Visitatori di tutte le età a Molfetta per la mostra su Salvatore Salvemini
Opere provenienti da collezionisti privati, ma anche dalla Pinacoteca Metropolitana di Bari
lunedì 9 dicembre 2024
Inaugurata lo scorso 22 novembre al Museo Diocesano di Molfetta la mostra, fortemente voluta dalle figlie Maddalena e Antonietta Salvemini e dalla moglie Antonia Pisani, che ripercorre la ricerca artistica del pittore molfettese Salvatore Salvemini a partire dagli anni '60, attraversando la crisi degli anni '70 con la nascita del tema delle "Radici", per approdare a una sintesi che si conclude con l'ultimo dipinto compiuto, un autoritratto, datato al 2005.
Trentasei opere provenienti da collezionisti privati, ma anche dalla Pinacoteca Metropolitana di Bari Corrado Giaquinto, dal Comune di Bari e dal Comune di Molfetta, dall'Associazione Beniamino Finocchiaro e dalla Cattolica Popolare. Fuori mostra un raro ritratto giovanile del 1946. I curatori Gaetano Centrone, professore di Storia dell'Arte presso l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, e Ignazio Gadaleta, già professore di Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, hanno selezionato le opere in mostra, concedendo allo spettatore una visione completa della ricerca artistica di Salvemini. Per Gadaleta «Salvemini è colui con cui la pittura diventa impetuosa, diventa d'impegno sociale, si rompono le prospettive, si agitano le pennellate, la materia si fa turbolenta, i colori si fanno accesi. Il contrario della precedente, fondata su un'armonia mielosa».
La Puglia ritrova così uno dei protagonisti dei moti di rinnovamento che segnarono l'arte e la società del territorio nella seconda metà del '900, tra crisi della civiltà contadina e lotte per la rinascita del Mezzogiorno, un'arte di impegno civile, con risvolti etici e con una profonda riflessione sull'animo umano. Per questo motivo sono state invitate le scuole superiori a visitare la mostra: l'arte diventa partecipazione alla vita civile e culturale del proprio ambiente.
«Riaccendiamo le luci su un artista che è stato il protagonista indiscusso dell'arte pugliese e dell'arte del Meridione nei decenni 1960 e 1970 – sostiene Centrone – Salvemini ha configurato la crisi di un certo tipo di intendere la pittura tradizionalmente inteso e quindi un linguaggio pittorico nuovo per la narrazione di un nuovo uomo». La mostra gode del patrocinio e del sostegno della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi e della Fondazione Museo Diocesano, del patrocinio dell'amministrazione della Città di Molfetta e del contributo finanziario del Consiglio regionale della Puglia.
Trentasei opere provenienti da collezionisti privati, ma anche dalla Pinacoteca Metropolitana di Bari Corrado Giaquinto, dal Comune di Bari e dal Comune di Molfetta, dall'Associazione Beniamino Finocchiaro e dalla Cattolica Popolare. Fuori mostra un raro ritratto giovanile del 1946. I curatori Gaetano Centrone, professore di Storia dell'Arte presso l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, e Ignazio Gadaleta, già professore di Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, hanno selezionato le opere in mostra, concedendo allo spettatore una visione completa della ricerca artistica di Salvemini. Per Gadaleta «Salvemini è colui con cui la pittura diventa impetuosa, diventa d'impegno sociale, si rompono le prospettive, si agitano le pennellate, la materia si fa turbolenta, i colori si fanno accesi. Il contrario della precedente, fondata su un'armonia mielosa».
La Puglia ritrova così uno dei protagonisti dei moti di rinnovamento che segnarono l'arte e la società del territorio nella seconda metà del '900, tra crisi della civiltà contadina e lotte per la rinascita del Mezzogiorno, un'arte di impegno civile, con risvolti etici e con una profonda riflessione sull'animo umano. Per questo motivo sono state invitate le scuole superiori a visitare la mostra: l'arte diventa partecipazione alla vita civile e culturale del proprio ambiente.
«Riaccendiamo le luci su un artista che è stato il protagonista indiscusso dell'arte pugliese e dell'arte del Meridione nei decenni 1960 e 1970 – sostiene Centrone – Salvemini ha configurato la crisi di un certo tipo di intendere la pittura tradizionalmente inteso e quindi un linguaggio pittorico nuovo per la narrazione di un nuovo uomo». La mostra gode del patrocinio e del sostegno della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi e della Fondazione Museo Diocesano, del patrocinio dell'amministrazione della Città di Molfetta e del contributo finanziario del Consiglio regionale della Puglia.