Via San Benedetto, la strada dell’arte, alla sua sedicesima edizione
Facchini: «obiettivo della collettiva far riflettere sul vero significato della Settimana Santa»
venerdì 19 aprile 2019
10.29
La collettiva "Via San Benedetto- L'arte nella tradizione della Settimane Santa", organizzata dall'Associazione culturale "Caracciolo", si è consolidata anch'essa come tradizione tipica della Settimana Santa.
Sono, infatti, oramai sedici anni che puntualmente via San Benedetto, una viuzza del centro antico di Molfetta, si trasforma in galleria a cielo aperto. Una via che apre la propria strada, le proprie porte, la propria quotidianità all'estro e alla creatività di 15 artisti locali che interpretano secondo il proprio vissuto e la donano ai visitatori la propria Settimana Santa.
La via è sempre quella, le marce funebri di sottofondo pure, l'atmosfera che si crea con i ceri anche, ma ogni anno è un'emozione nuova e diversa. Ogni anno gli artisti ti portano con i loro lavori a respirare le atmosfere tipiche della Settimana Santa, dei riti delle processioni, dettagli a cui spesso non si fa caso, ma che sono parte integrante dell'atmosfera pre pasquale.
Si pensi alla banda, o a un dettaglio del manico del mazziere, ma anche le statue, le nostre statue rivisitate dallo sguardo nuovo ed attento degli artisti, che ti consentono di rivivere le processioni come se stessi partecipando lì in quel momento, o ne fanno una loro personalissima interpretazione mediata anche dai recenti fatti di cronaca, così la nostra Pietà diviene nera come il figlio che ha sul grembo, e si ritrova in mezzo alle onde del mare, con lo sfondo dei barconi pieni di profughi che sono alla deriva .
"Via San Benedetto", non è solo una mostra, una tradizione, ma è anche lo specchio della nostra società e anche denuncia sociale e accanto al corpo di Cristo ritroviamo, parole come femminicidio, bullismo, guerre, razzismo, intolleranza, pedofilia, fame, sede, povertà, terrorismo, inquinamento, surriscaldamento globale, violenza. Di fronte a queste parole ci si chiede se il sacrificio di Cristo sia servito per un mondo migliore.
Ma non sono solo i colori scuri a prevalere, ma dai colori, dalla spiritualità che ogni quadro, ogni opera, ogni artista vuole raccontare, si leggono oltre il segno dei tempi, anche la speranza, la rinascita, e la voglia di cambiare quello che non va. Gesù tolto dal repositorio, di chiara ispirazione Cozzoliana, ripreso più volte dagli artisti quest'anno è sì un simbolo di morte, ma soprattutto di resurrezione, di vita nuova, di speranza.
«L'obiettivo di Via San Benedetto, ci dice il presidente dall'Associazione culturale "Caracciolo", Mimmo Facchini, è riportare a far rivivere e riflettere i visitatori sul vero valore della Settimana Santa, sul suo significato più profondo, che solo l'arte, a volte, riesce ad esprimere e ad essere incisiva, sino ad arrivare al cuore del visitatore». E aggiunge: «la sedicesima edizione è in memoria di Anna Farinola, una fotografa e appassionata d'arte che ha partecipato nelle scorse edizione, ma ci ha lasciato prematuramente, quest'anno l'abbiamo voluta ancora con noi attraverso alcuni suoi scatti, sempre pregni di significato e pieni di grande amore per l'arte e per il prossimo».
Sarà ancora possibile vedere le opere di Gianni Alessandrini, Domenico Angione, Corrado Befo, Domenico Camporeale, Carmela Candido, Valentina Capurso, Vincenzo Ciannamea, Francesco Della Noce, Maria de Gennaro, Clelia Facchini, Vito Gianfreda, Francesca e Giuseppe Gragnaniello, Pasquale Magarelli e Francesco Roselli, sino al 20 aprile presso la Sala espositiva del Palazzo de Gioia, sita in via Ten. Ragno, 64 dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 18 alle ore 22.
Sono, infatti, oramai sedici anni che puntualmente via San Benedetto, una viuzza del centro antico di Molfetta, si trasforma in galleria a cielo aperto. Una via che apre la propria strada, le proprie porte, la propria quotidianità all'estro e alla creatività di 15 artisti locali che interpretano secondo il proprio vissuto e la donano ai visitatori la propria Settimana Santa.
La via è sempre quella, le marce funebri di sottofondo pure, l'atmosfera che si crea con i ceri anche, ma ogni anno è un'emozione nuova e diversa. Ogni anno gli artisti ti portano con i loro lavori a respirare le atmosfere tipiche della Settimana Santa, dei riti delle processioni, dettagli a cui spesso non si fa caso, ma che sono parte integrante dell'atmosfera pre pasquale.
Si pensi alla banda, o a un dettaglio del manico del mazziere, ma anche le statue, le nostre statue rivisitate dallo sguardo nuovo ed attento degli artisti, che ti consentono di rivivere le processioni come se stessi partecipando lì in quel momento, o ne fanno una loro personalissima interpretazione mediata anche dai recenti fatti di cronaca, così la nostra Pietà diviene nera come il figlio che ha sul grembo, e si ritrova in mezzo alle onde del mare, con lo sfondo dei barconi pieni di profughi che sono alla deriva .
"Via San Benedetto", non è solo una mostra, una tradizione, ma è anche lo specchio della nostra società e anche denuncia sociale e accanto al corpo di Cristo ritroviamo, parole come femminicidio, bullismo, guerre, razzismo, intolleranza, pedofilia, fame, sede, povertà, terrorismo, inquinamento, surriscaldamento globale, violenza. Di fronte a queste parole ci si chiede se il sacrificio di Cristo sia servito per un mondo migliore.
Ma non sono solo i colori scuri a prevalere, ma dai colori, dalla spiritualità che ogni quadro, ogni opera, ogni artista vuole raccontare, si leggono oltre il segno dei tempi, anche la speranza, la rinascita, e la voglia di cambiare quello che non va. Gesù tolto dal repositorio, di chiara ispirazione Cozzoliana, ripreso più volte dagli artisti quest'anno è sì un simbolo di morte, ma soprattutto di resurrezione, di vita nuova, di speranza.
«L'obiettivo di Via San Benedetto, ci dice il presidente dall'Associazione culturale "Caracciolo", Mimmo Facchini, è riportare a far rivivere e riflettere i visitatori sul vero valore della Settimana Santa, sul suo significato più profondo, che solo l'arte, a volte, riesce ad esprimere e ad essere incisiva, sino ad arrivare al cuore del visitatore». E aggiunge: «la sedicesima edizione è in memoria di Anna Farinola, una fotografa e appassionata d'arte che ha partecipato nelle scorse edizione, ma ci ha lasciato prematuramente, quest'anno l'abbiamo voluta ancora con noi attraverso alcuni suoi scatti, sempre pregni di significato e pieni di grande amore per l'arte e per il prossimo».
Sarà ancora possibile vedere le opere di Gianni Alessandrini, Domenico Angione, Corrado Befo, Domenico Camporeale, Carmela Candido, Valentina Capurso, Vincenzo Ciannamea, Francesco Della Noce, Maria de Gennaro, Clelia Facchini, Vito Gianfreda, Francesca e Giuseppe Gragnaniello, Pasquale Magarelli e Francesco Roselli, sino al 20 aprile presso la Sala espositiva del Palazzo de Gioia, sita in via Ten. Ragno, 64 dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 18 alle ore 22.