Violentarono una 16enne, il Dna li incastra: 7 anni a due molfettesi, gli altri assolti

Condannati un 41enne ed un 37enne. Assolti gli altri due imputati: decisiva la perizia del professor Giardina, l'uomo-chiave del caso Yara

mercoledì 6 novembre 2019
A cura di Nicola Miccione
Avrebbero abusato sessualmente di una 16enne conosciuta poche ore prima in discoteca: due molfettesi, di 41 e 37 anni, il primo residente a Terlizzi, il secondo a Molfetta, sono stati condannati a 7 anni di reclusione ciascuno per violenza sessuale di gruppo nei confronti di una minorenne.

I fatti risalgono al 2011, ma il Tribunale di Bolzano si è pronunciato soltanto ora: i due operai edili che, all'epoca dei fatti, si trovavano in Alto Adige per motivi di lavoro, e che avrebbero violentato una 16enne all'esterno di una discoteca di Bressanone, dopo essersi appartati in un'autovettura, e dopo all'interno della camera d'albergo di una struttura ricettiva di Naz Sciaves, sono stati condannati. Altri due imputati, di 37 e 29 anni, sono stati invece assolti.

L'aggressione all'esterno di una discoteca di Bressanone e in un albergo di Naz Sciaves


I fatti risalgono al 5 giugno 2011. Gli imputati avevano, all'epoca dei fatti, un'età tra i 21 e i 33 anni. Due di loro, il 41enne ed il 37enne, che all'epoca avevano 33 e 29 anni, al termine di una serata trascorsa all'interno di una discoteca di Bressanone, comune che si trova in Alto Adige, avrebbero «con violenza, facendo ricorso alla forza fisica tanto da vincere la sua resistenza, costretto la minore (di appena 16 anni, nda) a subire atti sessuali».

Era notte fonda e la ragazza, conosciuta proprio nel locale notturno, finì nell'autovettura di quelli che sarebbero poi diventati i suoi aguzzini. I due «all'interno della macchina, sul sedile posteriore» l'avrebbero costretta ad avere rapporti sessuali, contro la sua volontà. Dopo averla spogliata, avrebbero abusato di lei, tenendola ferma «con forza per impedire alla stessa qualsiasi forma di reazione, dandole anche uno schiaffo».

La 16enne - che non si esclude fosse in condizioni lucidissime - avrebbe cercato di opporsi alla violenza, «dando dei pizzicotti ai due aggressori e cercando di graffiarli con le unghie». Ma gli abusi non terminati finiti lì. La giovane sarebbe stata violentata pure nella camera d'albergo di una struttura di Naz Sciaves, a 6 chilometri di distanza, dove i due operai alloggiavano in quel periodo, dagli altri due imputati - assolti - all'epoca dei fatti di 29 e 21 anni.

Il processo (durato 8 anni) e la perizia affidata al professor Emiliano Giardina, l'uomo-chiave del caso Yara


Le indagini del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Bolzano, l'incidente probatorio, le dichiarazioni e l'identificazione che la 16enne ha fatto di tutti i soggetti coinvolti, specificando i vari ruoli, ma in particolar modo la comparazione del Dna svolta dai Carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma hanno costituto l'impianto accusatorio del processo di primo grado. Un'analisi, però, aspramente contestata dalle difese degli imputati.

Il Tribunale di Bolzano ha così accolto l'eccezione fatta dalle difese, fra cui quella del penalista molfettese Maurizio Masellis, difensore del 37enne assolto, ed ha nominato, in qualità di esperto, il professore Emiliano Giardina, genetista dell'Università di Tor Vergata, esperto in genetica forense. Il dottore, che già in passato ha collaborato con la Polizia Scientifica della Direzione Centrale Anticrimine e con diversi Tribunali, è tra le figure più esperte in materia.

È a lui che gli inquirenti che si occupavano del delitto di Yara Gambirasio, la giovane ginnasta di 13 anni, si sono rivolti in cerca di una svolta capace di indirizzare le indagini. Analizzando, nel proprio laboratorio, 600-700 campioni di Dna aveva associato la figura di Massimo Giuseppe Bossetti (poi condannato all'ergastolo) al celebre "Ignoto 1". Questa volta, invece, la sua perizia è servita ad escludere categoricamente la partecipazione del 37enne e del 29enne.

La sentenza


La Corte del Tribunale di Bolzano, presieduta da Carla Scheidle, al termine del processo celebrato con rito ordinario e sulla base degli esiti della perizia affidata al professore Emiliano Giardina, ha assolto il 37enne ed il 29enne ed ha invece condannato il 41enne ed il 37enne a 7 anni di reclusione ciascuno per il reato di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una minorenne.

La difesa dei due molfettesi ha già annunciato ricorso in Appello nei confronti del 41enne e del 37enne, interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e condannati al risarcimento del danno, pari ad una somma complessiva di 25.000 euro.