Trivellazioni in Adriatico, approfondire il pericolo degli ordigni bellici in mare
Il Ministero chiede all’azienda un’indagine approfondita sulla presenza dei residuati bellici
lunedì 24 novembre 2014
8.05
Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha accolto il parere contrario alle trivellazioni in Adriatico espresso dal Comitato Bonifica Molfetta presieduto da Matteo d'Ingeo. Le osservazioni del comitato verranno quindi tenute in considerazione nell'ambito delle procedure di autorizzazione (Valutazione di Impatto Ambientale) richieste dalla Società Global Petroleum Limited, per l'avvio del progetto di "Prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi a mare" al largo delle coste pugliesi.
Nei progetti di ricerca del petrolio in mare al vaglio del ministero, tra le criticità si elencavano le Aree Marine Protette, le Zone di Ripopolamento e le Zone Marine di Tutela Biologica, i siti sensibili di Rete Natura 2000, i cosiddetti SIC e le zone marine e costiere interessate da "Important Bird Areas". «Ma non è stata scritta una sola parola – fa notare in una nota Matteo d'Ingeo - sulle zone di affondamento di ordigni bellici indicata nelle mappe militari, nautiche e fornite dalla stessa Società Global Petroleum Limited e indicate chiaramente con la dicitura "ordigni inesplosi"; anzi diremo che la società ha ignorato il problema più grave, e significativo, che potrebbe interferire con le indagini geofisiche e perforazioni nel basso adriatico con possibili disastri ambientali e pericolosi per la salvaguardia dell'ecosistema e della salute pubblica.»
Il comitato molfettese aveva chiesto il rigetto delle autorizzazioni per "la mancanza di una qualsiasi proposta di mappatura, prospezione e georeferenziazione degli ordigni inesplosi". Alla luce di tutto questo, la Commissione Tecnica di Verifica dell'Impatto Ambientale del Ministero, ha richiesto alla Società Global Petroleum varie integrazioni documentali tra cui gli "approfondimenti normativi, scientifici e presso le Istituzioni competenti, della compatibilità dell'esecuzione delle indagini sismiche previste con le aree di deposito di ordigni inesplosi in mare.
Nei progetti di ricerca del petrolio in mare al vaglio del ministero, tra le criticità si elencavano le Aree Marine Protette, le Zone di Ripopolamento e le Zone Marine di Tutela Biologica, i siti sensibili di Rete Natura 2000, i cosiddetti SIC e le zone marine e costiere interessate da "Important Bird Areas". «Ma non è stata scritta una sola parola – fa notare in una nota Matteo d'Ingeo - sulle zone di affondamento di ordigni bellici indicata nelle mappe militari, nautiche e fornite dalla stessa Società Global Petroleum Limited e indicate chiaramente con la dicitura "ordigni inesplosi"; anzi diremo che la società ha ignorato il problema più grave, e significativo, che potrebbe interferire con le indagini geofisiche e perforazioni nel basso adriatico con possibili disastri ambientali e pericolosi per la salvaguardia dell'ecosistema e della salute pubblica.»
Il comitato molfettese aveva chiesto il rigetto delle autorizzazioni per "la mancanza di una qualsiasi proposta di mappatura, prospezione e georeferenziazione degli ordigni inesplosi". Alla luce di tutto questo, la Commissione Tecnica di Verifica dell'Impatto Ambientale del Ministero, ha richiesto alla Società Global Petroleum varie integrazioni documentali tra cui gli "approfondimenti normativi, scientifici e presso le Istituzioni competenti, della compatibilità dell'esecuzione delle indagini sismiche previste con le aree di deposito di ordigni inesplosi in mare.