Ventiquattro anni fa fu ucciso Gianni Carnicella
Incontro del Liberatorio ieri sera. Oggi solenne commemorazione
giovedì 7 luglio 2016
18.13
Sono trascorsi 24 anni dal brutale omicidio di Gianni Carnicella. Una ferita sempre aperta non solo nel cuore di chi lo ha conosciuto, condividendo ideali e impegno politico; non solo nel cuore dei familiari e degli amici ma dei cittadini più attenti, molti dei quali ricordano bene quel caldo pomeriggio estivo in cui, all'improvviso, risuonarono sirene dei mezzi di soccorso e delle forze dell'ordine. E poi la notizia del ferimento del Primo cittadino e del suo decesso in ospedale, i funerali, le indagini, il processo, la condanna dell'esecutore materiale…
In un primo momento la Città sembrò avere uno scatto d'orgoglio: nell'agosto del 1992 (poche settimane dopo l'omicidio) associazioni, partiti e movimenti sottoscrissero un manifesto comune, in seguito si costituì l'Osservatorio 7 luglio, nell'ottobre venne definitivamente sgomberata piazza Paradiso. Poi l'attenzione è parsa sopirsi, tranne che per l'annuale commemorazione e il costante impegno del Liberatorio Politico e di Libera che hanno sempre puntato a mantenere viva e reale la memoria.
Il rischio, infatti, è che, al di là dei pur importanti momenti ufficiali, si anestetizzi il ricordo.
Quanti giovani, quanti ragazzi o adolescenti sanno cosa rappresenti la fioriera, la fascia di sindaco e la data "7 luglio 1992" poste sulla scalinata della chiesa San Bernardino? Quanti conoscono l'operato, le idee, il contesto in cui è vissuto Gianni Carnicella, il cui nome è annoverato tra le vittime di mafia, e in quale scenario è maturata la tragedia?
Non dimentichiamo che l'epigrafe commemorativa voluta proprio dal Movimento Liberatorio Politico e da Libera venne rimossa.
Non a caso il Liberatorio Politico, alla vigilia del 24esimo anniversario della morte del sindaco Carnicella, ha promosso un importante incontro sul tema "Liberiamo la memoria".
«Mi chiedevo se fosse il caso di continuare e mi sono risposto che ne lave la pena – ha esordito Matteo d'Ingeo, coordinatore del Movimento – perché questo incontro è un ritrovarsi e aggiungere un tassello nel puzzle che ci aiuta a capire la città…».
Il tassello aggiunto in questo 2016 sono state le affermazioni del dott. Pasquale Drago, ascoltato nella sua veste di Procuratore aggiunto della Procura di Bari nel corso dell'audizione della Commissione Parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, tenutasi presso la Prefettura di Bari nel 2014. In una parte dell'audizione (ovviamente quella pubblicata sul sito del Senato), il Procuratore parla di: «famiglie stanno tentando di riappropriarsi del controllo criminale del territorio molfettese. E proprio il capo di una di queste famiglie potrebbe essere stato il mandante dell'omicidio del sindaco Gianni Carnicella».
Da qui è partita la riflessione che, nel corso della serata, ha tracciato un inquietante quadro sulla sicurezza nella nostra città mettendo in evidenza quanto accaduto dal 7 luglio 2015 ad oggi: le rapine (anche con l'uso di armi da guerra) messe a segno nella scorsa estate, il danneggiamento di piazza Minuto Pesce, l'abusivismo nelle postazioni di vendita di ortofrutta o somministrazione di panini e bevande durante importanti manifestazioni pubbliche, l'incendio di due box per la vendita di prodotti ortofrutticoli, i sequestri milionari operati negli ultimi mesi.
Elementi sui quali si potrebbero aprire serie riflessioni.
Nel corso del dibattito è stato sottolineato quanto sia necessaria una vera rivoluzione culturale dei molfettesi. Con un pizzico di rammarico, infatti, si è notato come fossero presenti i familiari di Gianni Carnicella, alcuni amici di partito e numerosi cittadini ma mancassero rappresentanti del mondo politico, del mondo associativo, della stampa e, soprattutto, i giovani.
Fondamentale, allora, diventa saper trovare la maniera per poter attuare quel necessario passaggio di testimone.
Questo pomeriggio si è tenuto l'incontro istituzionale in memoria di Gianni Carnicella, il primo alla presenza del Commissario prefettizio.
In un primo momento la Città sembrò avere uno scatto d'orgoglio: nell'agosto del 1992 (poche settimane dopo l'omicidio) associazioni, partiti e movimenti sottoscrissero un manifesto comune, in seguito si costituì l'Osservatorio 7 luglio, nell'ottobre venne definitivamente sgomberata piazza Paradiso. Poi l'attenzione è parsa sopirsi, tranne che per l'annuale commemorazione e il costante impegno del Liberatorio Politico e di Libera che hanno sempre puntato a mantenere viva e reale la memoria.
Il rischio, infatti, è che, al di là dei pur importanti momenti ufficiali, si anestetizzi il ricordo.
Quanti giovani, quanti ragazzi o adolescenti sanno cosa rappresenti la fioriera, la fascia di sindaco e la data "7 luglio 1992" poste sulla scalinata della chiesa San Bernardino? Quanti conoscono l'operato, le idee, il contesto in cui è vissuto Gianni Carnicella, il cui nome è annoverato tra le vittime di mafia, e in quale scenario è maturata la tragedia?
Non dimentichiamo che l'epigrafe commemorativa voluta proprio dal Movimento Liberatorio Politico e da Libera venne rimossa.
Non a caso il Liberatorio Politico, alla vigilia del 24esimo anniversario della morte del sindaco Carnicella, ha promosso un importante incontro sul tema "Liberiamo la memoria".
«Mi chiedevo se fosse il caso di continuare e mi sono risposto che ne lave la pena – ha esordito Matteo d'Ingeo, coordinatore del Movimento – perché questo incontro è un ritrovarsi e aggiungere un tassello nel puzzle che ci aiuta a capire la città…».
Il tassello aggiunto in questo 2016 sono state le affermazioni del dott. Pasquale Drago, ascoltato nella sua veste di Procuratore aggiunto della Procura di Bari nel corso dell'audizione della Commissione Parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, tenutasi presso la Prefettura di Bari nel 2014. In una parte dell'audizione (ovviamente quella pubblicata sul sito del Senato), il Procuratore parla di: «famiglie stanno tentando di riappropriarsi del controllo criminale del territorio molfettese. E proprio il capo di una di queste famiglie potrebbe essere stato il mandante dell'omicidio del sindaco Gianni Carnicella».
Da qui è partita la riflessione che, nel corso della serata, ha tracciato un inquietante quadro sulla sicurezza nella nostra città mettendo in evidenza quanto accaduto dal 7 luglio 2015 ad oggi: le rapine (anche con l'uso di armi da guerra) messe a segno nella scorsa estate, il danneggiamento di piazza Minuto Pesce, l'abusivismo nelle postazioni di vendita di ortofrutta o somministrazione di panini e bevande durante importanti manifestazioni pubbliche, l'incendio di due box per la vendita di prodotti ortofrutticoli, i sequestri milionari operati negli ultimi mesi.
Elementi sui quali si potrebbero aprire serie riflessioni.
Nel corso del dibattito è stato sottolineato quanto sia necessaria una vera rivoluzione culturale dei molfettesi. Con un pizzico di rammarico, infatti, si è notato come fossero presenti i familiari di Gianni Carnicella, alcuni amici di partito e numerosi cittadini ma mancassero rappresentanti del mondo politico, del mondo associativo, della stampa e, soprattutto, i giovani.
Fondamentale, allora, diventa saper trovare la maniera per poter attuare quel necessario passaggio di testimone.
Questo pomeriggio si è tenuto l'incontro istituzionale in memoria di Gianni Carnicella, il primo alla presenza del Commissario prefettizio.