Trenta galline appese a testa in giù in una campagna di Molfetta
Avevano il becco e le zampe legate. La scoperta dei volontari del Wwf Puglia: «Forse utilizzati per spaventare gli uccelli»
giovedì 6 giugno 2024
13.49
Una trentina di galline, morte, appese a testa in giù, in un fondo agricolo di Molfetta. È la macabra scoperta avvenuta negli scorsi giorni al confine col comune di Terlizzi, in contrada Piscina Cileo, agli occhi di alcuni coltivatori. Per Pasquale Salvemini, del Wwf Puglia, «forse sono stati utilizzati per spaventare gli uccelli».
A fare il ritrovamento sono stati alcuni agricoltori: questi, infatti, dopo essersi avvicinati, si sono accorti che si trattava di numerose galline morte, con le zampe e il becco legati, disseminate su alcuni pali tra i frutteti ed i mandorleti. Sul posto sono arrivati i volontari molfettesi secondo cui «quegli animali potrebbero essere stati utilizzati per spaventare gli uccelli oppure per altri scopi di cui non si conoscono le motivazioni». Ma rimane un episodio privo di ogni buon senso e logica.
«Il gesto di un sadico esibizionista», forse «una vendetta contro gli uccelli» oppure entrambe le ipotesi. Ma per chi si trovava sul luogo resta «un'immagine shock difficile da dimenticare», hanno detto i volontari. «Se l'intento è stato quello di utilizzare le carcasse di galline, causando odori sgradevoli in tutta l'area, questo per far allontanare gli animali o uccelli - ha affermato Salvemini -, allora ci vien da pensare che l'agricoltura del terzo millennio è affidata a persone molto sprovvedute».
Per Salvemini «giustiziare decine di galline per scopi senza alcun senso ci conferma, ancora una volta, che bisogna fare ancora molto strada per il rispetto di tutti gli animali e per il loro benessere», ha concluso. Ora, al proprietario del fondo, toccherà smaltire per legge tutte le carcasse utilizzate in questo macabro caso.
A fare il ritrovamento sono stati alcuni agricoltori: questi, infatti, dopo essersi avvicinati, si sono accorti che si trattava di numerose galline morte, con le zampe e il becco legati, disseminate su alcuni pali tra i frutteti ed i mandorleti. Sul posto sono arrivati i volontari molfettesi secondo cui «quegli animali potrebbero essere stati utilizzati per spaventare gli uccelli oppure per altri scopi di cui non si conoscono le motivazioni». Ma rimane un episodio privo di ogni buon senso e logica.
«Il gesto di un sadico esibizionista», forse «una vendetta contro gli uccelli» oppure entrambe le ipotesi. Ma per chi si trovava sul luogo resta «un'immagine shock difficile da dimenticare», hanno detto i volontari. «Se l'intento è stato quello di utilizzare le carcasse di galline, causando odori sgradevoli in tutta l'area, questo per far allontanare gli animali o uccelli - ha affermato Salvemini -, allora ci vien da pensare che l'agricoltura del terzo millennio è affidata a persone molto sprovvedute».
Per Salvemini «giustiziare decine di galline per scopi senza alcun senso ci conferma, ancora una volta, che bisogna fare ancora molto strada per il rispetto di tutti gli animali e per il loro benessere», ha concluso. Ora, al proprietario del fondo, toccherà smaltire per legge tutte le carcasse utilizzate in questo macabro caso.