Stati generali della pesca, anche la marineria molfettese ricevuta a Roma
Dopo la protesta, incontro con il sottosegretario Castiglione e l'europarlamentare Briano
sabato 11 marzo 2017
9.43
Dopo i giorni di protesta della scorsa settimana quando, come forma di sciopero, i pescherecci furono attraccati alle banchine e marinai ed armatori scesero in piazza a Roma, arrivano altre notizia sulla situazione che sta flagellando il comparto della pesca alle prese con la legge 154/2016 che inasprisce fino a 150 mila euro le sanzioni in caso di pesca accidentale sotto misura, oltre alla decurtazione dei punti dalla patente nautica, dalla licenza di pesca e al sequestro delle attrezzature per la pesca.
Giovedì, ancora nella Capitale, una rappresentanza della marineria molfettese ha preso parte agli "Stati generali della pesca": una riunione voluta dall'Alleanza delle Cooperative Italiane della Pesca (Agci Agrital, Federcoopesca-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare Dipartimento pesca) con le associazioni dell'acquacoltura Api (Associazione Piscicoltori) e Ama (Associazione mediterranea acquacoltori).
Tante le richieste avanzate: prima di tutto la revisione delle sanzioni. Poi la questione "quote" per la pesca del tonno rosso e del pesce spada: a breve l'Unione europea decreterà la ripartizione tra le varie Nazioni delle 10.500 tonnellate destinate a tutto il Mediterraneo. Se si pensa che l'Italia produce il 50% di pesce spada in tutta l'area mediterranea, è facile comprendere le ripercussioni che questa decisione avrà su tutto il settore.
Ma gli addetti ai lavori chiedono anche maggiore semplificazione burocratica, la necessità di avere a disposizioni amortizzatori sociali e, soprattutto, vogliono che la politica riprendi in mano il "Testo unificato in materia di pesca e acquacoltura", su cui i lavori sono fermi.
«E' molto positivo che ci sia gente che solleva questioni così importanti per lo sviluppo della pesca. E' emerso che il dialogo e il confronto portano soluzioni sempre favorevoli per il comparto. In questi anni abbiamo lavorato a una programmazione, a una pianificazione, a non vivere nell'emergenza. Abbiamo individuato un rapporto positivo con la Commissione europea, l'Italia non è più in infrazione europea. Noi siamo dalla parte dei pescatori. Bisogna 'fluidificare' il rapporto tra il governo e le associazioni di categoria, c'è patrimonio umano e di competenze da valorizzare per lo sviluppo di tutto il comparto», spiega il sottosegretario al Mipaaf, Giuseppe Castiglione.
«Troppe cose non funzionano e non riconoscerlo sarebbe da incoscienti. Bisogna fare più squadra tra i diversi livelli istituzionali (esempio positivo vongole, esempio negativo quote tonno rosso). Bisogna fare più squadra con i pescatori e le associazioni che li rappresentano. Non si possono calare più le norme dall'alto. Bisogna fare squadra con i consumatori, perché da loro che parte il motore dell'economia. Bisogna però che anche i funzionari, la cosiddetta burocrazia italiana ed europea, accompagni i percorsi perché altrimenti sarà dura», è il commento dell'europarlamentare Renata Briano che lo scorso anno fu a Molfetta dove incontrò marinai e pescatori e che a Bruxelles si sta battendo per tutto il comparto.
Giovedì, ancora nella Capitale, una rappresentanza della marineria molfettese ha preso parte agli "Stati generali della pesca": una riunione voluta dall'Alleanza delle Cooperative Italiane della Pesca (Agci Agrital, Federcoopesca-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare Dipartimento pesca) con le associazioni dell'acquacoltura Api (Associazione Piscicoltori) e Ama (Associazione mediterranea acquacoltori).
Tante le richieste avanzate: prima di tutto la revisione delle sanzioni. Poi la questione "quote" per la pesca del tonno rosso e del pesce spada: a breve l'Unione europea decreterà la ripartizione tra le varie Nazioni delle 10.500 tonnellate destinate a tutto il Mediterraneo. Se si pensa che l'Italia produce il 50% di pesce spada in tutta l'area mediterranea, è facile comprendere le ripercussioni che questa decisione avrà su tutto il settore.
Ma gli addetti ai lavori chiedono anche maggiore semplificazione burocratica, la necessità di avere a disposizioni amortizzatori sociali e, soprattutto, vogliono che la politica riprendi in mano il "Testo unificato in materia di pesca e acquacoltura", su cui i lavori sono fermi.
«E' molto positivo che ci sia gente che solleva questioni così importanti per lo sviluppo della pesca. E' emerso che il dialogo e il confronto portano soluzioni sempre favorevoli per il comparto. In questi anni abbiamo lavorato a una programmazione, a una pianificazione, a non vivere nell'emergenza. Abbiamo individuato un rapporto positivo con la Commissione europea, l'Italia non è più in infrazione europea. Noi siamo dalla parte dei pescatori. Bisogna 'fluidificare' il rapporto tra il governo e le associazioni di categoria, c'è patrimonio umano e di competenze da valorizzare per lo sviluppo di tutto il comparto», spiega il sottosegretario al Mipaaf, Giuseppe Castiglione.
«Troppe cose non funzionano e non riconoscerlo sarebbe da incoscienti. Bisogna fare più squadra tra i diversi livelli istituzionali (esempio positivo vongole, esempio negativo quote tonno rosso). Bisogna fare più squadra con i pescatori e le associazioni che li rappresentano. Non si possono calare più le norme dall'alto. Bisogna fare squadra con i consumatori, perché da loro che parte il motore dell'economia. Bisogna però che anche i funzionari, la cosiddetta burocrazia italiana ed europea, accompagni i percorsi perché altrimenti sarà dura», è il commento dell'europarlamentare Renata Briano che lo scorso anno fu a Molfetta dove incontrò marinai e pescatori e che a Bruxelles si sta battendo per tutto il comparto.