Una città non per i giovani. Ma che ne pensano i molfettesi?
Tanti i commenti. Ma davvero Molfetta non ha niente da offrire?
sabato 19 agosto 2017
1450 ragazzi che dal 2008 a oggi hanno lasciato Molfetta. Tutti per trovare lavoro e un posto dove meglio esprimere sè stessi e mettere a frutto la propria laurea o la propria preparazione tecnica.
E' quanto rilevato da una indagine condotta dall'Istat e pubblicata poco prima di Ferragosto sul giornale "L'Espresso".
La notizia ha subito scatenato commenti e dibattiti aprendo una vera e propria discussione tra i commenti all'articolo pubblicato sul nostro giornale.
«Purtroppo è la dura realtà», ha commentato una lettrice. E dai tenori di tanti altri messaggi, sembra proprio che Molfetta lo sapesse. Si aspettasse un numero del genere.
«Penso che sia logico. Da decenni manca lungimiranza politica e organizzazione imprenditoriale vera», afferma un lettore supportato da un altro che scrive «Molfetta non è mai stata una città per giovani».
Acuta l'osservazione di un altro lettore secondo il quale i 1450 ragazzi andati via sono solo quelli «dichiarati perché molti vanno via ma non spostano la residenza o il domicilio. Quindi i numeri sono, secondo me, molto superiori a quanto riscontrato».
«Due riflessioni a fronte di un dato oggettivo. Dobbiamo cominciare ad alzare lo sguardo. Con un po' meno di autocommiserazione daremmo meno importanza alle quotidiane 10 birre sul lungomare (che condivise e postate divengono 1000) e apprezzeremmo le tante cose belle che riempiono la nostra città di turisti (che nemmeno vediamo ma sono in crescita costante come dimostra il proliferare di b&b e il cospicuo investimento di privati per fare di Palazzo Dogana un resort di lusso) . I nostri giovani non si accontentano, e sono pronti a seguire le orme delle migliaia di Molfettesi che hanno avuto successo in ogni parte del Mondo.
Si perché noi partiamo, ma non andiamo a fare l'elemosina ma ad affermarci dovunque e in ogni settore. A noi il compito (ma insieme a loro e a chi li ha a cuore) di costruire le condizioni perché possano impegnarsi nella crescita di questa realtà economica.
Dove altri sono rimasti costruendo altre eccellenze. Dobbiamo cambiare marcia, questo è indiscusso, e cominciare a raccontare una verità che ci faccia sentire inadeguati e costretti a metterci in gioco. Restare nella confort zone della città sporca (e ora dovete ammettere molto molto meno sporca) dove non c'è niente...ma senza far nulla perché ci sia qualcosa...è troppo facile. Io e tanti altri come me non ci stiamo. Nelle nostre attività lottiamo perché "Molfetta" sia sempre ai primi posti nelle classifiche, tra i top, lavorando sodo per conquistare l'eccellenza. E nel tempo che mi sarà dato come amministratore adotterò esattamente lo stesso metro: impegno totale, sguardo alto ma senza far finta di non vedere i problemi, intervento immediato quando si può, ma tolleranza zero e non ascolto verso i lamentosi e i disfattisti. Presentate idee, proposte e impegno e insieme faremo grandi cose», è invece il commento dell'assessore comunale Pasquale Mancini.
E' quanto rilevato da una indagine condotta dall'Istat e pubblicata poco prima di Ferragosto sul giornale "L'Espresso".
La notizia ha subito scatenato commenti e dibattiti aprendo una vera e propria discussione tra i commenti all'articolo pubblicato sul nostro giornale.
«Purtroppo è la dura realtà», ha commentato una lettrice. E dai tenori di tanti altri messaggi, sembra proprio che Molfetta lo sapesse. Si aspettasse un numero del genere.
«Penso che sia logico. Da decenni manca lungimiranza politica e organizzazione imprenditoriale vera», afferma un lettore supportato da un altro che scrive «Molfetta non è mai stata una città per giovani».
Acuta l'osservazione di un altro lettore secondo il quale i 1450 ragazzi andati via sono solo quelli «dichiarati perché molti vanno via ma non spostano la residenza o il domicilio. Quindi i numeri sono, secondo me, molto superiori a quanto riscontrato».
«Due riflessioni a fronte di un dato oggettivo. Dobbiamo cominciare ad alzare lo sguardo. Con un po' meno di autocommiserazione daremmo meno importanza alle quotidiane 10 birre sul lungomare (che condivise e postate divengono 1000) e apprezzeremmo le tante cose belle che riempiono la nostra città di turisti (che nemmeno vediamo ma sono in crescita costante come dimostra il proliferare di b&b e il cospicuo investimento di privati per fare di Palazzo Dogana un resort di lusso) . I nostri giovani non si accontentano, e sono pronti a seguire le orme delle migliaia di Molfettesi che hanno avuto successo in ogni parte del Mondo.
Si perché noi partiamo, ma non andiamo a fare l'elemosina ma ad affermarci dovunque e in ogni settore. A noi il compito (ma insieme a loro e a chi li ha a cuore) di costruire le condizioni perché possano impegnarsi nella crescita di questa realtà economica.
Dove altri sono rimasti costruendo altre eccellenze. Dobbiamo cambiare marcia, questo è indiscusso, e cominciare a raccontare una verità che ci faccia sentire inadeguati e costretti a metterci in gioco. Restare nella confort zone della città sporca (e ora dovete ammettere molto molto meno sporca) dove non c'è niente...ma senza far nulla perché ci sia qualcosa...è troppo facile. Io e tanti altri come me non ci stiamo. Nelle nostre attività lottiamo perché "Molfetta" sia sempre ai primi posti nelle classifiche, tra i top, lavorando sodo per conquistare l'eccellenza. E nel tempo che mi sarà dato come amministratore adotterò esattamente lo stesso metro: impegno totale, sguardo alto ma senza far finta di non vedere i problemi, intervento immediato quando si può, ma tolleranza zero e non ascolto verso i lamentosi e i disfattisti. Presentate idee, proposte e impegno e insieme faremo grandi cose», è invece il commento dell'assessore comunale Pasquale Mancini.