Tutti vincitori tranne uno: il Popolo
È stato l’astensionismo il vero protagonista delle Europee
mercoledì 28 maggio 2014
15.37
Dalle ossa ammaccate di tutto il «centrodestra», al successo oltre ogni aspettativa del «Pd». Passando per quel pizzico di rammarico lamentato dal «Movimento 5 Stelle» per la mancata vittoria. E poi c'è quell'«Altra Europa per Tsipras» con Gano Cataldo, che a Molfetta in questa tornata elettorale per le Europee in molti considerano il vincitore morale. Ma a ben guardare, al di là delle solite analisi del voto che tutti i partiti si accingono a fare, riunioni fiume dove si cercheranno i motivi della vittoria o della sconfitta elettorale, chi in realtà non ha vinto, meglio ha perso, è la «Politica» nel suo complesso. Quel 34% di molfettesi che sono andati alle urne, un elettore su tre, la dovrebbe dire lunga su quanta poca affezione ormai tutti hanno nei confronti di una classe politica autoreferenziale.
Tanti, tantissimi gli aventi diritto che domenica hanno preferito fare altro. Inutili i proclami dell'ultim'ora. Inutile attribuire l'affermazione elettorale a quella classe dirigente che attualmente guida il Paese e anche la città. Inutile vantare le azioni di un buon governo. I partiti hanno potuto contare solo sul loro «zoccolo duro», a ben guardare una stretta minoranza di tutto l'elettorato attivo. Ben misera cosa. Piuttosto che sbandierare le inutili «vittorie di Pirro», le presunte tenute di un elettorato che vorrebbe spazzare la vecchia politica, i risentimenti di chi avendo perso il leader carismatico non è più in grado di raccogliere suffragi, sarebbe ora di chiedersi se è questa la politica da proporre agli italiani e ai molfettesi. Sarebbe ora che tutti, ma proprio tutti, scendessero da qual carro che viaggia tre metri sopra il cielo, per calzarsi nella vita reale, per cominciare a pensare che un intero popolo ha bisogno di cose nuove, ha bisogno di vivere. Non se ne può più di scandali, tangenti e rimborsi elettorali faraonici usati per comprare mutande o cravatte. Per una volta i politici si cospargessero il capo di cenere. Per una volta dicano che hanno fallito. Che il gioco del governo non è per loro. Che si facciano un bagno di umiltà. Solo così si potrà ricominciare.
A Molfetta non è stata la Natalicchio a vincere le elezioni. E non è stato Azzollini a perderle. Entrambi hanno fallito, i numeri parlano chiaro. Il popolo ha ragione. Arriva alle urne sapendo bene cosa fare. E se poi diserta il proprio diritto al voto, lo fa con consapevolezza. Altro che indecisi, disinformati o tutto quello che ai politici fa comodo per giustificare le loro fortune o sfortune. Abbiamo assistito ad una campagna elettorale brutta, con i tre protagonisti principali, Berlusconi, Grillo e Renzi, che si son detti di tutto, facendo in modo che di Europa non si parlasse proprio. Hanno catalizzato l'attenzione in nome della «par conditio». Hanno tolto spazio a tutti gli altri partiti che hanno concorso per queste elezioni. Li hanno praticamente cancellati. Quelle decine di gruppi politici che in barba al bicameralismo tanto auspicato, continuano a formarsi, a scomparire, ad aggregarsi altrove. Un marasma tutto italiano. Come pretendono in queste condizioni di portare gli elettori alle urne? Come possono chiedere la partecipazione popolare? Ma a loro va bene così. È sufficiente incassare poche decine i voti per poter dire che si può governare in nome del popolo italiano. È la democrazia, bellezza., menomata, umiliata ma pur sempre democrazia.
Tanti, tantissimi gli aventi diritto che domenica hanno preferito fare altro. Inutili i proclami dell'ultim'ora. Inutile attribuire l'affermazione elettorale a quella classe dirigente che attualmente guida il Paese e anche la città. Inutile vantare le azioni di un buon governo. I partiti hanno potuto contare solo sul loro «zoccolo duro», a ben guardare una stretta minoranza di tutto l'elettorato attivo. Ben misera cosa. Piuttosto che sbandierare le inutili «vittorie di Pirro», le presunte tenute di un elettorato che vorrebbe spazzare la vecchia politica, i risentimenti di chi avendo perso il leader carismatico non è più in grado di raccogliere suffragi, sarebbe ora di chiedersi se è questa la politica da proporre agli italiani e ai molfettesi. Sarebbe ora che tutti, ma proprio tutti, scendessero da qual carro che viaggia tre metri sopra il cielo, per calzarsi nella vita reale, per cominciare a pensare che un intero popolo ha bisogno di cose nuove, ha bisogno di vivere. Non se ne può più di scandali, tangenti e rimborsi elettorali faraonici usati per comprare mutande o cravatte. Per una volta i politici si cospargessero il capo di cenere. Per una volta dicano che hanno fallito. Che il gioco del governo non è per loro. Che si facciano un bagno di umiltà. Solo così si potrà ricominciare.
A Molfetta non è stata la Natalicchio a vincere le elezioni. E non è stato Azzollini a perderle. Entrambi hanno fallito, i numeri parlano chiaro. Il popolo ha ragione. Arriva alle urne sapendo bene cosa fare. E se poi diserta il proprio diritto al voto, lo fa con consapevolezza. Altro che indecisi, disinformati o tutto quello che ai politici fa comodo per giustificare le loro fortune o sfortune. Abbiamo assistito ad una campagna elettorale brutta, con i tre protagonisti principali, Berlusconi, Grillo e Renzi, che si son detti di tutto, facendo in modo che di Europa non si parlasse proprio. Hanno catalizzato l'attenzione in nome della «par conditio». Hanno tolto spazio a tutti gli altri partiti che hanno concorso per queste elezioni. Li hanno praticamente cancellati. Quelle decine di gruppi politici che in barba al bicameralismo tanto auspicato, continuano a formarsi, a scomparire, ad aggregarsi altrove. Un marasma tutto italiano. Come pretendono in queste condizioni di portare gli elettori alle urne? Come possono chiedere la partecipazione popolare? Ma a loro va bene così. È sufficiente incassare poche decine i voti per poter dire che si può governare in nome del popolo italiano. È la democrazia, bellezza., menomata, umiliata ma pur sempre democrazia.