Un teschio umano in mare. È mistero nelle acque di Molfetta
Pesca macabra: è stato recuperato nelle reti a strascico di un peschereccio. Per identificarlo servirà l'esame del Dna
sabato 2 luglio 2022
0.49
Con il pescato, hanno tirato su pure un teschio umano. È mistero a Molfetta dove un giallo è emerso dall'azzurro delle acque: martedì pomeriggio l'equipaggio di una peschereccio intento nella pesca a strascico (che prevede il trascinamento di una rete sul fondo del mare, nda) ha scorto l'inconfondibile sagoma umana.
È stata una pesca macabra. In mezzo ai pesci, infatti, è spuntato il teschio, pescato in un'area molto vasta al largo di Molfetta, tra l'incredulità dell'equipaggio. Era finito nella rete durante lo strascico in Adriatico. A quel punto i pescatori, rientrati nel porto, hanno allertato i militari della Capitaneria di Porto che si sono subito portati sulla banchina. A loro, in poco tempo, si sono affiancati, per effettuare il recupero del cranio in un'attività congiunta, i Carabinieri della locale Compagnia.
Spetteranno proprio a quest'ultimi le indagini per provare a risalire all'identità del teschio ritrovato in mare che, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, competente per territorio, è stato sequestrato: sarà adesso analizzato con accurati esami medico-legali che potranno contribuire a fare luce sul misterioso ritrovamento. Ovviamente, gli investigatori sono molto abbottonati e non trapela quasi nulla. Per il momento, quindi, ci si trova davanti a un vero e proprio giallo.
Ma i dubbi di fondo (a chi appartiene? com'è arrivato sul fondo del mare?) rimarranno intatti sino a quando non saranno svolti gli esami tecnici e di antropologia forense all'Istituto di Medicina Legale di Bari, dove il teschio è stato già trasportato, per risalire al sesso, all'età della vittima ed all'epoca del decesso. Con queste prime indicazioni, i dati saranno incrociati con quelli delle persone scomparse che hanno le stesse caratteristiche e poi si procederà alla comparazione del Dna.
Quando la notizia è corsa di bocca in bocca, nella città di Molfetta il pensiero è andato subito ai due marittimi che risultano ancora dispersi dopo il naufragio del rimorchiatore Franco P, avvenuto il 18 maggio a 53 miglia dalla costa di Bari. Tuttavia, lo stato di conservazione e la circostanza che non sia stato trovato l'intero scheletro portano ad escludere «fatti recenti e recentissimi», rivelano fonti inquirenti, e fanno propendere invece per una lunga permanenza sul fondale marino.
Un decesso che potrebbe risalire negli anni, forse nei decenni, ma ogni possibilità - dal naufrago morto in mare ad una persona scomparsa - è prematura, seppur tenuta in considerazione. Ci vorrà tempo prima di ottenere delle risposte e gli investigatori, in attesa degli esami medico-legali, non escludono nessuna ipotesi.
È stata una pesca macabra. In mezzo ai pesci, infatti, è spuntato il teschio, pescato in un'area molto vasta al largo di Molfetta, tra l'incredulità dell'equipaggio. Era finito nella rete durante lo strascico in Adriatico. A quel punto i pescatori, rientrati nel porto, hanno allertato i militari della Capitaneria di Porto che si sono subito portati sulla banchina. A loro, in poco tempo, si sono affiancati, per effettuare il recupero del cranio in un'attività congiunta, i Carabinieri della locale Compagnia.
Spetteranno proprio a quest'ultimi le indagini per provare a risalire all'identità del teschio ritrovato in mare che, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, competente per territorio, è stato sequestrato: sarà adesso analizzato con accurati esami medico-legali che potranno contribuire a fare luce sul misterioso ritrovamento. Ovviamente, gli investigatori sono molto abbottonati e non trapela quasi nulla. Per il momento, quindi, ci si trova davanti a un vero e proprio giallo.
Ma i dubbi di fondo (a chi appartiene? com'è arrivato sul fondo del mare?) rimarranno intatti sino a quando non saranno svolti gli esami tecnici e di antropologia forense all'Istituto di Medicina Legale di Bari, dove il teschio è stato già trasportato, per risalire al sesso, all'età della vittima ed all'epoca del decesso. Con queste prime indicazioni, i dati saranno incrociati con quelli delle persone scomparse che hanno le stesse caratteristiche e poi si procederà alla comparazione del Dna.
Quando la notizia è corsa di bocca in bocca, nella città di Molfetta il pensiero è andato subito ai due marittimi che risultano ancora dispersi dopo il naufragio del rimorchiatore Franco P, avvenuto il 18 maggio a 53 miglia dalla costa di Bari. Tuttavia, lo stato di conservazione e la circostanza che non sia stato trovato l'intero scheletro portano ad escludere «fatti recenti e recentissimi», rivelano fonti inquirenti, e fanno propendere invece per una lunga permanenza sul fondale marino.
Un decesso che potrebbe risalire negli anni, forse nei decenni, ma ogni possibilità - dal naufrago morto in mare ad una persona scomparsa - è prematura, seppur tenuta in considerazione. Ci vorrà tempo prima di ottenere delle risposte e gli investigatori, in attesa degli esami medico-legali, non escludono nessuna ipotesi.