Un amore nato tra...le tartarughe: la storia di Florinda e Stefano

Dal volontariato con il WWF di Molfetta a una nuova consapevolezza ambientale

venerdì 14 marzo 2025 0.03
Nel 2008, Florinda e Stefano, originari di Ruvo di Puglia e Firenze, si sono conosciuti grazie al progetto Tartanet, promosso dal Centro Turistico Studentesco (CTS), che organizzava settimane di studio-volontariato dedicate al recupero delle tartarughe marine. Il loro incontro è avvenuto presso il centro di recupero situato nel Parco di Rauccio, in provincia di Lecce.

Da allora, la loro passione per la tutela dell'ambiente e degli animali marini li ha accompagnati nella loro crescita personale e familiare. Oggi vivono a Firenze, ma il richiamo del mare e della natura li ha riportati in Puglia per seguire da vicino l'attività di Pasquale Salvemini, responsabile del centro WWF di Molfetta per il recupero, la cura e il rilascio delle tartarughe marine nel litorale nord pugliese.

«Abbiamo iniziato a seguire il lavoro incessante di Pasquale nel 2023, dapprima attraverso i social, poi di persona. Ogni volta che tornavamo in Puglia, cercavamo di partecipare ai rilasci delle tartarughe in mare, un'esperienza unica e toccante». Durante le festività natalizie del 2024, Florinda e Stefano hanno avuto modo di immergersi quotidianamente nel mondo del recupero delle tartarughe.

Il primo appuntamento presso la Lega Navale di Trani, insieme ai loro figli e ad altri volontari, hanno aiutato Pasquale a preparare le tartarughe per il rilascio. Dopo aver applicato delle targhette identificative sulle pinne anteriori, le tartarughe sono state trasportate al largo e delicatamente liberate in mare. Quattro esemplari hanno ritrovato la loro libertà. «Vederle nuotare via, tornare nel loro habitat naturale, è stato emozionante. I bambini erano entusiasti, e noi con loro». Il 31 dicembre altre tre tartarughe sono state rilasciate, seguite da altre tre il 1° gennaio 2025, in un cielo nebbioso che rendeva il momento ancora più suggestivo. Il 2 gennaio, l'attività si è spostata al centro di recupero WWF di Molfetta. Lì hanno accompagnato Pasquale nel trasporto di quattro tartarughe precedentemente recuperate dai pescatori locali e affidate alle cure del Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari. Durante il tragitto, hanno approfondito il lavoro svolto dall'Università di Bari in collaborazione con il centro WWF.

«Non sapevamo che molte tartarughe apparentemente sane potessero essere comunque in pericolo a causa del gas embolismo. Le indagini diagnostiche, come radiografie ed ecografie, sono essenziali per individuare questo problema e stabilire se l'animale può essere rilasciato in sicurezza». Attraverso queste analisi, hanno scoperto che il gas embolismo (GE) può derivare dalla velocità con cui le reti vengono tirate a bordo, causando gravi danni agli animali. Inoltre, l'annegamento rappresenta un ulteriore rischio per le tartarughe intrappolate nelle reti.

«Non basta sensibilizzare i pescatori a non rigettare in mare gli esemplari pescati accidentalmente. Serve un cambiamento concreto nei metodi di pesca e una maggiore attenzione alla gestione dei rifiuti marini». Arrivati a Bari, i veterinari hanno esaminato nove tartarughe: quattro erano pronte per essere rilasciate, mentre una è stata trattenuta in clinica per cure approfondite. Nel pomeriggio, al porto di Molfetta, Florinda e Stefano hanno assistito al rilascio degli esemplari guariti. Proprio in quel momento, un pescatore ha segnalato due nuove tartarughe pescate accidentalmente nelle reti. La squadra è subito partita per recuperarle, confermando quanto il problema fosse ricorrente.

Il 3 gennaio, ultimo giorno della loro esperienza sul campo, hanno partecipato a un nuovo rilascio al porto di Trani. Tra le tartarughe recuperate il giorno precedente, purtroppo, una non ce l'aveva fatta. «Nonostante tutto l'impegno, alcune non sopravvivono. Ma ogni esemplare salvato è una piccola vittoria per l'ambiente». Tornando a casa, Florinda e Stefano si sono sentiti grati per aver potuto contribuire, anche solo in parte, alla salvaguardia delle tartarughe marine.

«Senza cambiamenti concreti nei metodi di pesca e nella gestione dell'inquinamento marino, il lavoro di Pasquale e degli altri volontari non sarà mai risolutivo. Ma vogliamo credere che a partire dal coinvolgimento dei bambini, delle famiglie, portare il messaggio nelle scuole, come abbiamo fatto a Firenze, dopo la nostra esperienza familiare, possa contribuire a diffondere consapevolezza e promuovere piccoli passi. Speriamo che sempre più persone si uniscano a questa causa, perché proteggere le tartarughe significa proteggere il nostro mare, la nostra amata regione, i nostri ecosistemi ambientali e il nostro futuro».