Tommaso Minervini: «Senza memoria non c'è futuro»
Il Sindaco interviene sulle polemiche per i monumenti in ricordo della visita di Papa Francesco
lunedì 28 gennaio 2019
10.21
Ogni comunità vive grazie a una memoria condivisa, che cementifica il rapporto del gruppo formando una identità comune. Quando questa memoria viene trasmessa e collettivizzata diventa testimonianza e narrazione che si fa storia. La memoria storica di una comunità, che è al tempo stesso calda e fragile, va alimentata e tramandata di generazione in generazione.
La costruzione della memoria e la sua custodia hanno bisogno di cerimonie collettive, riti e celebrazioni, luoghi simbolici e monumenti, per saldare il sentimento di solidarietà e condivisione delle donne e degli uomini che vivono insieme e appartengono alla stessa comunità.
Sin dagli albori dell'umanità, i monumenti sono stati testimonianza attiva e significativa della storia e degli eventi che l'hanno composta. La loro conservazione e fruizione risponde a un interesse pubblico e collettivo, utile per custodire sanamente le radici, i principi condivisi, la storia comune. Una statua, una colonna, un obelisco, rappresentano la memoria che vive, pulsa e testimonia quello che è stato per dirlo oggi e per ribadirlo alle prossime generazioni.
Nella nostra città, in queste settimane, stiamo "inchiodando" con due monumenti un pezzo della nostra memoria collettiva: la storica visita di Papa Francesco in occasione della celebrazione del venticinquesimo anniversario della scomparsa di don Tonino Bello. Una croce e un ulivo nei luoghi simbolici dell'abbraccio della nostra comunità al Pontefice. La costruzione di un monumento per tale evento della storia cittadina è un dovere verso le future generazioni. Tutto il resto è noioso qualunquismo.
Tommaso Minervini
La costruzione della memoria e la sua custodia hanno bisogno di cerimonie collettive, riti e celebrazioni, luoghi simbolici e monumenti, per saldare il sentimento di solidarietà e condivisione delle donne e degli uomini che vivono insieme e appartengono alla stessa comunità.
Sin dagli albori dell'umanità, i monumenti sono stati testimonianza attiva e significativa della storia e degli eventi che l'hanno composta. La loro conservazione e fruizione risponde a un interesse pubblico e collettivo, utile per custodire sanamente le radici, i principi condivisi, la storia comune. Una statua, una colonna, un obelisco, rappresentano la memoria che vive, pulsa e testimonia quello che è stato per dirlo oggi e per ribadirlo alle prossime generazioni.
Nella nostra città, in queste settimane, stiamo "inchiodando" con due monumenti un pezzo della nostra memoria collettiva: la storica visita di Papa Francesco in occasione della celebrazione del venticinquesimo anniversario della scomparsa di don Tonino Bello. Una croce e un ulivo nei luoghi simbolici dell'abbraccio della nostra comunità al Pontefice. La costruzione di un monumento per tale evento della storia cittadina è un dovere verso le future generazioni. Tutto il resto è noioso qualunquismo.
Tommaso Minervini