“Tutte le volte che ho pianto” di Catena Fiorello presentato al Gran Shopping Mongolfiera di Molfetta
Per la scrittrice siciliana: «occorre creare cultura nei posti in cui non si è soliti farla»
domenica 24 febbraio 2019
10.05
«Flora è una donna normale, quarantenne proprietaria di un bar, separata e con una figlia quindicenne», ha presentato così Catena Fiorello il suo ultimo romanzo "Tutte le volte che ho pianto", edito da Giunti, al Gran Shopping Mongolfiera di Molfetta, dialogando con il giornalista, Antonio Procacci.
Catena Fiorello senza troppi giri di parole, ma arrivando al cuore dei presenti, fa conoscere Flora, la porta lì, al centro commerciale, ne parla come se fosse un personaggio reale e non frutto della sua fantasia. Ha una capacità dialettica incredibile, riesce a catturare l'attenzione, ti porta nel suo mondo, o meglio nel mondo di Flora, con parole semplici ma coinvolgenti, in alcuni momenti ci si sente parte della storia, anche se non la si è ancora letta.
"Tutte le volte che ho pianto" è la storia di una "donna normale", dove per normalità si intende che vive la sua quotidianità con semplicità, non è un eroina romantica dell'800 e nemmeno una super manager in carriera, «Flora- spiega la scrittrice siciliana- è una di noi, una donna che dopo la separazione ha chiuso il suo cuore in un cassetto, ma poi arriverà un uomo con la chiave giusta a riaprire quel cassetto».
E' una storia d'amore non solo inteso come amore fra uomo e donna, ma anche come figlia, madre e sorella. Flora nella sua "normalità" e quotidianità ha tutto un mondo interiore da raccontare, della difficoltà del suo rapporto con la figlia adolescente Bianca, del rapporto con sua madre, in uno stato depressivo dalla morte della giovanissima sorella di Flora in un incidente in motorino, e ancora del rapporto con il suo ex marito, e infine con questo nuovo amore.
"Tutte le volte che ho pianto" è un titolo emblematico per la scrittrice: «il pianto è l'unico momento di verità degli uomini, con il pianto cadono tutte le difese che ci costruiamo», nel senso che il pianto crea empatia è l'unico momento in cui ci sentiamo vicini. E aggiunge: «quelle lacrime che non escono costruiscono blocchi di pietra dentro di noi per questo bisogna imparare a piangere, a fare dei bei pianti liberatori». La stessa Catena Fiorello ammette che lei non riesce a farlo da circa 5 anni, per questo ha voluto scrivere questo libro in maniera quasi catartica.
Non è un caso che anche la storia di questo libro sia ambientata a Messina, l'autrice ha visto molte similitudini fra Flora e la città di Messina, per lei «sono entrambe due bellezze da valorizzare».
Nel spiegare la genesi di questo libro Catena Fiorello racconta che «Flora ha usato me per parlare a voi». E conclude: «con questo romanzo non lascio nessun messaggio, credo che ogni lettore abbia la propria intelligenza emotiva per capirne il senso mediato dal proprio personalissimo vissuto, per cui ognuno dia la propria interpretazione».
Visibilmente soddisfatta ed entusiasta anche della location, non la classica libreria, ma un centro commerciale, perché ha ribadito più volte che «occorre creare cultura nei posti in cui non si è soliti farla».
Catena Fiorello senza troppi giri di parole, ma arrivando al cuore dei presenti, fa conoscere Flora, la porta lì, al centro commerciale, ne parla come se fosse un personaggio reale e non frutto della sua fantasia. Ha una capacità dialettica incredibile, riesce a catturare l'attenzione, ti porta nel suo mondo, o meglio nel mondo di Flora, con parole semplici ma coinvolgenti, in alcuni momenti ci si sente parte della storia, anche se non la si è ancora letta.
"Tutte le volte che ho pianto" è la storia di una "donna normale", dove per normalità si intende che vive la sua quotidianità con semplicità, non è un eroina romantica dell'800 e nemmeno una super manager in carriera, «Flora- spiega la scrittrice siciliana- è una di noi, una donna che dopo la separazione ha chiuso il suo cuore in un cassetto, ma poi arriverà un uomo con la chiave giusta a riaprire quel cassetto».
E' una storia d'amore non solo inteso come amore fra uomo e donna, ma anche come figlia, madre e sorella. Flora nella sua "normalità" e quotidianità ha tutto un mondo interiore da raccontare, della difficoltà del suo rapporto con la figlia adolescente Bianca, del rapporto con sua madre, in uno stato depressivo dalla morte della giovanissima sorella di Flora in un incidente in motorino, e ancora del rapporto con il suo ex marito, e infine con questo nuovo amore.
"Tutte le volte che ho pianto" è un titolo emblematico per la scrittrice: «il pianto è l'unico momento di verità degli uomini, con il pianto cadono tutte le difese che ci costruiamo», nel senso che il pianto crea empatia è l'unico momento in cui ci sentiamo vicini. E aggiunge: «quelle lacrime che non escono costruiscono blocchi di pietra dentro di noi per questo bisogna imparare a piangere, a fare dei bei pianti liberatori». La stessa Catena Fiorello ammette che lei non riesce a farlo da circa 5 anni, per questo ha voluto scrivere questo libro in maniera quasi catartica.
Non è un caso che anche la storia di questo libro sia ambientata a Messina, l'autrice ha visto molte similitudini fra Flora e la città di Messina, per lei «sono entrambe due bellezze da valorizzare».
Nel spiegare la genesi di questo libro Catena Fiorello racconta che «Flora ha usato me per parlare a voi». E conclude: «con questo romanzo non lascio nessun messaggio, credo che ogni lettore abbia la propria intelligenza emotiva per capirne il senso mediato dal proprio personalissimo vissuto, per cui ognuno dia la propria interpretazione».
Visibilmente soddisfatta ed entusiasta anche della location, non la classica libreria, ma un centro commerciale, perché ha ribadito più volte che «occorre creare cultura nei posti in cui non si è soliti farla».