«Un artifizio finanziario per rendere svincolabili i mutui contratti prima del 2005»
Il voto bipartisan salverebbe Azzollini dalle accuse di falso
giovedì 26 marzo 2015
11.06
«Per i mutui contratti dagli enti locali antecedentemente al primo gennaio del 2005 con oneri a totale carico dello Stato, il comma 76 articolo 1 della legge 30/2014 numero 11 si interpreta nel senso che l'ente locale beneficiario può iscrivere il ricavato dei predetti mutui nelle entrate per trasferimenti in conto capitale, con svincolo di destinazione agli investimenti».
Poche righe inserite nel testo di conversione del decreto legge, il numero 16, quello che ha destinato gli 80 in busta paga ai lavoratori dipendenti, fanno aprire un ennesimo "caso", tutto politico, sulla vicenda "porto di Molfetta". Nella sostanza si tratterebbe della reinterpretazione di una norma già in vigore. Il comma imputato, l'1bis, votato bipartisan, sposta l'argine temporale per la legittima iscrizione ai bilanci pubblici di mutui e finanziamenti, dal 2004 al 2005. Rendendo nei fatti inefficace quella norma su cui si basava l'inchiesta per falso aperta dalla Procura di Trani a carico di Azzollini e altri funzionari comunali. In pratica tutti i mutui contratti dagli enti locali antecedentemente al primo gennaio del 2005 potranno essere iscritti legittimamente nei bilanci comunali, rendendoli svincolabili, diversamente da come indicato dalla stessa legge prima dell'approvazione del comma che adesso è sotto la lente di ingrandimento.
Quindi i finanziamenti che sono stati iscritti a bilancio nel 2004 "salverebbero" Azzollini e gli altri imputati dalle contestazioni di natura finanziaria che sono loro attribuite. Rimarrebbero però in piedi tutte le accuse di carattere penale. Il capo di imputazione che fu attribuito al Presidente della commissione bilancio al Senato, sarebbe «un artificio contabile – secondo l'accusa – che consentiva al Comune di pagare somme pari a 5milioni e 700mila euro alle imprese esecutrici dei lavori di costruzione del molo foraneo, pur sapendo che quelle opere non sarebbero potute essere eseguite per la presenza di ordigni bellici sui fondali marini». Nonostante questo, l'ex sindaco avrebbe mantenuto in vita l'appalto con la speranza di ottenere altri finanziamenti pubblici. L'approvazione di quel comma, che per molti a Palazzo Madama sarebbe "ad personam", arriverebbe proprio quando la Guardia di Finanza stava per depositare presso la Corte dei Conti un fascicolo che avrebbe potuto prevedere il risarcimento all'erario delle somme impropriamente attribuite per la realizzazione dell'opera pubblica. E questo avrebbe potuto anche significare che il Comune di Molfetta sarebbe andato in dissesto finanziario.
Grazie alla nuova "interpretazione autentica", così è stato definito quel comma inserito nel "pacchetto 80 euro", il Comune non sarebbe più stato costretto a spostare somme di denaro da un capitolo di spesa ad un altro «per il computo dei mutui», come chiedeva sia il Ministero dell'economia e la Guardia di Finanza. Sarebbe così scongiurata una operazione contabile che infine avrebbe potuto causare anche la bancarotta del Comune.
Poche righe inserite nel testo di conversione del decreto legge, il numero 16, quello che ha destinato gli 80 in busta paga ai lavoratori dipendenti, fanno aprire un ennesimo "caso", tutto politico, sulla vicenda "porto di Molfetta". Nella sostanza si tratterebbe della reinterpretazione di una norma già in vigore. Il comma imputato, l'1bis, votato bipartisan, sposta l'argine temporale per la legittima iscrizione ai bilanci pubblici di mutui e finanziamenti, dal 2004 al 2005. Rendendo nei fatti inefficace quella norma su cui si basava l'inchiesta per falso aperta dalla Procura di Trani a carico di Azzollini e altri funzionari comunali. In pratica tutti i mutui contratti dagli enti locali antecedentemente al primo gennaio del 2005 potranno essere iscritti legittimamente nei bilanci comunali, rendendoli svincolabili, diversamente da come indicato dalla stessa legge prima dell'approvazione del comma che adesso è sotto la lente di ingrandimento.
Quindi i finanziamenti che sono stati iscritti a bilancio nel 2004 "salverebbero" Azzollini e gli altri imputati dalle contestazioni di natura finanziaria che sono loro attribuite. Rimarrebbero però in piedi tutte le accuse di carattere penale. Il capo di imputazione che fu attribuito al Presidente della commissione bilancio al Senato, sarebbe «un artificio contabile – secondo l'accusa – che consentiva al Comune di pagare somme pari a 5milioni e 700mila euro alle imprese esecutrici dei lavori di costruzione del molo foraneo, pur sapendo che quelle opere non sarebbero potute essere eseguite per la presenza di ordigni bellici sui fondali marini». Nonostante questo, l'ex sindaco avrebbe mantenuto in vita l'appalto con la speranza di ottenere altri finanziamenti pubblici. L'approvazione di quel comma, che per molti a Palazzo Madama sarebbe "ad personam", arriverebbe proprio quando la Guardia di Finanza stava per depositare presso la Corte dei Conti un fascicolo che avrebbe potuto prevedere il risarcimento all'erario delle somme impropriamente attribuite per la realizzazione dell'opera pubblica. E questo avrebbe potuto anche significare che il Comune di Molfetta sarebbe andato in dissesto finanziario.
Grazie alla nuova "interpretazione autentica", così è stato definito quel comma inserito nel "pacchetto 80 euro", il Comune non sarebbe più stato costretto a spostare somme di denaro da un capitolo di spesa ad un altro «per il computo dei mutui», come chiedeva sia il Ministero dell'economia e la Guardia di Finanza. Sarebbe così scongiurata una operazione contabile che infine avrebbe potuto causare anche la bancarotta del Comune.