«Non sono il padrone di Tommaso Minervini: Molfetta può cambiare pagina con lui»
Michele Emiliano, a fianco del candidato sindaco, parla alla città
venerdì 26 maggio 2017
21.55
«Finalmente a Molfetta ci sarà di nuovo un sindaco che non fa strafalcioni, che è competente, che usa il garbo istituzionale, che ha il metodo e le capacità di innovare e sarà un interlocutore vostro e nostro in Regione. La candidatura di Tommaso Minervini incarna la volontà di Molfetta di voltare pagina».
E' con queste frasi che Michele Emiliano ha concluso il suo discorso davanti alla platea radunatasi su Corso Umberto, a fianco del candidato sindaco della coalizione che racchiude il Partito democratico e le liste civiche Molfetta in più, Si può FARE, Progetto Molfetta, Molfetta futura, Insieme per la città, Molfetta per la Puglia e Officine Molfetta.
Il Presidente della Regione Puglia non si risparmia e parla per circa venti minuti, toccando tanti temi.
Prima di tutto l'ospedale e l'importanza della città per tutta la Regione perchè «questa città può essere il capoluogo di un'area per storia, cultura e importanza e lo penso anche a livello sanitario tanto che mai abbiamo pensato di chiudere l'ospedale».
Poi passaggi forti a partire dal passato, con una dura presa di posizione, nemmeno tanto velata, verso la candidatura di Isabella de Bari e l'esperienza dell'amministrazione Natalicchio.
«Questa è la città che ha conosciuto la versione padronale degli interessi privati e la versione della grande partecipazione nella quale comunque non si poteva parlare».
La ricetta, allora, secondo l'ex primo cittadino di Bari, è proprio nella coalizione e nella persona di Tommaso Minervini.
«Noi siamo per il lavoro e per il noi, come ho imparato a pensare da Gugliemo Minervini», ha continuato rigettando al mittente ogni accusa «dal momento che è solo e soltanto Tommaso Minervini il candidato sindaco di Molfetta: io non lo posseggo ma siete voi cittadini a dover possedere il vostro sindaco e, soprattutto, Molfetta non può essere governata da un sindaco prestanome, non è possibile per una città del genere. La Regione Puglia non è la padrona di Molfetta, Michele Emiliano non è il padrone di Tommaso Minervini: la Regione Puglia, e io in qualità di presidente, è intenzionata a lavorare, a collaborare, a costruire perchè noi come istituzione siamo il canale di sviluppo per i comuni; senza i comuni la Regione non esisterebbe».
Sempre accanto, sullo stesso palco, Tommaso Minervini che ha aperto la serata con un discorso accorato nel quale ha puntato l'attenzione sull'«impegno civile che, dopo delle titubanze, ha capito che stava facendo qualcosa di più, per il più bello ovvero la nostra città», ma anche «sul gusto al confronto, alla convivialità, al senso di comunità che sta tornando in questa città dopo anni di battaglie e scontri ideologici».
«Questa non è la città di qualcuno, come qualcuno crede da oltre vent'anni, ma è la città dei giovani che la mia generazione ha il dovere di formare come prossima classe dirigente. Noi non siamo un guazzabuglio, come ci hanno definito: noi siamo persone per bene, che nella loro differenza hanno la loro forza, e che vogliono riprendere a pensare in positivo, con gioia mettendo al primo posto solamente la cosa più importante, Molfetta», ha concluso il candidato sindaco.
E' con queste frasi che Michele Emiliano ha concluso il suo discorso davanti alla platea radunatasi su Corso Umberto, a fianco del candidato sindaco della coalizione che racchiude il Partito democratico e le liste civiche Molfetta in più, Si può FARE, Progetto Molfetta, Molfetta futura, Insieme per la città, Molfetta per la Puglia e Officine Molfetta.
Il Presidente della Regione Puglia non si risparmia e parla per circa venti minuti, toccando tanti temi.
Prima di tutto l'ospedale e l'importanza della città per tutta la Regione perchè «questa città può essere il capoluogo di un'area per storia, cultura e importanza e lo penso anche a livello sanitario tanto che mai abbiamo pensato di chiudere l'ospedale».
Poi passaggi forti a partire dal passato, con una dura presa di posizione, nemmeno tanto velata, verso la candidatura di Isabella de Bari e l'esperienza dell'amministrazione Natalicchio.
«Questa è la città che ha conosciuto la versione padronale degli interessi privati e la versione della grande partecipazione nella quale comunque non si poteva parlare».
La ricetta, allora, secondo l'ex primo cittadino di Bari, è proprio nella coalizione e nella persona di Tommaso Minervini.
«Noi siamo per il lavoro e per il noi, come ho imparato a pensare da Gugliemo Minervini», ha continuato rigettando al mittente ogni accusa «dal momento che è solo e soltanto Tommaso Minervini il candidato sindaco di Molfetta: io non lo posseggo ma siete voi cittadini a dover possedere il vostro sindaco e, soprattutto, Molfetta non può essere governata da un sindaco prestanome, non è possibile per una città del genere. La Regione Puglia non è la padrona di Molfetta, Michele Emiliano non è il padrone di Tommaso Minervini: la Regione Puglia, e io in qualità di presidente, è intenzionata a lavorare, a collaborare, a costruire perchè noi come istituzione siamo il canale di sviluppo per i comuni; senza i comuni la Regione non esisterebbe».
Sempre accanto, sullo stesso palco, Tommaso Minervini che ha aperto la serata con un discorso accorato nel quale ha puntato l'attenzione sull'«impegno civile che, dopo delle titubanze, ha capito che stava facendo qualcosa di più, per il più bello ovvero la nostra città», ma anche «sul gusto al confronto, alla convivialità, al senso di comunità che sta tornando in questa città dopo anni di battaglie e scontri ideologici».
«Questa non è la città di qualcuno, come qualcuno crede da oltre vent'anni, ma è la città dei giovani che la mia generazione ha il dovere di formare come prossima classe dirigente. Noi non siamo un guazzabuglio, come ci hanno definito: noi siamo persone per bene, che nella loro differenza hanno la loro forza, e che vogliono riprendere a pensare in positivo, con gioia mettendo al primo posto solamente la cosa più importante, Molfetta», ha concluso il candidato sindaco.