"Tutto incluso 2", sequestrati beni per 3 milioni di euro
Sigilli ai beni mobili, immobili, ai rapporti finanziari e all'intero agriturismo di Sergio Racanati
giovedì 5 maggio 2016
12.27
Lo arrestarono al porto di Bari di ritorno da una crociera con la sua compagna. Usura ed estorsione aggravata le accuse per il 38enne Sergio Racanati, titolare di un agriturismo alla periferia di Molfetta.
A fronte di un prestito di 20mila euro, dopo appena un anno avrebbe preteso una somma pari alla metà solo a titolo di interessi. «Illecito profitto» lo chiamarono i militari della Guardia di Finanza, coordinati dal magistrato Antonio Savasta, superiore cioè alla soglia legale di più dell'82%.
Ieri mattina, al termine di indagini patrimoniali, la Tenenza di Molfetta, diretta dal tenente Giuseppe Parisi, ha eseguito un maxi sequestro di beni mobili, immobili, rapporti finanziari e l'intero compendio aziendale di un agriturismo ubicato alla periferia di Molfetta proprio nei confronti del 38enne e dei suoi familiari conviventi.
Racanati non è un volto nuovo nello scenario criminale locale: già noto alle forze dell'ordine per reati in materia di sostanze stupefacenti, usura ed estorsione, ma soprattutto è il cugino di Alfredo Fiore, pregiudicato e capoclan dell'omonima famiglia, assassinato il 13 marzo 2014 con diversi colpi di pistola al volto nel cuore del mercato settimanale di Molfetta.
Il provvedimento disposto dal Tribunale di Trani ai sensi del codice antimafia giunge a conclusione di una meticolosa indagine, coordinata dalla Procura di Trani e dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Bari, culminata con l'arresto del molfettese lo scorso ottobre 2015, per i reati di illecita detenzione di armi e materiale esplodente, usura ed estorsione.
Gli accertamenti patrimoniali eseguiti hanno permesso di verificare l'assoluta sproporzione tra il valore dei beni nella disponibilità del soggetto ed i redditi dichiarati dall'intero nucleo familiare nel corso degli ultimi 18 anni.
In particolare, secondo l'accusa, il 38enne, ritenuto dagli investigatori di spiccata ed attuale pericolosità sociale, conduceva un tenore di vita elevato grazie ai proventi delle illecite attività con cui aveva accumulato negli anni un patrimonio mobiliare e immobiliare (anche fittiziamente intestato ai familiari conviventi) di circa 3 milioni di euro.
Tra i beni sottoposti a sequestro si annoverano le quote societarie e l'intero compendio aziendale di un agriturismo, terreni, automezzi, circa 400mila euro in contanti nonché saldi attivi riferiti a 22 rapporti finanziari e 10 polizze assicurative.
A fronte di un prestito di 20mila euro, dopo appena un anno avrebbe preteso una somma pari alla metà solo a titolo di interessi. «Illecito profitto» lo chiamarono i militari della Guardia di Finanza, coordinati dal magistrato Antonio Savasta, superiore cioè alla soglia legale di più dell'82%.
Ieri mattina, al termine di indagini patrimoniali, la Tenenza di Molfetta, diretta dal tenente Giuseppe Parisi, ha eseguito un maxi sequestro di beni mobili, immobili, rapporti finanziari e l'intero compendio aziendale di un agriturismo ubicato alla periferia di Molfetta proprio nei confronti del 38enne e dei suoi familiari conviventi.
Racanati non è un volto nuovo nello scenario criminale locale: già noto alle forze dell'ordine per reati in materia di sostanze stupefacenti, usura ed estorsione, ma soprattutto è il cugino di Alfredo Fiore, pregiudicato e capoclan dell'omonima famiglia, assassinato il 13 marzo 2014 con diversi colpi di pistola al volto nel cuore del mercato settimanale di Molfetta.
Il provvedimento disposto dal Tribunale di Trani ai sensi del codice antimafia giunge a conclusione di una meticolosa indagine, coordinata dalla Procura di Trani e dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Bari, culminata con l'arresto del molfettese lo scorso ottobre 2015, per i reati di illecita detenzione di armi e materiale esplodente, usura ed estorsione.
Gli accertamenti patrimoniali eseguiti hanno permesso di verificare l'assoluta sproporzione tra il valore dei beni nella disponibilità del soggetto ed i redditi dichiarati dall'intero nucleo familiare nel corso degli ultimi 18 anni.
In particolare, secondo l'accusa, il 38enne, ritenuto dagli investigatori di spiccata ed attuale pericolosità sociale, conduceva un tenore di vita elevato grazie ai proventi delle illecite attività con cui aveva accumulato negli anni un patrimonio mobiliare e immobiliare (anche fittiziamente intestato ai familiari conviventi) di circa 3 milioni di euro.
Tra i beni sottoposti a sequestro si annoverano le quote societarie e l'intero compendio aziendale di un agriturismo, terreni, automezzi, circa 400mila euro in contanti nonché saldi attivi riferiti a 22 rapporti finanziari e 10 polizze assicurative.