“Una provocazione fatta pietra”: quarant’anni della parrocchia “Madonna della pace”
Intervista al parroco don Angelo Mazzone
martedì 5 dicembre 2017
E' ricorso da qualche giorno il quarantesimo anniversario della fondazione della Parrocchia "Madonna della Pace" di Molfetta: il 26 novembre 1977, infatti, iniziava l'attività pastorale della parrocchia all'interno dei locali presi in affitto in Via di Vagno 11 -13 e nell'omonima cappella sita a Villaggio Belgiovine, dopo che nel mese di luglio il Vescovo Mons. Garzia aveva esposto a don Luca Murolo l'intenzione di istituire una nuova parrocchia nella zona est di Molfetta, per affidarne a lui la cura pastorale.
L'edificio attuale sarebbe poi arrivato negli anni '90, figlio dell'intenzione entusiasta di S. E. Mons. Antonio Bello, che ne aveva voluto fortemente la costruzione e la titolazione alla Madonna della Pace.
Nell'anniversario della fondazione, molte sono state le iniziative di commemorazione del percorso spirituale di questa ancora giovane comunità, da mostre fotografiche ad incontri di riflessione fino alla messa celebrata domenica 26 novembre presso la parrocchia dal vescovo Mons. Cornacchia, nella cui occasione si è anche ricordata nel primo anniversario della morte la figura di don Luca Murolo, primo parroco della Chiesa.
Abbiamo incontrato don Angelo Mazzone, parroco della Chiesa della Madonna della Pace dal 2008, per farci raccontare un po' di questi quaranta anni della comunità pastorale.
Quali trasformazioni ha incontrato la parrocchia in questi quarant'anni, oltre a quelle ovvie di sede?
La trasformazione sicuramente più evidente è quella urbanistica: nel momento della sua fondazione, la parrocchia sorgeva nella periferia estrema della città, con la presenza solo di qualche edificio scolastico. Ora, invece, la parrocchia più che in periferia, si trova in una zona che è una vera e propria porta della città. Si tratta di una periferia ben più servita rispetto al passato, e le trasformazioni territoriali si fanno sicuramente sentire nella vita di una comunità, basti pensare alle foto dei primi anni '80, in cui i bambini della parrocchia giocavano nello spiazzo dove ora sorge la caserma dei Carabinieri. La seconda trasformazione più forte è quella pastorale: la prima vita della comunità parrocchiale contava una dimensione quasi famigliare, con una decina di gruppi appunto di famiglie che facevano capo ad un paio di condomini situati attorno a Via di Vagno. Naturalmente, nel corso del tempo, queste stesse famiglie che erano state il cuore di quella esperienza, hanno dovuto aprirsi ad una nuova schiera di parrocchiani, nonché a strutture caratterizzate sempre da maggiore possibilità di apertura verso l'esterno.
Quali momenti ed eventi, secondo lei, sono stati più importanti nella storia della parrocchia?
Il primo periodo della storia della parrocchia, è stato caratterizzato dalla presenza forte e carismatica di Don Tonino Bello e quegli anni, tra fine anni '80 ed inizio anni '90, un periodo caldo anche dal punto di vista storico con i conflitti nel Golfo e in Bosnia, sono stati permeati dalla sua figura. Sebbene infatti l'istituzione della Chiesa fu opera del vescovo Garzia, fu don Tonino a seguire con più slancio il suo percorso. Altri momenti emblematici sono stati i vari spostamenti di sede, fino al complesso attuale: sembrano semplici cambiamenti fisici, ma in realtà è naturale che una struttura più grande consenta di poter svolgere più attività e di cambiare la vita parrocchiale, arricchendola. Oserei dire che un altro forte cambiamento si è avuto con il mio avvento in questa chiesa: a ragion veduta, trascorsi nove anni, posso dire di aver allargato le iniziative destinate a bambini e ragazzi, cercando di svecchiare una comunità un po' sopita ed assestata nell'ultimissimo periodo di sacerdozio di don Mimmo Amato. Quarant'anni, in realtà, sono comunque un periodo brevissimo per la storia di una comunità parrocchiale.
Don Luca Murolo e don Mimmo Amato sono state due delle colonne portanti della storia della chiesa. Qual è l'eredità che hanno lasciato per i parrocchiani della Madonna della Pace?
Don Luca Murolo è stato un pastore entusiasta, che traeva energia dalla novità e dalla difficoltà che l'avventura di una nuova parrocchia lo chiamava a svolgere. Tutti lo ricordano ancora per la conoscenza personale che aveva nei confronti dei suoi parrocchiani, anche quando questi diventarono di più dell'originario nucleo iniziale. Don Mimmo Amato, invece, sebbene fosse di natura una persona meno appariscente e creativa, ha l'enorme merito di aver dato una vera e propria forma alla comunità, elevandola anche culturalmente, un aspetto che sicuramente ancora oggi è foriero di conseguenze e di riflessi nella vita odierna della parrocchia.
Al momento la parrocchia Madonna della Pace è al centro di un quartiere caratterizzato dalla presenza di famiglie giovani con bambini, che vengono attratte in chiesa dal suo dinamismo e dalle molte iniziative loro destinate. Come raccoglie la sfida che le viene proposta da questa schiera di fedeli?
La parrocchia è al centro di un quartiere che sta perdendo pelle, come i serpenti che fanno la muta: le famiglie che avevano cominciato ad abitare i condomini di questa zona negli anni '70, hanno lasciato le loro abitazioni a figli e nipoti, famiglie quindi molto giovani. La nostra parrocchia non ha la storia secolare di altre chiese, con una forte tradizione di processioni o culto di patroni. Però, abbiamo dalla nostra una serie di strutture che altre parrocchie, purtroppo, non hanno, come i campi sportivi, l'anfiteatro, i giardini ed una chiesa oggettivamente molto grande. È su questi punti forti che dobbiamo fare leva per avvicinare bambini, ragazzi e giovani alla comunità, magari diversificando e potenziando anche le varie forme di accoglienza, ed insistendo sulla formula vincente estiva dell'oratorio.
L'intitolazione alla Madonna della Pace, è qualcosa che caratterizza fortemente l'anima della parrocchia. In breve, come descriverebbe la pace auspicata dallo spirito della parrocchia stessa?
All'inizio della sua storia, la scelta dell'intitolazione alla Madonna della Pace fu una predilezione precisa: erano anni in cui il tema della pace era fortemente percepito dal mondo della chiesa. Erano gli anni in cui sorsero le prime facoltà di irenologia nelle università ecclesiastiche, o in cui fu coniato il "dizionario della pace". Perciò fu una sorta di scelta obbligata, figlia dei tempi in cui la chiesa fu fondata. Adesso, questo afflato si è un po' affievolito, lo spirito comune è più concentrato verso le faccende interne e personali, così che, per la nostra parrocchia, la pace è più da coniugarsi come armonia nel clima e nelle relazioni, come modo di stare assieme, libero da pettegolezzi e maldicenze, quello che cerchiamo sempre di perseguire. Ma non si può dire qualcosa di esaurito, o di meno attuale. La chiesa Madonna della Pace è nata sull'onda della gioia incontenibile di Don Tonino. Ed è lui che definì la nostra chiesa "una provocazione fatta pietra", in cui il tema della pace diventasse "il motivo architettonico supremo di tutto il suo impegno personale". Ed è a questa eredità che cerchiamo ancora oggi di far onore.
L'edificio attuale sarebbe poi arrivato negli anni '90, figlio dell'intenzione entusiasta di S. E. Mons. Antonio Bello, che ne aveva voluto fortemente la costruzione e la titolazione alla Madonna della Pace.
Nell'anniversario della fondazione, molte sono state le iniziative di commemorazione del percorso spirituale di questa ancora giovane comunità, da mostre fotografiche ad incontri di riflessione fino alla messa celebrata domenica 26 novembre presso la parrocchia dal vescovo Mons. Cornacchia, nella cui occasione si è anche ricordata nel primo anniversario della morte la figura di don Luca Murolo, primo parroco della Chiesa.
Abbiamo incontrato don Angelo Mazzone, parroco della Chiesa della Madonna della Pace dal 2008, per farci raccontare un po' di questi quaranta anni della comunità pastorale.
Quali trasformazioni ha incontrato la parrocchia in questi quarant'anni, oltre a quelle ovvie di sede?
La trasformazione sicuramente più evidente è quella urbanistica: nel momento della sua fondazione, la parrocchia sorgeva nella periferia estrema della città, con la presenza solo di qualche edificio scolastico. Ora, invece, la parrocchia più che in periferia, si trova in una zona che è una vera e propria porta della città. Si tratta di una periferia ben più servita rispetto al passato, e le trasformazioni territoriali si fanno sicuramente sentire nella vita di una comunità, basti pensare alle foto dei primi anni '80, in cui i bambini della parrocchia giocavano nello spiazzo dove ora sorge la caserma dei Carabinieri. La seconda trasformazione più forte è quella pastorale: la prima vita della comunità parrocchiale contava una dimensione quasi famigliare, con una decina di gruppi appunto di famiglie che facevano capo ad un paio di condomini situati attorno a Via di Vagno. Naturalmente, nel corso del tempo, queste stesse famiglie che erano state il cuore di quella esperienza, hanno dovuto aprirsi ad una nuova schiera di parrocchiani, nonché a strutture caratterizzate sempre da maggiore possibilità di apertura verso l'esterno.
Quali momenti ed eventi, secondo lei, sono stati più importanti nella storia della parrocchia?
Il primo periodo della storia della parrocchia, è stato caratterizzato dalla presenza forte e carismatica di Don Tonino Bello e quegli anni, tra fine anni '80 ed inizio anni '90, un periodo caldo anche dal punto di vista storico con i conflitti nel Golfo e in Bosnia, sono stati permeati dalla sua figura. Sebbene infatti l'istituzione della Chiesa fu opera del vescovo Garzia, fu don Tonino a seguire con più slancio il suo percorso. Altri momenti emblematici sono stati i vari spostamenti di sede, fino al complesso attuale: sembrano semplici cambiamenti fisici, ma in realtà è naturale che una struttura più grande consenta di poter svolgere più attività e di cambiare la vita parrocchiale, arricchendola. Oserei dire che un altro forte cambiamento si è avuto con il mio avvento in questa chiesa: a ragion veduta, trascorsi nove anni, posso dire di aver allargato le iniziative destinate a bambini e ragazzi, cercando di svecchiare una comunità un po' sopita ed assestata nell'ultimissimo periodo di sacerdozio di don Mimmo Amato. Quarant'anni, in realtà, sono comunque un periodo brevissimo per la storia di una comunità parrocchiale.
Don Luca Murolo e don Mimmo Amato sono state due delle colonne portanti della storia della chiesa. Qual è l'eredità che hanno lasciato per i parrocchiani della Madonna della Pace?
Don Luca Murolo è stato un pastore entusiasta, che traeva energia dalla novità e dalla difficoltà che l'avventura di una nuova parrocchia lo chiamava a svolgere. Tutti lo ricordano ancora per la conoscenza personale che aveva nei confronti dei suoi parrocchiani, anche quando questi diventarono di più dell'originario nucleo iniziale. Don Mimmo Amato, invece, sebbene fosse di natura una persona meno appariscente e creativa, ha l'enorme merito di aver dato una vera e propria forma alla comunità, elevandola anche culturalmente, un aspetto che sicuramente ancora oggi è foriero di conseguenze e di riflessi nella vita odierna della parrocchia.
Al momento la parrocchia Madonna della Pace è al centro di un quartiere caratterizzato dalla presenza di famiglie giovani con bambini, che vengono attratte in chiesa dal suo dinamismo e dalle molte iniziative loro destinate. Come raccoglie la sfida che le viene proposta da questa schiera di fedeli?
La parrocchia è al centro di un quartiere che sta perdendo pelle, come i serpenti che fanno la muta: le famiglie che avevano cominciato ad abitare i condomini di questa zona negli anni '70, hanno lasciato le loro abitazioni a figli e nipoti, famiglie quindi molto giovani. La nostra parrocchia non ha la storia secolare di altre chiese, con una forte tradizione di processioni o culto di patroni. Però, abbiamo dalla nostra una serie di strutture che altre parrocchie, purtroppo, non hanno, come i campi sportivi, l'anfiteatro, i giardini ed una chiesa oggettivamente molto grande. È su questi punti forti che dobbiamo fare leva per avvicinare bambini, ragazzi e giovani alla comunità, magari diversificando e potenziando anche le varie forme di accoglienza, ed insistendo sulla formula vincente estiva dell'oratorio.
L'intitolazione alla Madonna della Pace, è qualcosa che caratterizza fortemente l'anima della parrocchia. In breve, come descriverebbe la pace auspicata dallo spirito della parrocchia stessa?
All'inizio della sua storia, la scelta dell'intitolazione alla Madonna della Pace fu una predilezione precisa: erano anni in cui il tema della pace era fortemente percepito dal mondo della chiesa. Erano gli anni in cui sorsero le prime facoltà di irenologia nelle università ecclesiastiche, o in cui fu coniato il "dizionario della pace". Perciò fu una sorta di scelta obbligata, figlia dei tempi in cui la chiesa fu fondata. Adesso, questo afflato si è un po' affievolito, lo spirito comune è più concentrato verso le faccende interne e personali, così che, per la nostra parrocchia, la pace è più da coniugarsi come armonia nel clima e nelle relazioni, come modo di stare assieme, libero da pettegolezzi e maldicenze, quello che cerchiamo sempre di perseguire. Ma non si può dire qualcosa di esaurito, o di meno attuale. La chiesa Madonna della Pace è nata sull'onda della gioia incontenibile di Don Tonino. Ed è lui che definì la nostra chiesa "una provocazione fatta pietra", in cui il tema della pace diventasse "il motivo architettonico supremo di tutto il suo impegno personale". Ed è a questa eredità che cerchiamo ancora oggi di far onore.