Studente di Molfetta scampato all'attentato di Tel Aviv: «Un incubo»
Il racconto di Maurizio de Bari, in Israele per l'Erasmus
venerdì 8 aprile 2022
10.14
Colpi d'arma da fuoco sono esplosi ieri sera nei pressi della centralissima via Dizengoff di Tel Aviv: si tratta dell'ennesimo attacco terroristico in Israele. I servizi di Pronto soccorso parlano di alcuni decessi e diversi feriti, con un bollettino ancora da aggiornare. Proprio nei pressi dell'area colpita si trovava Maurizio de Bari, studente di marketing originario di Molfetta che è in Israele per l'Erasmus con l'Università La Sapienza di Roma. A raccontato sul proprio profilo Facebook tutti i dettagli e le sensazioni legate a questa bruttissima esperienza.
"Nella mia vita ho viaggiato tanto, sono stato in paesi più o meno ostili, viaggiato durante i diversi attentati in Europa ma non avrei mai pensato di ritrovarmi chiuso nella mia stanza, al buio e nel silenzio tombale che viene unicamente rotto dai bisbìgli di chi è con me mentre in sottofondo si sentono elicotteri e mentre sobbalziamo ad ogni minimo rumore, nella paura che si tratti di uno sparo. Non ho mai preso posizioni in questo conflitto, mi sono sempre rifiutato. Sono stato criticato da persone che non mi conoscevano, che assumevano posizioni e opinioni senza minimamente domandarsi da dove provenisse la mia voglia di prendere il mondo a morsi".
"Oggi voglio dire a tutte quelle persone che il conflitto, ciò che succede qui e a Gaza, non si limita a quelle quattro storie da condividere su Instagram. Io continuerò a non prendere posizioni in questo conflitto, non ho mai voluto farlo. Perché non reputo abbia una preparazione adeguata, un'idea chiara e precisa. Ma oggi ho visto l'odio riversarsi in quella piazza. Ho visto gente correre via. Io stesso sono fuggito. Ad un certo punto ho persino visto un ragazzo con una mitragliatrice in mano. Ho davvero pensato, per un attimo, che eccoci lì: forse era davvero arrivato il mio momento. Ma grazie a dio (quale Dio?) era solo un militare che era lì per aiutare. Ho incrociato degli italiani impanicati, degli americani fin troppo tranquilli che hanno provato a convincermi si trattasse di un flashmob. Mi è sembrato tutto finto".
"Quei 5 minuti per tornare a casa hanno dilatato il tempo, sembrava di non arrivare mai. E ogni strada che dopo due mesi sembrava familiare, improvvisamente aveva le sembianze di un labirinto. Un po' come Teseo e il Minotauro nella leggenda cretese. Con la differenza che il Minotauro mi sembrava qualsiasi passante, e che io non sono un eroe greco, ma un semplice sfigato che ha deciso di venire a fare un Erasmus qui a Tel Aviv".
"Sono degli attimi surreali. Le forze speciali sono ovunque e noi siamo chiusi nella mia camera come topi. E si guardano gli aggiornamenti, in qualsiasi lingua: inglese, francese, ebraico, tedesco. Indipendentemente dalle vostre posizioni: ci sono feriti e i morti continuano a salire. Potevo esserci io, poteva esserci un mio amico. Ed è questo il problema: i conflitti sono fatti dai governi, ma a morire sono gli innocenti. Il terrorismo non è mai una soluzione".
"Nella mia vita ho viaggiato tanto, sono stato in paesi più o meno ostili, viaggiato durante i diversi attentati in Europa ma non avrei mai pensato di ritrovarmi chiuso nella mia stanza, al buio e nel silenzio tombale che viene unicamente rotto dai bisbìgli di chi è con me mentre in sottofondo si sentono elicotteri e mentre sobbalziamo ad ogni minimo rumore, nella paura che si tratti di uno sparo. Non ho mai preso posizioni in questo conflitto, mi sono sempre rifiutato. Sono stato criticato da persone che non mi conoscevano, che assumevano posizioni e opinioni senza minimamente domandarsi da dove provenisse la mia voglia di prendere il mondo a morsi".
"Oggi voglio dire a tutte quelle persone che il conflitto, ciò che succede qui e a Gaza, non si limita a quelle quattro storie da condividere su Instagram. Io continuerò a non prendere posizioni in questo conflitto, non ho mai voluto farlo. Perché non reputo abbia una preparazione adeguata, un'idea chiara e precisa. Ma oggi ho visto l'odio riversarsi in quella piazza. Ho visto gente correre via. Io stesso sono fuggito. Ad un certo punto ho persino visto un ragazzo con una mitragliatrice in mano. Ho davvero pensato, per un attimo, che eccoci lì: forse era davvero arrivato il mio momento. Ma grazie a dio (quale Dio?) era solo un militare che era lì per aiutare. Ho incrociato degli italiani impanicati, degli americani fin troppo tranquilli che hanno provato a convincermi si trattasse di un flashmob. Mi è sembrato tutto finto".
"Quei 5 minuti per tornare a casa hanno dilatato il tempo, sembrava di non arrivare mai. E ogni strada che dopo due mesi sembrava familiare, improvvisamente aveva le sembianze di un labirinto. Un po' come Teseo e il Minotauro nella leggenda cretese. Con la differenza che il Minotauro mi sembrava qualsiasi passante, e che io non sono un eroe greco, ma un semplice sfigato che ha deciso di venire a fare un Erasmus qui a Tel Aviv".
"Sono degli attimi surreali. Le forze speciali sono ovunque e noi siamo chiusi nella mia camera come topi. E si guardano gli aggiornamenti, in qualsiasi lingua: inglese, francese, ebraico, tedesco. Indipendentemente dalle vostre posizioni: ci sono feriti e i morti continuano a salire. Potevo esserci io, poteva esserci un mio amico. Ed è questo il problema: i conflitti sono fatti dai governi, ma a morire sono gli innocenti. Il terrorismo non è mai una soluzione".