Stop alla balneazione a Torre Gavetone
Divieto per questioni di sicurezza: presenza di ordigni bellici
sabato 7 giugno 2014
13.32
Niente più bagno a Torre Gavetone. Lo ha sancito un'ordinanza del sindaco di Molfetta che, oltre a vietare la balneazione a Torre Calderina (scarico della fogna), alla spiaggia libera Secca dei Pali e Molo pennello, nell'area portuale e alla spiaggia libera di Via Isonzo (scarico delle acque pluviali), ha precluso la pesca, le immersioni subacquee e ogni altra attività proprio a Torre Gavetone.
Una vera e propria "novità" per i bagnanti molfettesi che negli ultimi anni avevano liberamente usufruito di quella zona per il bagno estivo. Il Comune di Molfetta, sin da quando esisteva il divieto (2011, la foto si riferisce proprio al 2011), mai aveva emanato una ordinanza che proibisse la balneazione in quel tratto di costa: questo aveva provocato l'azione pubblica delle associazione di settore e, in particolare del Liberatorio Politico che nell'estate del 2011 aveva consegnato al Prefetto e alla procura di Trani una denuncia per verificare l'operato dell'amministrazione pro-tempore, criticando le «scarse informazioni sull'andamento della bonifica». Tra l'altro, il Comune di Giovinazzo ha da sempre vietato la balneazione in quell'area.
Lo stesso movimento civico, sempre nell'estate del 2011, aveva pubblicamente denunciato l'individuazione sui fondali della località Torre Gavetone alcune aree sigillate col cemento in cui potrebbero essere stati riposti dei residuati bellici.
L'ordinanza sindacale richiama anche l'ordinanza n.3/11 con cui la Capitaneria di Porto di Molfetta consentiva a Torre Gavetone la sola navigazione delle unità, l'ormeggio e l'ancoraggio nella rada (l'ordinanza è stata poi aggiornata nel 2012).
Infatti, nell'ambito del progetto per la realizzazione del nuovo porto commerciale di Molfetta, nonché nell'ambito dell'Accordo di Programma per la caratterizzazione e bonifica degli ordigni bellici di aree portuali pugliesi, negli specchi acquei posti all'interno del bacino portuale di Molfetta e nella parte esterna nelle immediate adiacenze, nonché nello specchio acqueo antistante la località Torre Gavetone, nel corso dei lavori di ricognizione subacquea dei fondali erano stati individuati numerosi ordigni residuati bellici.
Del resto, la "torre" che campeggia sulla spiaggia è l'ex fabbrica di confezionamento Stacchini dove alla fine del secondo conflitto mondiale si lavoravano bombe inutilizzate (l'originale torre sopravvive nel muro che si trova a pochi metri dalla struttura oggi esistente).
Il divieto di balneazione a Torre Gavetone è anche la risposta indiretta alle due note che il Comitato cittadino per la bonifica marina a tutela del diritto alla salute e all'ambiente salubre aveva inviato al sindaco a marzo e ad aprile. Resta ora da attivare una corretta informazione preventiva a salvaguardia della salute e sicurezza pubblica, considerato che numerosi bagnanti continueranno a usufruire della spiaggia di Torre Gavetone.
Sarebbe anche interessante capire, secondo quanto riportato dallo stesso Comitato, se e come siano stati utilizzati i fondi regionali destinati alla bonifica di Torre Gavetone.
Esclusa dall'ordinanza l'area di Cala san Giacomo, forse per avviarne una riqualificazione (anche se le acque non sembrano per nulla pulite e fruibili) o, peggio, per ritrasformare la battigia in un deposito di alghe a cielo aperto, come accaduto la scorsa estate.
Una vera e propria "novità" per i bagnanti molfettesi che negli ultimi anni avevano liberamente usufruito di quella zona per il bagno estivo. Il Comune di Molfetta, sin da quando esisteva il divieto (2011, la foto si riferisce proprio al 2011), mai aveva emanato una ordinanza che proibisse la balneazione in quel tratto di costa: questo aveva provocato l'azione pubblica delle associazione di settore e, in particolare del Liberatorio Politico che nell'estate del 2011 aveva consegnato al Prefetto e alla procura di Trani una denuncia per verificare l'operato dell'amministrazione pro-tempore, criticando le «scarse informazioni sull'andamento della bonifica». Tra l'altro, il Comune di Giovinazzo ha da sempre vietato la balneazione in quell'area.
Lo stesso movimento civico, sempre nell'estate del 2011, aveva pubblicamente denunciato l'individuazione sui fondali della località Torre Gavetone alcune aree sigillate col cemento in cui potrebbero essere stati riposti dei residuati bellici.
L'ordinanza sindacale richiama anche l'ordinanza n.3/11 con cui la Capitaneria di Porto di Molfetta consentiva a Torre Gavetone la sola navigazione delle unità, l'ormeggio e l'ancoraggio nella rada (l'ordinanza è stata poi aggiornata nel 2012).
Infatti, nell'ambito del progetto per la realizzazione del nuovo porto commerciale di Molfetta, nonché nell'ambito dell'Accordo di Programma per la caratterizzazione e bonifica degli ordigni bellici di aree portuali pugliesi, negli specchi acquei posti all'interno del bacino portuale di Molfetta e nella parte esterna nelle immediate adiacenze, nonché nello specchio acqueo antistante la località Torre Gavetone, nel corso dei lavori di ricognizione subacquea dei fondali erano stati individuati numerosi ordigni residuati bellici.
Del resto, la "torre" che campeggia sulla spiaggia è l'ex fabbrica di confezionamento Stacchini dove alla fine del secondo conflitto mondiale si lavoravano bombe inutilizzate (l'originale torre sopravvive nel muro che si trova a pochi metri dalla struttura oggi esistente).
Il divieto di balneazione a Torre Gavetone è anche la risposta indiretta alle due note che il Comitato cittadino per la bonifica marina a tutela del diritto alla salute e all'ambiente salubre aveva inviato al sindaco a marzo e ad aprile. Resta ora da attivare una corretta informazione preventiva a salvaguardia della salute e sicurezza pubblica, considerato che numerosi bagnanti continueranno a usufruire della spiaggia di Torre Gavetone.
Sarebbe anche interessante capire, secondo quanto riportato dallo stesso Comitato, se e come siano stati utilizzati i fondi regionali destinati alla bonifica di Torre Gavetone.
Esclusa dall'ordinanza l'area di Cala san Giacomo, forse per avviarne una riqualificazione (anche se le acque non sembrano per nulla pulite e fruibili) o, peggio, per ritrasformare la battigia in un deposito di alghe a cielo aperto, come accaduto la scorsa estate.