Tangenti al Comune di Molfetta: «Appalti ad amici in cambio di denaro»
16 arresti: c'è l'ex assessore Caputo. Il procuratore Nitti: «Ognuno deve essere sentinella del proprio territorio»
martedì 8 giugno 2021
11.39
Appalti pilotati, amministratori pubblici accomunati da particolari interessi, funzionari "compiacenti". Ed ancora: imprenditori senza scrupoli, soldi e favori in cambio di appalti, un mediatore. C'è tutto questo nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Trani che oggi si è abbattuta come un terremoto a Molfetta.
All'alba, 90 uomini della Guardia di Finanza della Tenenza di Molfetta e del Gruppo di Barletta, con il supporto dei Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego e l'ausilio di un elicottero, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Rossella Volpe a carico di 16 persone (10 in carcere e 6 agli arresti domiciliari) che la dice molto lunga sul presunto «sistema» svelato nella mattinata di oggi dal procuratore di Trani, Renato Nitti.
Mariano Caputo, 52 anni, ex assessore ai Lavori Pubblici dal 2017 al 2020 (lo era stato dal 2008 al 2012), trascorrerà la notte in carcere a Trani. L'ex consigliera comunale Anna Sara Castriotta (34) ed il funzionario comunale Orazio Lisena (55) sono gli altri arresti eccellenti. Con loro sette tra imprenditori e progettisti: Riccardo Di Santo (39), Andrea Ladogana (33), Valerio Di Gregorio (50), Domenico Tancredi (39), Paolo Conforti (36), Francesco (34) e Pasquale Ieva (45).
Ai domiciliari il presidente della commissione di gara di uno degli appalti pilotati, Vincenzo Manzi (56), e altri cinque tra imprenditori e dipendenti delle aziende coinvolte: Francesco Sancilio (62), Mauro Giancaspro (42), Michele Palmiotti (70), Maurizio Bonafede (50) e Vito De Robertis (63). L'inchiesta giudiziaria è stata coordinata dai pubblici ministeri Francesco Tosto e Francesco Aiello, con la supervisione del procuratore Renato Nitti, al vertice della Procura di Trani.
Gli indagati sono 41, di cui 34 persone (c'è il sindaco Tommaso Minervini, indagato per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente) e 7 società. Le accuse sono da shock: l'inchiesta, denominata "Fantasia al potere", ha messo in luce un sistema basato su accordi corruttivi tramite i quali «svariati appalti pubblici sarebbero stati affidati da pubblici ufficiali "compiacenti", ad una cerchia di imprenditori, in cambio di denaro e altre utilità, smartphone, pc e lavori».
Il provvedimento eseguito oggi costituisce l'epilogo di una complessa indagine di polizia giudiziaria, svolta dalla Tenenza della di Molfetta, diretta dal tenente Salvatore Mercone, attraverso l'esecuzione di appostamenti, pedinamenti e intercettazioni telefoniche e ambientali: oltre 70 le utenze telefoniche intercettate, oltre a numerose riprese video e audio, attività di osservazione e pedinamento, perquisizioni locali e sequestro di documentazione e materiale informatico.
[YOUTUBE]
«Un lavoro di straordinaria complessità per la Tenenza di Molfetta», ha detto il procuratore Nitti durante la conferenza stampa svoltasi a Barletta, rimarcando lo «spiccato pericolo di inquinamento probatorio». I reati contestati, a vario titolo, sono di tentato peculato, corruzione per l'esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, traffico di influenze illecite, turbata libertà degli incanti e anche turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
Gli elementi investigativi raccolti hanno consentito di acquisire elementi probatori, sulla base dei quali sono state iscritte nel registro degli indagati 34 persone fisiche e 7 persone giuridiche, affidatarie degli appalti, in quanto prive di un modello di organizzazione idoneo a prevenire la commissione dei reati. «Ognuno deve essere sentinella del proprio territorio», ha aggiunto Nitti sottolineando l'importanza del contributo dei media e dei cittadini attraverso i post sui social.
«La pubblicazione di alcuni post critici su un social - ha proseguito Nitti - è stato il punto di partenza e questo ci insegna che il ruolo di sentinella che i cittadini e i media devono svolgere è un ruolo fondamentale per contrastare varie tipologie di reati. Quanto avviene nelle singole comunità cittadine è spesso percepito come ingiusto, ma il fatto che sia segnalato e che questo possa costituire la base per vari accertamenti è per noi davvero fondamentale», ha concluso Nitti.
«Abbiamo notato - ha detto il pm Francesco Tosto - per gli imprenditori estranei a questo sistema chiuso, di accedere alle pari possibilità, sacche sistematiche ma non generalizzate di sostanziale monopolio nell'affidamento dei lavori». Un quadro agghiacciante, quello delineato dagli inquirenti. Un dato rassicurante, secondo Tosto, è stata «l'opposizione di molti dipendenti comunali alle richieste degli indagati. Ci saranno nuovi approfondimenti, le indagini sono in corso».
L'operazione costituisce un'ulteriore testimonianza del presidio alla legalità della Procura di Trani, in sinergia con la Guardia di Finanza, e per la repressione della corruzione nel sistema degli appalti pubblici, premessa indispensabile per la ripresa economica, messa a dura prova dalla pandemia. Il pm Francesco Aiello ha spiegato che le indagini sono partite dalla consultazione dell'albo pretorio e dai post dei cittadini su Facebook, in primis sui lavori in piazza Moro.
Il pm ha sottolineato l'importanza dell'albo pretorio come «strumento di trasparenza e controllo a disposizione della stampa e di tutti i cittadini». Le indagini si sono rivelate difficili: le condotte si sono svolte durante il lockdown. «Uno smart working corruttivo», lo ha definito il colonnello Mercurino Mattiace, a capo del Gruppo Barletta, che, a proposito delle microspie celate nelle auto, ha spiegato come «nessun luogo è sicuro per il delinquente grazie alle nuove tecnologie».
In tali contesti, la Guardia di Finanza, quale forza di polizia con competenza generale in materia economico-finanziaria, rappresenta un punto di riferimento per gli imprenditori rispettosi delle regole nella lotta a forme di concorrenza sleale, con evidenti ritorni anche dal punto di vista occupazionale, delle entrate fiscali e della qualità delle offerte, valorizzando soprattutto i profili di meritocrazia, requisito che deve essere alla base delle aggiudicazioni degli appalti pubblici.
Non era così, evidentemente, a Molfetta dove l'ex assessore Mariano Caputo avrebbe ricevuto dagli imprenditori che avrebbe di volta in volta favorito, denaro, un cellulare, forniture di arredi, addirittura bancali di ciottoli e asfalto per realizzare il parcheggio dello stabilimento balneare, il Marina resort, di cui era socio.
All'alba, 90 uomini della Guardia di Finanza della Tenenza di Molfetta e del Gruppo di Barletta, con il supporto dei Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego e l'ausilio di un elicottero, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Rossella Volpe a carico di 16 persone (10 in carcere e 6 agli arresti domiciliari) che la dice molto lunga sul presunto «sistema» svelato nella mattinata di oggi dal procuratore di Trani, Renato Nitti.
Mariano Caputo, 52 anni, ex assessore ai Lavori Pubblici dal 2017 al 2020 (lo era stato dal 2008 al 2012), trascorrerà la notte in carcere a Trani. L'ex consigliera comunale Anna Sara Castriotta (34) ed il funzionario comunale Orazio Lisena (55) sono gli altri arresti eccellenti. Con loro sette tra imprenditori e progettisti: Riccardo Di Santo (39), Andrea Ladogana (33), Valerio Di Gregorio (50), Domenico Tancredi (39), Paolo Conforti (36), Francesco (34) e Pasquale Ieva (45).
Ai domiciliari il presidente della commissione di gara di uno degli appalti pilotati, Vincenzo Manzi (56), e altri cinque tra imprenditori e dipendenti delle aziende coinvolte: Francesco Sancilio (62), Mauro Giancaspro (42), Michele Palmiotti (70), Maurizio Bonafede (50) e Vito De Robertis (63). L'inchiesta giudiziaria è stata coordinata dai pubblici ministeri Francesco Tosto e Francesco Aiello, con la supervisione del procuratore Renato Nitti, al vertice della Procura di Trani.
Gli indagati sono 41, di cui 34 persone (c'è il sindaco Tommaso Minervini, indagato per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente) e 7 società. Le accuse sono da shock: l'inchiesta, denominata "Fantasia al potere", ha messo in luce un sistema basato su accordi corruttivi tramite i quali «svariati appalti pubblici sarebbero stati affidati da pubblici ufficiali "compiacenti", ad una cerchia di imprenditori, in cambio di denaro e altre utilità, smartphone, pc e lavori».
Il provvedimento eseguito oggi costituisce l'epilogo di una complessa indagine di polizia giudiziaria, svolta dalla Tenenza della di Molfetta, diretta dal tenente Salvatore Mercone, attraverso l'esecuzione di appostamenti, pedinamenti e intercettazioni telefoniche e ambientali: oltre 70 le utenze telefoniche intercettate, oltre a numerose riprese video e audio, attività di osservazione e pedinamento, perquisizioni locali e sequestro di documentazione e materiale informatico.
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Numerosi gli appalti finiti sotto la lente degli investigatori:
- I lavori di riqualificazione delle strade (asfalti e basolati) e delle piazze Immacolata e Aldo Moro;
- I lavori di messa in sicurezza delle ciminiere dell'ex cementificio de Gennaro;
- La progettazione del nuovo teatro comunale;
- La ricostruzione della scuola per l'infanzia Gianni Rodari;
- I lavori di riqualificazione della biblioteca comunale;
- I lavori di riqualificazione della Cittadella degli Artisti;
- La realizzazione del nuovo stadio di atletica leggera.
«Un lavoro di straordinaria complessità per la Tenenza di Molfetta», ha detto il procuratore Nitti durante la conferenza stampa svoltasi a Barletta, rimarcando lo «spiccato pericolo di inquinamento probatorio». I reati contestati, a vario titolo, sono di tentato peculato, corruzione per l'esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, traffico di influenze illecite, turbata libertà degli incanti e anche turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
Gli elementi investigativi raccolti hanno consentito di acquisire elementi probatori, sulla base dei quali sono state iscritte nel registro degli indagati 34 persone fisiche e 7 persone giuridiche, affidatarie degli appalti, in quanto prive di un modello di organizzazione idoneo a prevenire la commissione dei reati. «Ognuno deve essere sentinella del proprio territorio», ha aggiunto Nitti sottolineando l'importanza del contributo dei media e dei cittadini attraverso i post sui social.
«La pubblicazione di alcuni post critici su un social - ha proseguito Nitti - è stato il punto di partenza e questo ci insegna che il ruolo di sentinella che i cittadini e i media devono svolgere è un ruolo fondamentale per contrastare varie tipologie di reati. Quanto avviene nelle singole comunità cittadine è spesso percepito come ingiusto, ma il fatto che sia segnalato e che questo possa costituire la base per vari accertamenti è per noi davvero fondamentale», ha concluso Nitti.
«Abbiamo notato - ha detto il pm Francesco Tosto - per gli imprenditori estranei a questo sistema chiuso, di accedere alle pari possibilità, sacche sistematiche ma non generalizzate di sostanziale monopolio nell'affidamento dei lavori». Un quadro agghiacciante, quello delineato dagli inquirenti. Un dato rassicurante, secondo Tosto, è stata «l'opposizione di molti dipendenti comunali alle richieste degli indagati. Ci saranno nuovi approfondimenti, le indagini sono in corso».
L'operazione costituisce un'ulteriore testimonianza del presidio alla legalità della Procura di Trani, in sinergia con la Guardia di Finanza, e per la repressione della corruzione nel sistema degli appalti pubblici, premessa indispensabile per la ripresa economica, messa a dura prova dalla pandemia. Il pm Francesco Aiello ha spiegato che le indagini sono partite dalla consultazione dell'albo pretorio e dai post dei cittadini su Facebook, in primis sui lavori in piazza Moro.
Il pm ha sottolineato l'importanza dell'albo pretorio come «strumento di trasparenza e controllo a disposizione della stampa e di tutti i cittadini». Le indagini si sono rivelate difficili: le condotte si sono svolte durante il lockdown. «Uno smart working corruttivo», lo ha definito il colonnello Mercurino Mattiace, a capo del Gruppo Barletta, che, a proposito delle microspie celate nelle auto, ha spiegato come «nessun luogo è sicuro per il delinquente grazie alle nuove tecnologie».
In tali contesti, la Guardia di Finanza, quale forza di polizia con competenza generale in materia economico-finanziaria, rappresenta un punto di riferimento per gli imprenditori rispettosi delle regole nella lotta a forme di concorrenza sleale, con evidenti ritorni anche dal punto di vista occupazionale, delle entrate fiscali e della qualità delle offerte, valorizzando soprattutto i profili di meritocrazia, requisito che deve essere alla base delle aggiudicazioni degli appalti pubblici.
Non era così, evidentemente, a Molfetta dove l'ex assessore Mariano Caputo avrebbe ricevuto dagli imprenditori che avrebbe di volta in volta favorito, denaro, un cellulare, forniture di arredi, addirittura bancali di ciottoli e asfalto per realizzare il parcheggio dello stabilimento balneare, il Marina resort, di cui era socio.