paragrafo dedicato, e saranno garantite da tutti costoro: ebbene, si autorizza a fare tutto in deroga al codice degli appalti, come ha detto il senatore che mi ha preceduto. È fantastico, signora Presidente».
«Così non si può andare avanti. Sono certo che il Parlamento non debba più sopportare tutto questo, perché è del tutto chiaro che queste norme sono novelle - anche in questo caso, penso si dica così - introdotte nel cammino parlamentare: arrivano e improvvisamente rifilano al Parlamento queste norme, così che esso diventi il famoso soggetto di quella stupidità colossale che ha rovinato a lungo il nostro agire e si dica che permette l'assalto alla diligenza. Si vede invece chi assale la diligenza, con quegli emendamenti introdotti di soppiatto, all'ultimo momento, e che faremmo bene a respingere con immediatezza al mittente. Non c'è dubbio, infatti, che per semplificare un procedimento necessario ci vogliano meno persone, meno autorizzazioni, minori intralci al suo cammino: così la verifica dell'esecuzione di quel provvedimento è più facile e l'ottemperanza alla legge è monitorabile. In questo modo, invece, facciamo un pessimo lavoro».
Il Senatore, in conclusione, ha espresso il suo giudizio sul provvedimento all'esame dell'aula parlamentare, "naturalmente di carattere assolutamente negativo". Azzollini ha poi coronato il suo intervento con la sua proposta: «un richiamo al Governo ed eventualmente anche al relatore" affinché «vogliano accogliere uno o più ordini del giorno che prevedano la possibilità di varare una legge quadro per gli interventi sismici, cosicché non si faccia più tutto questo e si abbia una legge che contenga soltanto misure economiche o qualche norma essenziale relativa a qualche aspetto specifico».
In un secondo intervento, alla ripresa pomeridiana dei lavori parlamentari, il senatore Antonio Azzollini, sul voto di fiducia chiesto dal Governo e connesso al provvedimento in esame, motivando il proprio voto negativo e quello del gruppo parlamentare di Forza Italia, ha evidenziato come "la richiesta, da parte delle popolazioni colpite, di interventi rapidi, efficaci, capaci di cominciare a dar loro sollievo" fosse rimasta sostanzialmente inascoltata.
«Lo stato dei fatti – secondo Azzollini - è stato chiaramente radiografato: fino a questo momento è stato fatto poco, anzi pochissimo. La sovrapposizione delle competenze, il mancato coordinamento delle priorità, la farraginosità delle procedure non hanno consentito di fare nemmeno il minimo richiesto nel tempo che è trascorso. Il Governo, invece di andare incontro a questa richiesta, ha emanato un decreto-legge che, come ho detto questa mattina e come hanno fatto anche altri colleghi, va esattamente nella direzione contraria. Esso modifica radicalmente la legge esistente e dunque indurrà necessariamente una nuova verifica dello stato delle cose, delle procedure, dei rapporti tra istituzioni e tra enti interessati; ingolfa le strutture di intervento con nuovi dipartimenti, dirigenti, vicedirigenti, subdirigenti, i quali dovranno, per forza, quantomeno rivedere le questioni, analizzarle e, poi, intervenire; di nuovo, non risolve i problemi degli specifici ambiti di intervento tra le diverse istituzioni interessate; crea nuove istituzioni, nuovi dipartimenti, nuove competenze. Tutto questo, naturalmente, continuerà ad allungare i tempi e a non dare soddisfazione»
«Si badi che la gravità della questione – ha chiarito il Senatore - non solo induce Forza Italia ad esprimere queste critiche, che riteniamo di particolare gravità data la materia che stiamo trattando, ma ha anche indotto da tempo Forza Italia ad esprimersi sul tema, presentando un ordine del giorno in materia, non potendo esprimersi con emendamenti. Infatti, come è già stato sottolineato poco fa dalla collega Bulgarelli, ormai il vezzo di far lavorare una sola Camera su provvedimenti così complessi sta prendendo piede sempre di più, con risultati negativi per il lavoro parlamentare. Forza Italia ha presentato, dunque, un ordine del giorno con il quale chiede al Governo di mettere mano, sulla base delle plurime esperienze che purtroppo l'Italia ha avuto, a un disegno di legge quadro, semplice, con norme molto chiare, che offra il complesso delle indicazioni ove mai - speriamo di no - dovessero verificarsi altri eventi del genere e che dia, pertanto, chiarezza agli organi di intervento e a coloro che coordinano tali interventi, indicando sedi precise di incontro per determinare le azioni da intraprendere in via ordinaria. Solo così potremo avere interventi efficaci, con un disegno di legge che sia di natura ordinaria. Non ci nascondiamo che ognuno di questi eventi può avere degli aspetti peculiari; ma solo quelli vanno affrontati con poche norme integrative. Invece, signor Presidente, come ho già detto prima, tutto il decreto‑legge in esame è di modifica di una legge precedente, del dicembre scorso: una cosa davvero offensiva per le popolazioni colpite».
«Ferma restando la nostra profonda sfiducia in questo provvedimento e nel Governo che l'ha emanato – ha concluso Azzollini - , ci poniamo anche come forza propositiva e chiediamo che, a fronte degli eventi sismici, alluvionali o comunque emergenziali, si dia una regola predeterminata, a regime, certa, chiara, semplice. È ciò che i cittadini chiedono affinché quando si verificano quei gravi eventi si possa avere nel più breve tempo possibile il ristoro che è necessario che lo Stato dia loro».
«Stiamo per approvare una legge dello Stato ed è francamente disarmante sapere che quella al nostro esame è una legge che contiene modifiche relative ad un'altra legge entrata in vigore a febbraio. In Italia, quindi, dopo due mesi dall'approvazione di una legge, se ne fa un'altra di radicale modifica o di integrazione. Mi correggo: la legge è di dicembre. Con pudore, invece, sottolineo il richiamo, fatto in questo decreto-legge da convertire, al decreto-legge che risale ad ottobre 2016. Ma si può mai pensare che, a fronte di un evento drammatico come quello di cui ci si occupa, cioè un evento sismico grave, si possa modificare sistematicamente una legge nel giro di giorni, gettando così nello sconcerto coloro che devono interpretarla ed attuarla, e con la certezza della seguente ricaduta: l'assoluta incapacità di intervento concreto; ciò che invece quei cittadini chiedono e ciò a cui hanno assoluto diritto. Questo è il punto di fondo: si può continuare a modificare la normativa addirittura da un giorno all'altro?«.
Così ha esordito in aula, a Palazzo Madama, il Senatore Antonio Azzollini, nel corso del dibattito sulla "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, recante nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017".
«La realtà è quella che ci viene raccontata: tutto è immobile, niente viene fatto e immagino l'enorme quantità di persone che, appena approveremo questa legge, dovranno rivedere quanto avevano forse cominciato a comprendere nei due o tre mesi precedenti. Questo modo di legiferare è ormai insopportabile. Se ci si fosse limitati a questo, sarebbe stato già grave, ma purtroppo c'è dell'altro - ha detto il Senatore di Forza Italia, soffermandosi su alcuni contenuti di una legge "infarcita di norme" che portano ad "una conclusione molto precisa«.
«Innanzitutto – ha chiarito il Sentore di Molfetta - la gran parte delle norme introdotte comincia con l'inciso «in deroga»; dunque è una norma che modifica quella di qualche mese prima e costruisce delle norme che addirittura vanno in deroga a quelle ordinarie; come è possibile? Se mai si potesse ammettere una norma che entra in vigore appena due mesi dopo, è totalmente inammissibile che quella che entra in vigore dopo sia addirittura in deroga alla normativa esistente. Una cosa che certamente non può essere ammessa e - attenzione - il punto non è che c'è una norma in deroga, ma che l'inciso più frequente con il quale iniziano i paragrafi del testo al nostro esame sia «in deroga». Come si può pensare una cosa del genere».
«Ci sono inoltre alcuni punti che sono francamente irritanti» secondo Azzollini. «C'è, ad esempio – ha evidenziato entrando nel merito del provvedimento -, un onere all'articolo 7-ter che è pari a 190.118 euro; in un provvedimento che interessa la finanza pubblica nell'ordine di molte centinaia di milioni o di miliardi, si sente la necessità di fare una legge per 190.118 euro. Ciò significa che la norma che esisteva non poteva cominciare a funzionare perché mancavano 190.118 euro. Sarebbe bastato leggere l'attuale legge di contabilità per capire che ciò non era necessario, ma gli alti burocrati di cui parliamo non leggono nemmeno la legge e, quando la leggono, la interpretano male e sempre contro i cittadini. Da questa mia conclusione sarebbe facile dedurre che è necessario diminuire il numero di burocrati apicali. Invece no. Il provvedimento che stiamo andando ad approvare, all'articolo 18-bis, dà la possibilità per un progetto che mi pare si chiami «Casa Italia» - signora Presidente, queste parole per me, che sono, come noto, un contadino, sono molto difficili da interpretare - di assumere nuovi dirigenti apicali. Lì c'è un dramma e ogni ulteriore adempimento serve soltanto a ritardare i tempi di intervento».
«Si sente davvero il bisogno in Italia di tali assunzioni «per garantire l'immediata operatività del suddetto dipartimento», ferma restando la dotazione organica? Si sentiva la necessità di rassicurare quelli che ci sono, quelli che rimangono, quando, a mio avviso, stante il risultato, non si sente la necessità nemmeno di quelli?» si è chiesto Azzollini rivolgendosi alla Presidenza. "E, invece – ha proseguito il Senatore -, «fermi restando la dotazione organica del personale di ruolo di livello non dirigenziale e i contingenti del personale di prestito previsti per la Presidenza del Consiglio dei ministri, la dotazione organica dirigenziale della Presidenza del Consiglio dei ministri è incrementata di tre posizioni di livello generale e di quattro posizioni di livello non generale». Una cosa che non si può raccontare»
E ancora. «Se si andasse a leggere ai cittadini questo testo – secondo Azzollini -, con tutta la pazienza che hanno, non potrebbero accettare il fatto che a dicembre era stata approvata una legge che però non poteva entrare in vigore perché mancavano tre posizioni di livello generale e quattro di livello non generale. Come se non ci fossero digerenti che camminano per le strade di Roma tutte le mattine! Non solo. Stante l'evidente massa di dirigenti, è noto dagli studi di sempre che questa tenderà a difendersi, a giustificare la sua esistenza e, in tal modo, a rallentare i processi che invece sono necessari per andare speditamente; e allora altro che norma in deroga a qualcosa! Arriveranno nuovi dirigenti che dovranno fare nuove cose e chiederanno l'aumento del personale, perché staranno un po' stretti o avranno bisogno di persone perché non ve ne saranno a sufficienza».
Il Senatore, avviandosi poi alla conclusione del suo intervento, ha invitato i presenti al dibattito parlamentare a prestare attenzione allo specifico punto riguardante "una certa retribuzione" che dovrà essere riconosciuta a questo nuovo personale dirigenziale, polemizzando con quei "signori che circolano per quei programmi", alludendo ai talk show televisivi che si occupano degli emolumenti dei parlamentari ma non di quelli di alcuni dirigenti statali.
«Desidero dunque segnalare – ha proseguito con tono caustico il Senatore - a questi approfonditi cultori del diritto tale norma, che recita esattamente come segue: «Al personale dirigenziale di cui al comma 3 sono riconosciute una retribuzione di posizione in misura equivalente ai valori economici massimi attribuiti ai dirigenti della Presidenza del Consiglio dei ministri...». Ma non si può! Solo per queste ragioni, questa legge non può essere approvata. Adesso non so cosa dica, ma poiché ciò che conta è chi deve fare certe cose, non possiamo approvare l'impianto di un qualcosa che produce norme dopo due mesi dall'entrata in vigore dalle precedenti, la maggior parte delle quali in deroga, con l'istituzione di nuovi uffici, a cui sono preposti nuovi dirigenti, ai quali dobbiamo stare attenti a dare la posizione massima (perché se fosse il 10 per cento in meno sarebbe un duro colpo alla loro professionalità!). E come deve andare avanti invece l'intervento concreto?»
«Ecco perché – secondo Azzollini - è difficile poter continuare a sopportare ancora un simile tipo di norme. Non mi si dica che poi magari c'è un intervento che si deve fare: certo, ci mancherebbe altro. Il punto, al di là della norma, è che il procedimento e la struttura posti a servizio della concreta esecuzione di quella norma sono disastrosi. Senza parlare di quel fantastico acronimo - mi pare che si dica così, senatore Santini, mi corregga se sbaglio - che è l'ANAC: non so cosa sia di preciso, ma so che è un elemento che viene richiamato di tanto in tanto e indica prima come devono essere fatti gli appalti. Le parole legalità e trasparenza naturalmente ci sono, in un paragrafo dedicato, e saranno garantite da tutti costoro: ebbene, si autorizza a fare tutto in deroga al codice degli appalti, come ha detto il senatore che mi ha preceduto. È fantastico, signora Presidente».
«Così non si può andare avanti. Sono certo che il Parlamento non debba più sopportare tutto questo, perché è del tutto chiaro che queste norme sono novelle - anche in questo caso, penso si dica così - introdotte nel cammino parlamentare: arrivano e improvvisamente rifilano al Parlamento queste norme, così che esso diventi il famoso soggetto di quella stupidità colossale che ha rovinato a lungo il nostro agire e si dica che permette l'assalto alla diligenza. Si vede invece chi assale la diligenza, con quegli emendamenti introdotti di soppiatto, all'ultimo momento, e che faremmo bene a respingere con immediatezza al mittente. Non c'è dubbio, infatti, che per semplificare un procedimento necessario ci vogliano meno persone, meno autorizzazioni, minori intralci al suo cammino: così la verifica dell'esecuzione di quel provvedimento è più facile e l'ottemperanza alla legge è monitorabile. In questo modo, invece, facciamo un pessimo lavoro».
Il Senatore, in conclusione, ha espresso il suo giudizio sul provvedimento all'esame dell'aula parlamentare, "naturalmente di carattere assolutamente negativo". Azzollini ha poi coronato il suo intervento con la sua proposta: «un richiamo al Governo ed eventualmente anche al relatore" affinché «vogliano accogliere uno o più ordini del giorno che prevedano la possibilità di varare una legge quadro per gli interventi sismici, cosicché non si faccia più tutto questo e si abbia una legge che contenga soltanto misure economiche o qualche norma essenziale relativa a qualche aspetto specifico».
In un secondo intervento, alla ripresa pomeridiana dei lavori parlamentari, il senatore Antonio Azzollini, sul voto di fiducia chiesto dal Governo e connesso al provvedimento in esame, motivando il proprio voto negativo e quello del gruppo parlamentare di Forza Italia, ha evidenziato come "la richiesta, da parte delle popolazioni colpite, di interventi rapidi, efficaci, capaci di cominciare a dar loro sollievo" fosse rimasta sostanzialmente inascoltata.
«Lo stato dei fatti – secondo Azzollini - è stato chiaramente radiografato: fino a questo momento è stato fatto poco, anzi pochissimo. La sovrapposizione delle competenze, il mancato coordinamento delle priorità, la farraginosità delle procedure non hanno consentito di fare nemmeno il minimo richiesto nel tempo che è trascorso. Il Governo, invece di andare incontro a questa richiesta, ha emanato un decreto-legge che, come ho detto questa mattina e come hanno fatto anche altri colleghi, va esattamente nella direzione contraria. Esso modifica radicalmente la legge esistente e dunque indurrà necessariamente una nuova verifica dello stato delle cose, delle procedure, dei rapporti tra istituzioni e tra enti interessati; ingolfa le strutture di intervento con nuovi dipartimenti, dirigenti, vicedirigenti, subdirigenti, i quali dovranno, per forza, quantomeno rivedere le questioni, analizzarle e, poi, intervenire; di nuovo, non risolve i problemi degli specifici ambiti di intervento tra le diverse istituzioni interessate; crea nuove istituzioni, nuovi dipartimenti, nuove competenze. Tutto questo, naturalmente, continuerà ad allungare i tempi e a non dare soddisfazione»
«Si badi che la gravità della questione – ha chiarito il Senatore - non solo induce Forza Italia ad esprimere queste critiche, che riteniamo di particolare gravità data la materia che stiamo trattando, ma ha anche indotto da tempo Forza Italia ad esprimersi sul tema, presentando un ordine del giorno in materia, non potendo esprimersi con emendamenti. Infatti, come è già stato sottolineato poco fa dalla collega Bulgarelli, ormai il vezzo di far lavorare una sola Camera su provvedimenti così complessi sta prendendo piede sempre di più, con risultati negativi per il lavoro parlamentare. Forza Italia ha presentato, dunque, un ordine del giorno con il quale chiede al Governo di mettere mano, sulla base delle plurime esperienze che purtroppo l'Italia ha avuto, a un disegno di legge quadro, semplice, con norme molto chiare, che offra il complesso delle indicazioni ove mai - speriamo di no - dovessero verificarsi altri eventi del genere e che dia, pertanto, chiarezza agli organi di intervento e a coloro che coordinano tali interventi, indicando sedi precise di incontro per determinare le azioni da intraprendere in via ordinaria. Solo così potremo avere interventi efficaci, con un disegno di legge che sia di natura ordinaria. Non ci nascondiamo che ognuno di questi eventi può avere degli aspetti peculiari; ma solo quelli vanno affrontati con poche norme integrative. Invece, signor Presidente, come ho già detto prima, tutto il decreto‑legge in esame è di modifica di una legge precedente, del dicembre scorso: una cosa davvero offensiva per le popolazioni colpite».
«Ferma restando la nostra profonda sfiducia in questo provvedimento e nel Governo che l'ha emanato – ha concluso Azzollini - , ci poniamo anche come forza propositiva e chiediamo che, a fronte degli eventi sismici, alluvionali o comunque emergenziali, si dia una regola predeterminata, a regime, certa, chiara, semplice. È ciò che i cittadini chiedono affinché quando si verificano quei gravi eventi si possa avere nel più breve tempo possibile il ristoro che è necessario che lo Stato dia loro».