Strage di via D’Amelio, 31 anni dopo. Il messaggio del Sindaco Minervini
Le sue parole: «A noi resta il compito di impegnarci in prima persona nel rispetto della legalità»
mercoledì 19 luglio 2023
8.49
«È normale che esista la paura, in ogni uomo, l'importante – disse - è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti. Faccio mie le parole di Paolo Borsellino perché, attuali come non mai, raggiungano i giovani e li esortino ad andare avanti, senza mai dimenticare quello che è stato. E che non deve tornare».
Così il Sindaco, Tommaso Minervini, a trentuno anni dall'attentato di via D'Amelio nel quale, il 19 luglio del 1992, rimasero uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Ancora oggi i fatti collegati a quella strage non sono chiari. Per certo il giudice Paolo Borsellino e i componenti della sua scorta furono uccisi 57 giorni dopo la morte del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie, e degli agenti della scorta. Attentati collegati.
"Ora tocca a me" aveva detto lo stesso Borsellino quando aveva appreso della morte del suo collega e amico Falcone. E così fu. E nulla fu fatto perché si evitasse.
«A noi – conclude il Primo cittadino - resta il compito di impegnarci tutti in prima persona al rispetto della legalità e di esortare i giovani a praticarla ed ancor più alla responsabilità».
Così il Sindaco, Tommaso Minervini, a trentuno anni dall'attentato di via D'Amelio nel quale, il 19 luglio del 1992, rimasero uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Ancora oggi i fatti collegati a quella strage non sono chiari. Per certo il giudice Paolo Borsellino e i componenti della sua scorta furono uccisi 57 giorni dopo la morte del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie, e degli agenti della scorta. Attentati collegati.
"Ora tocca a me" aveva detto lo stesso Borsellino quando aveva appreso della morte del suo collega e amico Falcone. E così fu. E nulla fu fatto perché si evitasse.
«A noi – conclude il Primo cittadino - resta il compito di impegnarci tutti in prima persona al rispetto della legalità e di esortare i giovani a praticarla ed ancor più alla responsabilità».