Tragedia Moby Prince: adesso il processo sarà revisionato?
Angelo Chessa, figlio del comandante del traghetto: «Vergogna per la giustizia italiana»
mercoledì 31 gennaio 2018
La relazione depositata il 24 gennaio dalla commissione d'inchiesta del Senato sulla tragedia del Moby Prince ha scosso l'opinione pubblica.
Drastiche le conclusioni a cui si è arrivati: innanzitutto l'assenza della nebbia.
La notte del 10 aprile 1991 nelle acque del porto di Livorno le condizioni del meteo non sarebbero state avverse alla navigazione. Ma anche la condotta del comandante, Ugo Chessa, non fu negligente o imprudente.
Inoltre «le vittime non morirono tutte entro 30 minuti. Due certezze che in sede giudiziaria furono i pilastri delle sentenze di assoluzione», come spiegato da Silvio Lai, presidente della commissione, il quale ha anche aggiunto che ci fu «un disturbo della navigazione per il Moby Prince unitamente alla posizione di divieto di ancoraggio per l'Agip Abruzzo».
La commissione d'inchiesta giunge a conclusioni importanti anche sui soccorsi.
«Il coordinamento delle operazioni di soccorso è risultato inadeguato ed è avvenuto con colpevole ritardo così come il comando della petroliera non pose in essere condotte pienamente doverose rispetto all'altra nave. Sono state inoltre trovate palesi incongruenze sulle attività dell'Agip Abruzzo e sul tragitto compiuto prima di arrivare a Livorno».
Ma i senatori puntano il dito anche sulla Procura di Livorno affermando che «l'attività di indagine della Procura di Livorno, sottesa al processo di primo grado, sia stata carente e condizionata da diversi fattori esterni. In particolare appare aver avuto un indubbio effetto condizionante il fatto che le indagini siano state svolte utilizzando memorie provenienti da chi aveva gestito soccorsi od anche limitandosi a riscontrare perizie medico legali legate esclusivamente alla riconoscibilità dei corpi. Cosi come colpisce l'accordo assicurativo dopo soli due mesi dall'evento tra gli armatori delle due navi».
Cosa succederà adesso?
La relazione sarà consegnata alla Procura della Repubblica e a tutti saranno disponibili i documenti d'inchiesta sulla tragedia. Compresi quelli secretati.
A parlare, per i parenti, è Angelo Chessa, figlio del comandante.
«Siamo pienamente soddisfatti della relazione, arrivata a un ribaltamento completo della verità processuale, di un processo che è stato una vergogna per la giustizia italiana. Ora speriamo in una revisione in modo che si arrivi alla punizione dei veri colpevoli».
Furono 140 le vittime tra passeggeri e membri dell'equipaggio. Quattro quelle per Molfetta: sul Moby Prince morirono i motoristi Giovanni Abbattista (46 anni) e Natale Amato (53 anni), il personale di cucina Giuseppe de Gennaro (29 anni) e Nicola Salvemini (36 anni).
Drastiche le conclusioni a cui si è arrivati: innanzitutto l'assenza della nebbia.
La notte del 10 aprile 1991 nelle acque del porto di Livorno le condizioni del meteo non sarebbero state avverse alla navigazione. Ma anche la condotta del comandante, Ugo Chessa, non fu negligente o imprudente.
Inoltre «le vittime non morirono tutte entro 30 minuti. Due certezze che in sede giudiziaria furono i pilastri delle sentenze di assoluzione», come spiegato da Silvio Lai, presidente della commissione, il quale ha anche aggiunto che ci fu «un disturbo della navigazione per il Moby Prince unitamente alla posizione di divieto di ancoraggio per l'Agip Abruzzo».
La commissione d'inchiesta giunge a conclusioni importanti anche sui soccorsi.
«Il coordinamento delle operazioni di soccorso è risultato inadeguato ed è avvenuto con colpevole ritardo così come il comando della petroliera non pose in essere condotte pienamente doverose rispetto all'altra nave. Sono state inoltre trovate palesi incongruenze sulle attività dell'Agip Abruzzo e sul tragitto compiuto prima di arrivare a Livorno».
Ma i senatori puntano il dito anche sulla Procura di Livorno affermando che «l'attività di indagine della Procura di Livorno, sottesa al processo di primo grado, sia stata carente e condizionata da diversi fattori esterni. In particolare appare aver avuto un indubbio effetto condizionante il fatto che le indagini siano state svolte utilizzando memorie provenienti da chi aveva gestito soccorsi od anche limitandosi a riscontrare perizie medico legali legate esclusivamente alla riconoscibilità dei corpi. Cosi come colpisce l'accordo assicurativo dopo soli due mesi dall'evento tra gli armatori delle due navi».
Cosa succederà adesso?
La relazione sarà consegnata alla Procura della Repubblica e a tutti saranno disponibili i documenti d'inchiesta sulla tragedia. Compresi quelli secretati.
A parlare, per i parenti, è Angelo Chessa, figlio del comandante.
«Siamo pienamente soddisfatti della relazione, arrivata a un ribaltamento completo della verità processuale, di un processo che è stato una vergogna per la giustizia italiana. Ora speriamo in una revisione in modo che si arrivi alla punizione dei veri colpevoli».
Furono 140 le vittime tra passeggeri e membri dell'equipaggio. Quattro quelle per Molfetta: sul Moby Prince morirono i motoristi Giovanni Abbattista (46 anni) e Natale Amato (53 anni), il personale di cucina Giuseppe de Gennaro (29 anni) e Nicola Salvemini (36 anni).